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Il 7 settembre del 1962 ci lascia Karen Blixen, donna e scrittrice determinata sempre alla ricerca della felicità

La vita di Karen Dinesen, poi baronessa Blixen a seguito delle nozze con il cugino Bror, è il racconto di una fedele ostinazione a compiere fino in fondo il proprio destino, di donna e scrittrice, con la determinazione di chi, solo nell’accettazione profonda della sorte, sa di poter perseguire l’umana, tormentosa ricerca della felicità. Una vita che potremmo narrare divisa da uno spartiacque profondo: gli anni africani tutti centrati intorno alle fatiche legate alla coltivazione della terra e ad un amore nato in quei luoghi, quello con Denis Finch-Hatton, e gli anni del ritorno in Danimarca, in cui Karen maturò e si affermò come una tra le più note scrittrici del panorama europeo e statunitense.

7 settembre 1962: muore Karen Blixen, scrittrice e pittrice danese

Karen Blixen, il cui vero nome era Karen Christence Dinesen, nasce il 17 aprile 1885 a Rungstedlund, in Danimarca. Figlia di un proprietario terriero dedito alla politica (poi morto suicida) visse per lungo tempo nella residenza di campagna che il padre prima acquistò e in seguito restaurò a sue spese. Oltre alla placida routine della campagna danese Karen conobbe, almeno per la prima parte della sua vita, gli agi, i pettegolezzi e le mollezze degli ambienti upperclass della vicina e moderna Copenaghen.

Fidanzamento e matrimonio

Nel 1913 si fidanza con il cugino svedese, il barone Bror von Blixen-Finecke, e insieme a lui decide di partire per l’Africa con l’idea di acquistarvi una fattoria. La vita “civile” non sembrava adatta al carattere ribelle e forse un po’ romantico della futura scrittrice.


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La casa museo di Karen Blixen.

Nei salotti si annoia profondamente, quasi sentendo che la vita le sfugge fra le mani senza aver provato emozioni reali e autentiche. L’epilogo rosa di questa specie di fuga, anche se dai caratteri non propriamente tali (almeno agli occhi delle persone che circondano i due) è costituito dal matrimonio che li ufficializza come marito e moglie, celebrato a Mombasa nel 1914. Una volta uniti e in regola con la legge, di comune accordo si trasferiscono in una grande piantagione nei pressi di Nairobi.

Divorzio e addio all’Africa

Purtroppo l’iniziale idillio dopo qualche anno va in pezzi. Quella che sembrava una grande storia d’amore coronata da interessi e passioni comuni si rivela in realtà una prigione difficile da sopportare. Il 1921 è l’anno del doloroso divorzio. Bror lascia l’Africa mentre Karen continua a vivere nella piantagione di caffè, ormai sua ragione di vita, facendola crescere e dirigendola con intelligenza e tenacia per ben diciassette anni. Ma anche questa laboriosa routine sarà destinata a terminare.


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L’improvvisa crisi sopravviene nel 1931 quando crolla il mercato del caffè e Karen Blixen si trova costretta a chiudere l’attività della piantagione dopo alcuni anni di stentata sopravvivenza. A questo punto ragioni economiche più che sentimentali la costringono a lasciare l’Africa e a tornare alla casa di famiglia, dove si dedica con intensità alla scrittura.

Le opere dedicate all’Africa e la sua nostalgia

Fra le molteplici storie che scrive una in particolare è destinata a rievocare i suoi anni africani. Questa sorta di diario intimo, considerato il suo capolavoro, altro non è che il celeberrimo La mia Africa, titolo che vedrà la luce solo nel 1937. La prima pubblicazione che però la vede affermarsi sul mercato è Sette storie gotiche, edito in Inghilterra e in America nel 1934.


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Malgrado la bruciante nostalgia per il Kenya, nostalgia che ha tutti i caratteri di un vero e proprio “mal d’Africa”, la scrittrice passerà il resto dei suoi giorni in Danimarca, peraltro afflitta da una salute malferma e vacillante, forse attribuibile secondo alcune ricostruzioni ad una malattia venerea mal curata che avrebbe contratto dal marito durante il primo anno di matrimonio.

Ultimi anni e morte

Gli ultimi anni dunque sono particolarmente tristi e delicati. Minata dall’inesorabile malattia che non le lascia un attimo di tregua, trascorre lunghi periodi in ospedale, talvolta impossibilitata addirittura a scrivere o ad assumere la posizione seduta. Per dare corpo alla sua creatività si affida alla segretaria, depositaria fedele e trascrittirce attenta delle sue flebili dettature. La fine arriva il 7 settembre 1962 quando Karen Blixen ha da poco superato i settantasette anni.


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La tomba della scrittrice danese.

Una particolarità di questa autrice è che lungo tutta la sua carriera ha amato celarsi dietro numerosi pseudonimi: da Isak Dinesen a Tania Blixen fino ad arrivare al mascheramento androgino con le pubblicazioni a nome di Pierre Andrézel. Questo strano e per certi versi incomprensibile atteggiamento attirò su di lei un gran numero di pettegolezzi, anche relativamente all’originalità dei suoi scritti. Resta il fatto che Hemingway, al momento della consegna del premio Nobel, insinuò che il suddetto premio avrebbe dovuto essere anche assegnato alla gran signora venuta dal Nord.

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