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Il 1° aprile del 2012 ci lascia Giorgio Chinaglia: l’uomo che rese grande la Lazio

Tutto quello che c'è da sapere su Giorgio Chinaglia, leggendario calciatore italiano noto ai più come il "bisonte" o "Long John"

È una fredda e tormentata storia del Dopoguerra, quella di Giorgio Chinaglia – bomber di origini toscane – figlio di genitori poverissimi emigrati in Galles in cerca di fortuna. Nel corso della sua vita è passato dall’ovale al pallone, raggiungendo quei risultati idilliaci che lo hanno consacrato come una leggenda del calcio.

1° aprile 2012: muore Giorgio Chinaglia, ex calciatore italiano

Nato a Carrara il 24 gennaio del 1947, Giorgio Chinaglia è stato un dirigente sportivo e calciatore italiano, di ruolo attaccante, conosciuto nel mondo del calcio con il soprannome di “bisonte” per la sua imponente stazza e “Long John” per le sue radici anglosassoni.



Grazie alle sue reti e ai suoi goal l’immagine della Lazio, relegata all’epoca in secondo piano nella capitale nonostante sia la prima squadra di calcio fondata a Roma, è emersa prepotentemente.

Infanzia

Giorgio Chinaglia è nato in una famiglia di umili origini. Il padre Mario, la moglie Giovanna e la sorella Rita, emigrano in Galles dove costruiscono la loro vita attraverso il lavoro in miniera del capofamiglia.


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In questi frangenti, il piccolo Giorgio rimane in Italia con la nonna Clelia fino al 1955, anno in cui si trasferisce a Cardiff dove vive la sua famiglia.

Rugby studentesco

In seguito frequenta la scuola cattolica “St.Peter’s”, poi la “Lady Mary grammar school”, nel frattempo viene notato dall’allenatore della squadra di rugby della scuola che, conseguentemente, lo prende con sé facendolo giocare.


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Il padre lascia il lavoro in miniera per aprire un ristorante dal nome “Mario’s Bamboo Restaurant”, in questi frangenti Giorgio alterna gli allenamenti di rugby con il lavoro serale come cameriere e lavapiatti nel locale di famiglia.

Swansea

La sua carriera da calciatore ha avuto inizio in Galles, Cinaglia decide di non giocare per il club della sua città – ovvero il Cardiff City – risentito del fatto che gli fosse stata offerta solo l’occasione di un provino e gioca così per lo Swansea City, disputando le stagioni 1964-1965 e 1965-1966.


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Il periodo allo Swansea è inevitabilmente segnato dal suo temperamento focoso, per le quali sarà famoso anche in seguito, e alla delusione di non poter giocare con continuità in prima squadra. Alla fine il padre opta per il rientro in Italia, per permettere a Chinaglia di compiere il servizio militare e favorire la carriera del promettente attaccante.

Massese e Internapoli

In seguito l’Italia – il Paese della misera, dell’infanzia da fame e dei disagi – appare come una sorta di Bengodi per Giorgio che a Massa – in serie C – ha trovato un nuovo paradiso.


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Anche in questo frangente però, il turbolento giocatore è entrato in attrito con la società che, insofferente alle sue inteperanze (addirittura nel periodo di leva) lo cede all’Internapoli per una bella cifra da 100 milioni.

Sotto il Vesuvio Chinaglia si rimbocca le maniche, mettendosi in luce con goal e prestazioni eccezionali determinanti per il passaggio alla squadra che lo ha reso celebre, ovvero la Lazio.

Gli inizi con la Lazio

Nella Lazio Chinaglia inizia a conquistarsi mano mano i tifosi, plasmato a meraviglia dall’ex Commissario tecnico dell’Argentina, Juan Carlos Loernzo che ne vede subito gli straordinari pregi e difetti.


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Lavorando sul tiro, sullo scatto e sulla difesa della palla, ben presto “Long John” – non ancora abituato ai ritmi della serie A – inizia a macinare goal, andando il primo anno a segno ben 12 volte.

Addirittura, Ferruccio Valcareggi è sul punto di convocarlo per i Mondiali di Messico 70 e molti altri grandi club iniziano a pressare invano Lenzini per assicurarsi il giovane “bisonte”.

La retrocessione

Nella stagione 1970 – 71 le cose iniziano a mettersi inspiegabilmente male, spadroneggiare all’Olimpico diviene un’abitudine e – tra tensioni e isterismi – la Lazio vive una stagione a dir poco drammatica.


