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Giornata mondiale degli Oceani 2022: perché si festeggia oggi, 8 giugno?

Giornata mondiale degli Oceani 2022: perché si festeggia oggi mercoledì 8 giugno? Cosa c'è da sapere sui rifiuti e le soluzioni per la plastica nei mari

Perché oggi, mercoledì 8 giugno 2022 si festeggia la Giornata mondiale degli Oceani? La Giornata Mondiale degli Oceani si celebra l’8 giugno di ogni anno, giorno dell’Anniversario della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro, costituisce l’occasione per riflettere sui benefici che gli oceani sono in grado di fornirci e il dovere che incombe su ogni individuo e sulla collettività di interagire con gli oceani in modo sostenibile, affinché siano soddisfatte le attuali esigenze, senza compromettere quelle delle generazioni future.

Giornata mondiale degli Oceani 2022: perché è oggi, 8 giugno?

Il concetto della Giornata mondiale degli oceani è stato proposto per la prima volta nel 1992, alla Conferenza di Rio de Janeiro, come modo per celebrare il nostro personale legame con il mare e la meraviglia degli oceani, ricchezza condivisa da tutto il mondo. Uno degli obiettivi fondamentali è anche quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo cruciale che gli oceani, sempre più in pericolo, svolgono nella nostra vita e sui modi che abbiamo per proteggerli. Ufficialmente, la giornata è stata istituita nel dicembre del 2008 dall’Unesco.

Gli oceani sono i polmoni del nostro pianeta, che forniscono la maggior parte dell’ossigeno che respiriamo, e sono una delle principali fonti di proteine, da cui dipendono circa 3 miliardi di persone. Inoltre, assorbono circa il 30% dell’anidride carbonica prodotta dalle attività antropiche, mitigando così gli effetti devastanti del cambiamento climatico e svolgendo un ruolo fondamentale per l’equilibrio della biosfera.

L’emergenza rifiuti e plastica

Gli oceani del mondo sono pieni di plastica, che rappresenta l’80 per cento dei rifiuti in mare. In base alle dimensioni si parla di macroplastiche o di microplastiche. Mentre è relativamente semplice ridurre le prime, per la seconda categoria le cose si complicano, anche perché spesso le fonti che le rilasciano non ricevono adeguata attenzione. Per contrastare il fenomeno, a maggio, il Parlamento italiano ha approvato una legge – la Salvamare – che potrebbe portare a riva 30 mila tonnellate di rifiuti in 10 anni. Ma rimane ancora molto da fare.


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Le soluzioni

La legge Salvamare

A maggio, il Senato ha dato il via libera alla Salvamare, una legge che consente ai pescatori di portare a riva i rifiuti che recuperano in mare, pratica per la quale non è più previsto il reato di trasporto illecito di rifiuti. La legge, inoltre, prevede l’introduzione di barriere antiplastica alla foce dei fiumi, dai quali passa l’80 per cento della plastica che finisce in mare.

Produrre meno rifiuti

In generale “ridurre la quantità di plastica monouso prodotta, e quindi quella di rifiuti creati e dispersi”, continua l’ambientalista, è la maniera migliore di limitarne la dispersione in mare. La responsabilità ricade sui singoli: “Non ha senso riciclare se beviamo cinque caffè al giorno in bicchieri di plastica monouso. Bisogna ridurre il consumo”. Affermano gli esperti. 

Limitare la dispersione delle microplastiche

Tuttavia quando si arriva alle microplastiche il danno è praticamente fatto, poiché sono estremamente difficili da recuperare. Per ridurne la dispersione però ci sono delle soluzioni possibili: “Si potrebbero cambiare gli pneumatici più spesso, e si dovrebbe lavorare con le aziende affinché producano tessuti che disperdono meno plastica e diano istruzioni di lavaggio per limitare il fenomeni”. Infine, spiegano gli ambientalisti, “si potrebbero anche inserire filtri nelle lavatrici”. Una cosa è certa: è fondamentale agire subito, perché «la plastica non sparisce mai, si degrada, si tritura, ma rimane per sempre”.

 

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