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L’India ha approvato il primo vaccino Covid a DNA: come funziona e quanto è efficace il ZyCoV-D

In India è stato approvato per l’uso di emergenza il quarto vaccino anti Covid, dopo Covishield, Covaxin e Sputnik V. Come funziona

In India è stato approvato per l’uso di emergenza il quarto vaccino anti Covid, dopo Covishield, Covaxin e Sputnik V. Si tratta del ZyCoV-D di Cadila Healthcare, il primo in assoluto basato su circoletti di DNA (plasmidi), che contengono l’informazione genetica della proteina S o Spike del coronavirus SARS-CoV-2. Nello studio clinico di Fase 3 ha dimostrato un’efficacia del 66,6 percento, anche contro le varianti (compresa la Delta). Ecco come funziona.

L’India ha approvato il primo vaccino Covid a DNA: come funziona

Come indicato, si tratta di un vaccino a DNA, un genere di farmaci che non ha dato grandi risultati negli esseri umani, mentre viene ampiamente utilizzato negli animali (come cani e cavalli, ad esempio per prevenire tumori). Come spiegato alla BBC dalla virologa Gagandeep Kang, prima donna indiana ad essere eletta Fellow of the Royal Society di Londra, i vaccini a DNA negli uomini “non forniscono lo stesso livello di protezione immunitaria osservata negli animali”. Le ha fatto eco il dottor Jeremy Kamil, virologo presso il Centro di scienze sanitarie dell’Università Statale della Louisiana, secondo cui il problema principale risiede nel fatto che i plasmidi (circoletti di DNA) hanno difficoltà ad accedere al nucleo delle cellule – in particolar modo in quelle degli adulti –  stimolare la risposta del sistema immunitario. A differenza dei vaccini a RNA messaggero (mRNA) come quelli di Pfizer e Moderna, il ZyCoV-D si basa su questi plasmidi di DNA per trasportare l’informazione genetica della proteina S o Spike del coronavirus SARS-CoV-2, il “grimaldello biologico” sfruttato dal patogeno pandemico per legarsi al recettore ACE-2 delle cellule umane, rompere la parete cellulare, inserire l’RNA virale e avviare il processo di replicazione, che è alla base della malattia (COVID-19). In parole semplici, il nuovo vaccino indiano sfrutta il DNA al posto dell’RNA per istruire le cellule umane a produrre la proteina Spike e dunque attivare la risposta immunitaria, ma a differenza del secondo, deve entrare nel nucleo delle cellule per essere efficace.

Le differenze tra il ZyCoV-D e gli altri vaccini anti Covid sono tuttavia molteplici. Tra le più significative vi sono quelle relative al dosaggio e alla somministrazione; il vaccino indiano si basa infatti su tre dosi anziché due (come AstraZenecaPfizer e Moderna) o una soltanto come il Johnson & Johnson, inoltre non viene inoculato nel braccio attraverso una classica siringa per iniezione intramuscolare, bensì con un iniettore a getto a molla che rilascia il principio attivo nel derma (iniezione intradermica). Tra i vantaggi dei vaccini a DNA vi sono anche il costo relativamente contenuto, il fatto che risultano sicuri e ben tollerati dai pazienti e che sono stabili. Non hanno infatti bisogno della “catena del freddo” come nel caso del vaccino di Pfizer-BioNTech, ma possono essere conservati tra i – 2 e gli 8° C, con una buona stabilità osservata per 3 mesi a 25° C, come dichiarato da Cadila Healthcare. Ciò permetterà una più facile distribuzione e somministrazione anche nelle aree remote in cui sono sono disponibili frigoriferi farmaceutici e altre infrastrutture idonee alla conservazione dei farmaci. La speranza degli esperti è che anche il ZyCoV-D possa dare un prezioso contributo nella lotta alla pandemia, proteggendo dalla COVID-19 quante più persone possibili.

 


 

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