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Purtroppo – come da copione – Chinaglia diviene il capro espiatorio di tutti i problemi della Lazio, oltre al tecnico, infatti, è il centravanti, reo di non segnare più e di condurre (a detta della stampa) una vita di sregolatezze con la moglie americana Connie.

Queste situazioni negative infuocano lo scatenato Chinaglia, continuamente beccato dai tifosi, che non perdono occasione per molestare anche la giovane consorte. Una volta, Giorgio sfiorò la rissa con gli stessi dirigenti. Alla fine i bianco-celesti finiscono penultimi, e il tecnico paga con l’esonero.

Il ritorno in A e il Tricolore

L’anno successivo Chinaglia contribuisce al ritorno della Lazio in A, vincendo la classifica dei cannonieri con ben 21 goal e stacciando così la serie cadetta.


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Nella stagione 1972-1973 la neopromossa Lazio sfiora clamorosamente la conquista dello scudetto, perso all’ultima giornata di campionato per mezzo della sconfitta con il Napoli e la contemporanea vittoria della Juventus sui cugini giallorossi della Roma.

L’anno seguente, grazie alle sue 24 reti, Chinaglia conquista, oltre al primato nella classifica cannonieri, il Tricolore con la Lazio realizzando alla penultima giornata (il 12 maggio 1974) il calcio di rigore decisivo nell’incontro disputato allo Stadio Olimpico vinto col Foggia per 1-0.

Il richiamo degli States

A fine stagione si reca negli Stati Uniti per unirsi alla famiglia. Lì gli viene proposto di giocare una partita amichevole con la maglia degli Hartford Bicentennials contro la Nazionale polacca. La partita si trasforma per lui in un successo mediatico, tant’è che Chinaglia decide di trasferirsi in America anzitempo, ma essendo sotto contratto con la Lazio, è costretto a tornare in Italia prima dell’inizio del campionato.


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La sua stagione 1974-1975 si chiude con il quarto posto in campionato della squadra biancoceleste, 14 reti realizzate e per un breve periodo anche la fascia di capitano al braccio.

Sul finire del campionato 1975-1976, con la squadra romana che si ritrova addirittura a lottare per la salvezza, Chinaglia, dopo aver ottenuto il consenso anche dal presidente Lenzini al termine di un vero e proprio braccio di ferro, vola negli Stati Uniti per vestire la maglia del New York Cosmos al fianco di Pelé e Franz Beckenbauer.

Il litigio con Wilson

Nel 1978, facendo seguito alle continue insistenze dell’amico Chinaglia, il capitano biancoceleste Pino Wilson gioca il campionato NASL con la maglia dei Cosmos. Alla fine del torneo, Chinaglia fa di tutto per trattenere Wilson negli States, ma questi fa rientro alla Lazio. Tra i due c’è anche qualche dissapore anche se poi in breve tempo, il tutto si è risolto.


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Termina l’esperienza in biancoceleste totalizzando complessivamente 175 presenze e 77 reti in serie A, 34 presenze e 21 reti in Serie B e 37 presenze e 24 reti nelle coppe.

Nella NASL

Debutta nella North American Soccer League il 17 maggio 1976 nella sfida casalinga contro i Los Angeles Aztecs, in cui Chinaglia segna una doppietta che, insieme a quella di Pelé e a un’altra di Keith Eddy, contribuisce al risultato finale di 6-0. In 9 anni di NASL segnò 231 gol in 234 partite, di cui 53 in 43 incontri di play-off.


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Vince il premio come miglior marcatore della NASL per cinque volte, tra il 1976 e il 1982, diventando così il secondo calciatore italiano a ottenere il titolo di capocannoniere in un campionato straniero.

Giudicato miglior giocatore del torneo nel 1981, coi Cosmos vince quattro Soccer Bowl nel 1977, 1978, 1980 e 1982. Nei play-off del 1980 Chinaglia segnò 18 gol, sette dei quali nella gara contro i Tulsa Roughnecks.

Dopo il ritiro

Nel 1983 ritorna in Italia, questa volta come presidente della Lazio, ruolo ereditato da Gian Chiarion Casoni. L’anno successivo la Warner Communications gli cede parte delle azioni dei New York Cosmos, ma la NASL è ormai al tramonto e nel 1985, proprio dopo un’amichevole con la Lazio, i Cosmos chiudono definitivamente la loro epopea. Alla fine dello stesso anno Chinaglia è costretto a cedere la quota di maggioranza del club biancoceleste, a causa di problemi economici, all’imprenditore e uomo di sport Franco Chimenti.


