CronacaEconomia

In Italia 7 milioni di persone non possono permettersi vacanze, numero più alto tra i Paesi Ue

È la cifra più alta in termini assoluti, ma in percentuale la situazione peggiore è in Grecia, Romania, Croazia, Cipro e Slovacchia

Sono 7 milioni i cittadini italiani che quest’anno hanno dovuto rinunciare alle vacanze a causa delle difficoltà economiche. Dunque, non solo le restrizioni per i viaggi e i problemi legati alla pandemia in corso hanno rovinato le ferie, ma anche la mancanza di soldi. A riportate il dato è un report della Confederazione europea dei sindacati (Ces), secondo il quel nei 27 Stati membri ci sono almeno 35 milioni di cittadini a rischio povertà che non possono permettersi una vacanza estiva.

In Europa 35milioni di cittadini sulla soglia della povertà

L’Italia ha il numero più alto in termini assoluti, seguono poi Spagna (4,7 milioni), Germania (4,3 milioni), Francia (3,6 milioni) e Polonia (3,1 milioni). “Mentre l’accesso alle vacanze è cresciuto nell’ultimo decennio, la maggior parte delle famiglie a basso reddito rimane esclusa”, afferma la Ces, che sottolinea che “nel complesso, il 28% dei cittadini dell’Ue non può permettersi una settimana di vacanza lontano da casa, ma questa percentuale sale a 59,5% per le persone il cui reddito è al di sotto della soglia di rischio di povertà“.

In Grecia, Romania, Croazia, Cipro e Slovacchia i dati peggiori

Da questo punto di vista le cose vanno peggio in Grecia, dove l’88,9% delle persone che vivono a rischio di povertà non può permettersi una pausa, poi in Romania (86,8%), Croazia (84,7%), Cipro (79,2%) e Slovacchia (76,1%). In Belgio, poco più della metà delle persone che percepiscono un reddito di povertà (56,7%) non può andare in vacanza.

Una vacanza non dovrebbe essere un lusso per pochi

Una vacanza non dovrebbe essere un lusso per pochi. Mentre molti lavoratori sono via a godersi il tempo libero con amici e familiari, altri non possono a causa delle basse retribuzioni. L’aumento della disuguaglianza nelle vacanze mostra come i benefici della crescita economica in Europa nell’ultimo decennio non siano stati condivisi in modo equo”, ha dichiarato la vice Segretaria generale della confederazione, Esther Lynch. Per questo, a suo avviso, “la direttiva Ue sui salari minimi adeguati deve essere rafforzata per garantire che gli stipendi non siano mai così bassi da lasciare i lavoratori a vivere in condizioni di povertà”, e serve anche che “la contrattazione collettiva diventi una parte normale dell’occupazione per garantire salari veramente equi per tutti“.

Come sottolineano i sindacati mentre molte persone considerate nel gruppo della povertà sono disoccupate o pensionate, tra loro ci sono anche milioni di lavoratori a bassa retribuzione, “in particolare quelli che guadagnano il salario minimo legale“, ha affermato la Ces.

Fonte: EuropaToday

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