Cronaca

L’Italia è l’ultimo paese in Europa per equità sul lavoro tra uomini e donne da ben 14 anni

parità di genere
immagine di repertorio
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Dal 2010 nel report Eige l’Italia è 27esima in Ue per uguaglianza di genere in termini di stabilità dei contratti di lavoro, occupabilità e prospettive di carriera. Cresce la presenza di donne nei ruoli di potere ma a ritmo più lento rispetto al resto dei Paesi europei.

Parità di genere sul lavoro, Italia ultima in Europa da 14 anni: contratti, stabilità e carriera, ecco cosa non va

Dal 2010, l‘Italia ha occupato costantemente l’ultimo posto tra i Paesi dell’Unione Europea per quanto riguarda la parità di genere nel mondo del lavoro. Si è classificata 27esima in aspetti come la partecipazione femminile al mercato del lavoro, l’accesso a impieghi a tempo pieno e le opportunità di carriera. Questo dato è stato confermato dall’Istituto europeo per la parità di genere (Eige), ente di ricerca indipendente dell’Unione Europea, che segnala anche punteggi stagnanti per quanto riguarda l’uguaglianza economica e la conoscenza. La performance migliore del Paese riguarda la salute, dove l’Italia si trova al nono posto nell’Ue con un punteggio di 89,3.

In linea con la media europea, l’Italia ha mostrato un discreto miglioramento nel settore del potere, dove è passata dalla 12esima alla 11esima posizione dal 2021, ma a un ritmo più lento rispetto ad altri Paesi. Secondo l’Eige, il fattore più critico da monitorare in tutta l’Ue resta il lavoro, poiché le disuguaglianze in questo settore continuano ad alimentare le disparità di genere. “Le raccomandazioni dell’Unione europea sono indispensabili ma non bastano – dice la direttrice dell’Istituto Carlien Scheele – serve che i singoli Paesi pretendano la parità di genere, non solo dai legislatori, anche i lavoratori devono imporsi e dare avvio al cambiamento”.

Il quadro europeo sulla parità

Il rapporto, che prende in considerazione i domini di potere, salute, denaro, conoscenza, gestione del tempo e lavoro, assegna all’Unione europea una parità di genere media di 71 punti su 100 (+7,9 dal 2010). Chi fa meglio in assoluto è la Svezia, con un punteggio di 82. Tra i Paesi che stanno recuperando terreno più rapidamente (outperforming, sovraperformanti) ci sono Spagna, Lussemburgo, Germania. Tra quelli stagnanti la stessa Svezia, la Finlandia, la Francia. Mostrano segni di crescita Italia, Grecia, Portogallo.

Agli ultimi posti si colloca la Romania, che registra 57,5, di poco scalzata dall’Ungheria, che si ferma a 57,8 e condivide l’etichetta di Paese a passo lento con Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Nel complesso, il potere è il parametro Eige che al momento guida tutti verso il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e mostra segni di progresso nell’intera Unione europea (61,4 punti in media, +19,5 dal 2010). Tuttavia le donne continuano a essere sottorappresentate nelle posizioni di vertice e nei tavoli in cui si prendono le decisioni, sia aziendali che politiche.

Lavoro, denaro e conoscenza in Ue

Questo fenomeno è legato anche alle opportunità professionali limitate per le donne. Il mondo del lavoro fatica a promuovere la parità di genere e genera disuguaglianze, soprattutto per chi decide di avere figli. In parte, ciò avviene perché, in media nell’Ue, 2 volte su 3 sono le donne ad assumere i ruoli di cura, e per questo motivo spesso lavorano part-time (nel 40% dei casi) e percepiscono salari inferiori agli standard (nel 62% dei casi, rispetto al 39% degli uomini).

Questo ha un impatto negativo sulla valorizzazione economica. Nelle coppie con figli, nella fascia di età tra i 50 e i 64 anni, nel 2022 le donne guadagnavano meno del 70% rispetto agli uomini a parità di categoria. Il rapporto sottolinea anche il fenomeno della “segregazione verticale”, poiché, soprattutto tra le persone altamente istruite, gli uomini tendono a ricoprire ruoli sempre più alti e prestigiosi, con maggiori responsabilità e salari, che invece non vengono concessi alle donne.

La situazione in Italia

In questo quadro, l’Italia si classifica al 14esimo posto nella classifica generale, con 69 punti su 100, appena al di sotto della media europea. Fa bene sulla sanità in ragione di qualità di vita, condizioni di salute di base, accesso alle cure. Una tendenza che riguarda in realtà non solo le donne (l’Italia è tra i Paesi Ue in cui si fuma meno, per esempio) e che resta un po’ isolata nel suo dominio.

“Bisogna migliorare sul lavoro – dice lo statistico di Eige Davide Barbieri, italiano, che fa parte del team che ha curato il rapporto – non è ammissibile che l’Italia sia all’ultimo posto da 13 anni, la vita lavorativa delle donne è più corta della media Ue e c’è un enorme divario di genere ancora nella partecipazione e nella presenza femminile rispetto a quella maschile”.

La conferma arriva anche dal parametro che Eige definisce “prospettive di carriera”, un indice che considera lo status contrattuale, le possibilità di avanzamento, la probabilità percepita di perdere il lavoro. Qui solo la Grecia fa peggio dell’Italia, con 51 punti contro i 59. “I Paesi devono capire che la parità di genere produce ricchezza – spiega la direttrice Scheele – investire per appianare le differenze non è solo un fattore ideologico”.

 

 

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