Ferdinando Imposimato, è stato un magistrato, politico e avvocato italiano, nonché presidente onorario aggiunto della Corte Suprema di Cassazione.
Si è occupato della lotta a cosa nostra, alla camorra e al terrorismo in Italia: è stato infatti giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro del 1978, l’attentato a papa Giovanni Paolo II del 1981, l’omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione, inoltre, aveva un fratello, Franco Imposimato, ucciso dalla camorra nel 1983.
Ferdinando Imposimato, tutto quello che c’è da sapere sul celebre magistrato italiano
Ferdinando Imposimanto nasce a Maddaloni il 9 aprile del 1936. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Napoli Federico II nel 1959, nel 1962 diventa vicecommissario della polizia di stato e viene inviato prima a Brescia e poi a Forlì. Un anno dopo torna a Roma come funzionario del Ministero del Tesoro, ove lavora per un anno.
Nel 1964 diventa magistrato. Quale giudice istruttore istruisce alcuni tra i più importanti casi di terrorismo tra cui il processo Aldo Moro, l’attentato al Papa, l’omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Vittorio Bachelet, la strage di Piazza Nicosia, coniugando la legislazione speciale emanata durante gli anni di piombo con il rispetto dei diritti civili. È lo scopritore della pista bulgara in Europa e delle connessioni internazionali del terrorismo.
È il primo a parlare delle connessioni del terrorismo italiano con i servizi segreti israeliani e della presenza nel caso Moro del KGB (tesi ribadita, vent’anni più tardi, all’interno del dossier Mitrokhin). Si occupa di processi contro mafia e camorra. Tra gli altri istruisce il caso di Michele Sindona, il banchiere siciliano legato a Cosa Nostra, accusato di bancarotta fraudolenta per il fallimento di banche italiane e straniere (la Franklin Bank di New York).
Anni Ottanta e Novanta
Nel 1981 istruisce il processo alla banda della Magliana, al terrorismo, ad alti prelati, a finanzieri, a usurai, a costruttori, a politici ed amministratori. Nello stesso anno il regista Francesco Rosi girò il film Tre fratelli, che si ispira alla vita del giudice Ferdinando Imposimato, e dei due fratelli, l’uno direttore del carcere e l’altro operaio.
L’11 ottobre 1983 il fratello Franco viene ucciso per una vendetta trasversale. Dopo l’omicidio, il presidente della Repubblica Sandro Pertini riceve al Quirinale il giudice Ferdinando Imposimato per esprimergli la sua solidarietà non solo come Presidente della Repubblica ma anche come presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Nel 1984 viene designato come rappresentante dell’Italia a Strasburgo per i problemi del terrorismo internazionale con abuso delle immunità diplomatiche e redige la “mozione finale” approvata all’unanimità dai rappresentanti dei 16 paesi dell’Europa.
Nel 1986, dopo che le continue minacce di Cosa Nostra gli fanno lasciare la magistratura, diviene consulente legale delle Nazioni Unite nella lotta alla droga. Si reca più volte, per incarico dell’ONU, nei paesi dell’America Latina per i programmi di rafforzamento del sistema legale dei paesi afflitti dal narcotraffico. Prepara per conto delle Nazioni Unite diversi programmi di addestramento dei giudici colombiani, boliviani, peruviani ed ecuadoriani. Ad un programma che si svolge in Italia, partecipano, tra gli altri, Giovanni Falcone, Gianni De Gennaro, Rosario Priore, Giancarlo Caselli ed il Generale dei Carabinieri Mario Mori. Si occupa di diritti umani e dei principi del giusto processo in America Latina, ove, per incarico del Dipartimento degli Stati Uniti, svolge un’importante missione in Perù, con il prof. Carlos Arslanian, Ministro della Giustizia dello Stato di Buenos Aires, e con il prof. Robert Goldman, della George Washington University.