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Da allora ha vissuto sempre tra Stati Uniti e Italia occupandosi comunque di calcio; è stato coinvolto nelle vicende societarie del Ferencvaros, del Marsala, di cui divenne per un brevissimo periodo presidente onorario, del Foggia, del quale divenne presidente dall’ottobre del 2000 al marzo del 2001, del Lanciano, acquisito nel 2004, ed infine di nuovo della Lazio.

Nel gennaio 2011 diviene ambasciatore insieme a Carlos Alberto dei Cosmos, sua ex squadra, con l’obiettivo di rilanciare la società insieme al presidente Pelé e al direttore tecnico Eric Cantona.

Opinionista sportivo


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Chinaglia intraprende anche l’attività giornalistica, partecipando a trasmissioni televisive della RAI, per la quale è stato anche commentatore tecnico nelle telecronache alla fine degli anni Novanta. Nei primi anni anni Duemila diventa commentatore tecnico per la piattaforma televisiva di Stream TV.

Con la Nazionale

Come giocatore militante in serie B conquista la chiamata in Nazionale. All’esordio con la maglia azzurra segna subito un gol nel match amichevole contro la Bulgaria, disputatosi il 21 giugno del 1972 a Sofia.


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Il 14 novembre 1973, nella gara amichevole Inghilterra-Italia, giocatasi allo Stadio di Wembley, serve a Fabio Capello l’assist vincente dell’1-0 per la prima storica vittoria dell’Italia sugli inglesi.

Insieme ai compagni di squadra Re Cecconi e Wilson, Chinaglia partecipa ai Mondiali tedeschi del 1974, anche se non viene impiegato spesso dal CT Ferruccio Valcareggi. Con il successore Fulvio Bernardini la situazione non cambia.

Morte


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Chinaglia si spegne la mattina del 1º aprile 2012 presso la sua casa di Naples (in Florida) nei primi giorni successivi al suo ricovero, a seguito di un infarto. È sepolto al Cimitero Flaminio a Roma, accanto al suo allenatore dello scudetto Tommaso Maestrelli.

Vita privata

Convola a nozze con Connie Eruzione, cugina del campione olimpico di hockey, Mike Eruzione, una donna americana che si è trasferita negli States prima di lui e che le diede ben tre figli: Giorgio Jr., Stephanie e Chnthia. I due, in seguito, divorziano e Chinaglia si risposa con l’italiana Angela Cacioppo (madre di Anthony e Donald).


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Durante la sua vita Chinaglia si è cimentato anche nelle vesti di cantante, incidendo nel 1947 il brano “(I’m) Football Crazy” colonna sonora del film “L’arbitro”, interpretato da Lando Buzzanca.

Gli Squallo hanno dedicato a “Long John” il titolo del loro brano “Il Vangelo secondo Chinaglia” ed è citato anche in una canzone di Rino Gaetano dal titolo “Mio fratello è figlio unico”. A lui è dedicato il brano “Quando Giorgio tornerà”, scritto e interpretato da Toni Malco.

Bancarotta e accuse di riciclaggio

Chinaglia viene condannato a due anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio per alcune vicende correlate alla gestione della Fin Lazio (1986-1987), la finanziaria proprietaria della società biancoceleste.


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Nella primavera del 2006 Chinaglia è stato iscritto nel registro degli indagati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, con l’accusa di riciclaggio, con l’aggravante dall’articolo 7, ovvero con l’accusa di aver agevolato l’attività della camorra.

Estorsione, aggiotaggio e caso Consob

Nell’ottobre dello stesso anno il nucleo valutario della Guardia di Finanza ha richiesto un’ordinanza di custodia cautelare ai danni dell’ex calciatore biancoceleste per estorsione e aggiotaggio, nell’ambito dell’inchiesta della procura della Repubblica di Roma sulle irregolarità nel tentativo di scalata alla Società Sportiva Lazio.



Nel novembre 2007 è stato multato per una somma di 4,2 milioni di euro per la scalata alla Lazio, a seguito di decisione della Consob. Chinaglia è stato riconosciuto responsabile di manipolazione del mercato e di ostacolo all’attività di vigilanza della Consob in relazione alla presunta intenzione di un gruppo chimico-farmaceutico ungherese di acquisire il pacchetto di maggioranza della Lazio.

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