Femminicidio e covid 19: storie di donne vittime della quarantena, costrette a rimanere sotto lo stesso tetto con i loro aguzzini. Il virus che ha reso una violenza già tangibile, immutabile e irreversibile. Donne al muro senza possibilità di respiro nè di una via d’usicita.
Femminicidio e covid 19: le donne vittime della quarantena
La storia ci ha insegnato che salvaguardare ogni possibile vittima dall’abuso è l’unica strada percorribile, ma la comparsa del Covid 19 ha reso tutto ciò incredibilmente inattuabile. In questi mesi di chiusura forzata ci sono state un totale di 15 vittime di omicidio colposo.
Nessuna via di fuga
Le restrizioni purtroppo non hanno consentito, oltre la chiusura forzata in casa, nessuna possibilità alle case rifugio di poter ospitare le donne che ne facevamo richiesta.
La burocrazia
La ministra Lamorgese ha inviato delle direttive nelle quali si intravedeva la possibilità che fosse il maltrattante ad essere allontanato, anche forzatamente. Ma nel nostro Paese, tutto ciò richiede lungaggini amministrative, in quanto in materia di violenza sulle donne, vi sono solo ed esclusivamente buone prassi e non delle linee guida su sui la giustizia potrebbe edificare in maniera più risoluta il problema.
Femmena con gli occhi sempre lucidi, finisci questo secolo con qualche ruga in più…
io che amo a modo mio, vorrei somigliarti un pò
(Femmena – Pino Daniele)
Le Vittime
Febbraio
- giovedì 06 Anna Sergeevina Marochkina
- sabato 15 Zdenka Krejcikova
Marzo
- mercoledì 04 Larisa Smolyak
- martedì 10 Barbara Rauch
- venerdì 13 Bruna Demaria
- giovedì 19 Rossella Cavaliere
- martedì 31 Lorena Quaranta
Aprile
- giovedì 02 Gina Lorenza Rota
- lunedì 06 Viviana Caglioni
- giovedì 16 Maria Angela Corona
- domenica 19 Alessandra Cità
Maggio
- martedì 05 Marisa Pireddu
- venerdì 08 Zsuzsanna Majlat
- venerdì 12 Maria Drabikova
- venerdì 22 Mihaela Apostolides
- sabato 23 Rubina Chirico
Nessuna via d’uscita
Ad oggi queste donne sono state violentate nella pelle, nell’anima e uccise senza tregua da chi aveva promesso di amarle e di proteggerle, oggi come ieri nulla è cambiato se non una maggiore consapevolezza del “problema”. Non basta il “dopo” punitivo, oggi in un contesto sociale pandemico e di chiusura totalizzante, chi subisce violenza psicofisica non ha via d’uscita, e si trova ancora più spaventata e sola rispetto ad una situazione di normalità.
Raccontarne una per ricordarle tutte
Le storie di tutte queste donne dovrebbero essere raccontate, ma in realtà raccontarne una è come raccontarle tutte, l’epilogo, al di là del contenuto differente in nomi luoghi e atti è identico per tutte.
La storia di Rubina Chirico
Rubina viveva a Santa Maria Capua Vetere, Eduardo, suo figlio, 24 anni, viveva a Spello, in Umbria, ma due giorni prima dell’omicidio era tornato a Caserta per fare visita alla madre. Alcuni vicini, nella giornata di sabato 23 maggio 2020, lo avevano visto rientrare verso le 9 con la madre, poi avrebbero sentito le urla.
L’omicidio
Ed è stato proprio il figlio ad ucciderla, per sua stessa ammissione, dopo aver compiuto l’atroce gesto, difatti, si è recato al commissariato di polizia ed ha confessato tutto.
La confessione
In Questura ha dichiarato “I rapporti tra me e mia madre si erano deteriorati da tempo, non potevo più sopportare le sue pressioni”. Rubina è stata trovata massacrata, in una pozza di sangue, uccisa da 24 coltellate.
La sofferenza di una donna
Tra conoscenti e parenti si vocifera che la donna soffrisse di malinconia e che addirittura convivesse con alcuni problemi psichici ed una situazione familiare delicata.
Articolo a cura di Elizabeth Inanone