Nel 1987, come indipendente di sinistra, Imposimato viene eletto nelle liste del Partito Comunista Italiano al Senato della Repubblica e nel 1992 alla Camera dei deputati. Nel 1994 viene nuovamente eletto al Senato. Per tutte e tre le legislature è membro della Commissione Antimafia e presenta numerosi disegni di legge sulla riforma dei servizi segreti, sugli appalti pubblici, sui trapianti, sui sequestri di persona, sui pentiti, sul terrorismo e sulla dissociazione. Successivamente passa al Partito Democratico della Sinistra, per divenire poi il responsabile alla giustizia dei Socialisti Democratici Italiani.
Anni Duemila
Nel 2001 è stato collaboratore e consulente di Don Pierino Gelmini, direttore di 150 comunità terapeutiche per il recupero di tossicodipendenti, in Italia ed all’estero. Si è occupato inoltre del lavoro dei detenuti per la comunità in collegamento con l’associazione “Liberi di San Vittore”. Nel gennaio 2001 ha scritto una importante prefazione al libro La sporca guerra di Habib Souaidia, dove aveva previsto la offensiva di Al Qaeda ed il terrorismo islamico contro l’occidente.
«Il terrorismo va combattuto senza mezzi termini e senza incertezze, ma anche smascherando coloro che si giovano del terrorismo con il pretesto di combatterlo. L’Europa e gli Stati Uniti non si illudano. Fingendo di non vedere e di non capire, prima o poi dovranno pagare un conto molto salato. L’islamismo sta dilagando a vista d’occhio in tutto il mondo come il nuovo alfiere della libertà e della giustizia dei popoli oppressi. I segnali sono numerosi e non si possono ignorare. Basta vedere quello che oggi sta accadendo in Italia e in Europa».
Nel 2008 ha scritto il libro Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro, che tiene viva la memoria e contribuisce a chiarire uno degli episodi più tragici e sconvolgenti della storia repubblicana, la strage di via Fani, il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro. Nel 2012 dà alle stampe la Repubblica delle stragi impunite, che descrive il legame che unisce le stragi indiscriminate che hanno scandito la vita dell’Italia repubblicana, come la strage di Portella della Ginestra (maggio 1947), strage di piazza Fontana (dicembre 1969), strage di piazza della Loggia (maggio 1974), la strage dell’Italicus (agosto 1974), l’agguato di via Fani (marzo 1978), la strage di Bologna (agosto 1980), l’attentato dell’Addaura (giugno 1989), la strage di Capaci (maggio 1992) e la strage di via D’Amelio (luglio 1992). Il libro tratta del nesso tra servizi segreti stranieri e italiani, agenzie internazionali di copertura, potere politico, terrorismo, mafia e associazioni criminali. Ha promosso inoltre la ricerca di verità alternative a quelle processuali in alcuni casi celebri (Marta Russo, caso Carlotto, caso Sofri, ecc.). È stato inoltre il legale italiano di Chico Forti, italiano detenuto negli Stati Uniti dal 2000.
Ultimi anni e morte
Dopo il rientro nei ranghi della magistratura italiana è stato giudice della Suprema Corte di Cassazione, dove viene nominato Presidente onorario aggiunto. Nel 2013 è stato preso in considerazione dal Movimento 5 Stelle, assieme ad altri nomi, per l’elezione a Presidente della Repubblica. Un mese dopo Imposimato affermerà pubblicamente di non essere un aderente al Movimento 5 Stelle ma di riconoscerne il merito di aver denunciato la paralisi e l’impotenza del Parlamento. Lo stesso partito lo ha sostenuto anche nella successiva elezione del 2015, votandolo in tutti i quattro scrutini.
È morto a Roma il 2 gennaio del 2018 al Policlinico Gemelli di Roma dopo una lunga malattia. I funerali si sono celebrati due giorni dopo nella Chiesa di Santa Maria Mater Ecclesiae nel quartiere Torrino ed è stato tumulato nella tomba di famiglia presso il Cimitero Laurentino alle porte di Roma.
