Cronaca

Giappone: condanna a morte per il “Killer di Twitter”

Il killer, nel 2017 adescò su Twitter otto ragazze molto fragili tra i 15 e i 26 anni

Nel 2017 il “Killer di Twitter” sconvolse l’opinione pubblica del Giappone adescando e uccidendo 8 ragazze: ora la condanna a morte. Una storia cruenta, un vero e proprio film horror che ancora una volta fa capire come i social possano influenzare le persone, soprattutto le più fragili e le più sole.

Il Giappone condanna a morte il Killer di Twitter

Condanna a morte per il “Killer di Twitter”. Il 30enne reo confesso Takahiro Shiraishi, colpevole di aver abusato e ucciso nove giovani ( 8 ragazze ed un ragazzo)  ed infine di aver smembrato i loro corpi, non intende appellarsi.

Con il nomignolo di ‘Hangman’ (boia), tra l’agosto e l’ottobre del 2017 Shiraishi adescò su Twitter otto ragazze tra i 15 e i 26 anni, oltre a un uomo, riuscendo con successo ad intercettare le loro angosce associate a tendenze suicide.

L’omicida ha ammesso di aver agito con l’intento di abusare delle donne e rapinarle, aggiungendo che malgrado lo stato confusionale nessuna di loro aveva mai dato il consenso di voler morire.

Il processo

Il punto del contendere durante il processo, infatti, era stato proprio il desiderio o meno degli individui di affidare le loro ultime volontà al killer: la difesa di Shiraishi ha inizialmente sostenuto che le vittime erano consenzienti, così da ridurre la condanna, ma lo stesso killer ha smentito questa versione affermando che nessuna delle vittime ha acconsentito al proprio omicidio e ha descritto la resistenza delle stesse ai suoi tentativi di strangolamento.

“I delitti a cui abbiamo assistito sono atti di un mitomane con lo scopo di arricchirsi illegalmente e soddisfare il proprio desiderio sessuale”, ha detto il giudice Yano Naokuni nel pronunciare la sentenza.

Il verdetto del giudice: “L’idea di attirare individui mentalmente deboli appartiene a una mente lucida e al tempo stesso spregevole”, scioglie ogni dubbio sulla capacità di intendere e di volere dell’imputato, sottoposto per cinque mesi ad una perizia psichiatrica prima dell’incriminazione nel 2018.

Il ritrovamento dei corpi delle vittime

Nel suo appartamento di Zama, a sud di Tokyo, Shirahishi aveva dei congelatori dove conservava le parti del corpo amputate delle sue vittime. Il macabro ritrovamento è stato fatto dalla polizia che ha seguito le tracce lasciate in rete da quella che è risultata essere una delle ultime vittime del killer.

“Abbiamo almeno la prova che nostra figlia ha combattuto per continuare a vivere”, ha detto la madre di una delle vittime, esortando il governo e i servizi sociali a sostenere le persone deboli in cerca di assistenza, per combattere un fenomeno sociale che rischia di aggravarsi ulteriormente.

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