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1961, l’apice della storia americana: John FItzgerald Kennedy fa il suo discorso d’insediamento

Il discorso d’insediamento di John Fitzgerald Kennedy fu pronunciato il 20 gennaio 1961 a Washington, subito dopo aver prestato giuramento come 35º presidente degli Stati Uniti.

Il 1961 è l’anno del celebre discorso d’insediamento di John Fitzgerald Kennedy

Kennedy parlò del bisogno di tutti gli americani di essere cittadini attivi, pronunciando la famosa frase: «Non chiedete cosa può fare il vostro paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese».

Dopo aver abbattuto il muro Dixon durante le elezioni presidenziali statunitensi dell’anno precedente, nel 1961 John Fitzgerald Kennedy esordisce con un discorso d’insediamento che resterà per sempre nella storia americana. Egli affronta sovente uno dei temi che i cittadini tengono più a cuore: la povertà, i diritti dell’uomo, la sicurezza, la pace e soprattutto invoca lo spirito innato dell’essere umano che volge inequivocabilmente verso la libertà.

L’inzio

John-Fitzgerald-Kennedy

«[…] Il mondo è molto diverso ora. Perché l’uomo stringe nelle sue mortali mani il potere di abolire ogni forma di povertà umana e ogni forma di vita umana. E ancora perché le stesse convinzioni rivoluzionarie per le quali i nostri antenati hanno combattuto sono tuttora in discussione in tutto il mondo: la convinzione che i diritti dell’uomo non vengano dalla generosità dello Stato, ma dalla mano di Dio».

«[…] Lasciate che ogni nazione sappia, sia che ci voglia bene o che ci voglia male, che noi pagheremo qualsiasi prezzo, sopporteremo qualsiasi peso, incontreremo qualsiasi difficoltà, sosterremo qualsiasi amico, ci opporremo a qualsiasi nemico, per assicurare la sopravvivenza e il successo della libertà. Questo ci impegna tanto e anche di più».

«[…] Per quelle persone che nelle capanne e nei villaggi di mezzo mondo lottano per spezzare le catene di una miseria di massa, impegniamo i nostri migliori sforzi per aiutarli ad aiutare se stessi, in qualsiasi momento ce lo richiedano non perché i comunisti non lo possano fare, non perché cerchiamo favori da loro, ma perché è giusto. Se una società libera non può aiutare i molti che sono poveri, non può salvare i pochi che sono ricchi».

La promessa

John-Fitzgerald-Kennedy

«[…] per quelle nazioni che vorrebbero far di se stesse il nostro avversario, offriamo non una promessa, ma una richiesta: che entrambe le parti ricomincino a ricercare la pace, prima che gli oscuri poteri di distruzione scatenati dalla scienza fagocitino tutta l’umanità in una accidentale o pianificata auto-distruzione. Noi non osiamo tentarli con la debolezza. Perché soltanto quando le nostre braccia sono indubitabilmente sicure a sufficienza possiamo essere sicuri oltre ogni dubbio che non potranno mai essere impiegate.[…] Non dobbiamo mai negoziare per paura, ma non dobbiamo mai aver paura di negoziare».

«[…] E, se un approdo di cooperazione può far indietreggiare la giungla del sospetto, che entrambe le parti si uniscano per la creazione di un nuovo sforzo – non per un nuovo equilibrio di potere, ma per un nuovo mondo di legge – dove il forte sia giusto, e il debole sicuro, e la pace preservata. Tutto ciò non sarà ultimato nei prossimi cento giorni. Né lo sarà nei prossimi mille giorni; né nella vita di questa Amministrazione; forse non lo sarà nemmeno nella nostra vita su questo pianeta. Ma cominciamo. Nelle vostre mani, miei concittadini, più che nelle mie, riposeranno il successo finale o il fallimento del nostro proposito».

Il gran finale

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Insediamento del Presidente Kennedy.

«[…] Nella lunga storia del mondo, solo a poche generazioni è stato concesso il ruolo di difendere la libertà nell’ora del massimo pericolo. Non mi sottraggo a questa responsabilità: le do il benvenuto. Non credo che nessuno di noi scambierebbe il suo posto con quello di qualsiasi altro popolo o di qualsiasi altra generazione. L’energia, la fede, la devozione che apportiamo a questo sforzo illumineranno il nostro paese e tutti coloro che lo servono. E il bagliore di quel fuoco può davvero illuminare il mondo. E così, miei concittadini americani, non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro paese. Miei concittadini del mondo, non chiedete che cosa l’America vuole fare per voi, ma che cosa insieme possiamo fare per la libertà dell’uomo […]».

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