Altre attività
È stato docente di procedura penale alla facoltà di scienze forensi diretta dal prof. Francesco Bruno a La Sapienza dal 2002 fino al 2014. È stato docente alla facoltà di scienze della investigazione nell’Università dell’Aquila, cattedra di diritto penale. È stato collaboratore della rivista Il Ponte di Piero Calamandrei. È stato inoltre Presidente della TRIO internazionale (Transplant Recipient international Organization). È stato direttore dell’osservatorio dell’Eurispes sulla criminalità organizzata in Italia. Si occupa frequentemente di errori giudiziari, tra cui la condanna di tre ragazzi di Ponticelli per un duplice omicidio di due bambine.
Undici settembre
Nel 2011 ha annunciato pubblicamente che avrebbe denunciato il governo degli Stati Uniti d’America alla Corte penale internazionale, perché, a suo parere, sarebbe stato a conoscenza degli imminenti attentati dell’11 settembre 2001 ma non avrebbe fatto nulla per fermarli.
Gruppo Bilderberg e strategia della tensione mondiale
Ha inoltre affermato – citando un documento dell’ex terrorista di Ordine Nuovo Giovanni Ventura – che esponenti del gruppo Bilderberg, sarebbero stati i mandanti delle stragi commesse durante la strategia della tensione in Italia, utilizzando come tramite con la realtà italiana e come esecutori materiali i neofascisti, alcuni massoni e gli agenti dell’Organizzazione Gladio; sostiene anche che gli attentati in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono attuati perché avevano «scoperto chi manovrava gli appalti su grandi infrastrutture, tra cui la Tav», perciò politici collusi con la criminalità organizzata avrebbero incaricato i sicari mafiosi dei due attentati (strage di Capaci e strage di via D’Amelio) e delle altre bombe del 1992-1993.
Il problema della doppia verità, processuale e reale
Nel 1986 scrive sei soggetti cinematografici per la RAI. I film vengono prodotti da una co-produzione tra le televisioni di Italia, Francia, Germania, Austria e Spagna. Si tratta di sei storie giudiziarie, dal titolo Il giudice istruttore, che raccontano alcune delle inchieste condotte da Imposimato. In esse è ricorrente il problema della fallacia della giustizia per la inafferrabilità della verità reale e la contraddizione tra verità processuale e verità reale. Tra gli interpreti, diretti dal regista Florestano Vancini, ci sono Erland Josephson, l’attore prediletto dal regista Ingmar Bergman, che interpreta la parte del giudice Imposimato, Danici Gelin, Horst Buchholz, Capucine e Vittorio Gassman. Federico Fellini, amico del giudice, gli propone di scrivere soggetti cinematografici su temi giudiziari, ma il progetto non va a termine per la morte del regista.
Diffusione dei principi della Costituzione
Ha collaborato da gennaio 2001 a giugno 2008 in qualità di giudice arbitro nella trasmissione televisiva di Canale 5 e di Rete 4 Forum e Sessione pomeridiana tribunale di Forum, spiegando in varie cause i principi della Costituzione. Ha partecipato a vari servizi di inchiesta sulla giustizia, su terrorismo interno e internazionale, sulla criminalità organizzata, sulla corruzione, sui diritti umani.
Riconoscimenti
- Nel 1984 viene designato dalla rivista francese Le Point Uomo dell’Anno-Giudice Coraggio e riceve il premio dedicato a Carlo Alberto Dalla Chiesa per avere proseguito le sue battaglie al servizio della giustizia nonostante le minacce ricevute e l’assassinio del fratello.
- Nel 1985 il Times di Londra gli dedica una intera pagina definendolo lo scudisciatore della mafia. La rivista Reader’s Digest gli dedica un servizio per le sue inchieste su terrorismo e mafia. Nello stesso anno un libro dell’ONU lo sceglie, nell’anno della gioventù, come “Il Simbolo della Giustizia”.