Curiosità

Torna in tv ‘La vita è bella’ di Benigni: tutto quello che c’è da sapere sul film del 1997

Torna in tv La vita è bella, film del 1997 diretto e interpretato da Roberto Benigni. Appuntamento nella serata di oggi, venerdì 27 dicembre, alle 21.20 su Canale 5.

La vita è bella

Il titolo del film venne inizialmente scelto dagli autori e dallo stesso Benigni per indicare l’imperturbabile volontà del protagonista di ricercare la felicità, anche nelle situazioni estremamente drammatiche. Fu poi il casuale ritrovamento della frase «La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla da ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore» del testamento di Lev Trotsky e della citazione «Io pensavo che la vita fuori era bella, e sarebbe ancora stata bella, e sarebbe stato veramente un peccato lasciarsi sommergere adesso» di Primo Levi nell’opera Se questo è un uomo, a decretare quello come titolo definitivo.

La trama di La vita è bella

Italia, 1939. Guido Orefice è un uomo italiano di origine ebraica che, trasferitosi dalla campagna toscana, si reca dallo zio ad Arezzo con l’amico Ferruccio. Durante il tragitto, dove viene scambiato per il re Vittorio Emanuele III, incontra una giovane maestra elementare di nome Dora, a cui subito dà il soprannome di principessa, innamorandosene. Arrivato in città, viene ospitato da suo zio Eliseo, maître del Grand Hotel, dove Guido inizia a lavorare come cameriere. Quello stesso giorno, in municipio, avviene un litigio con Rodolfo, arrogante e pomposo burocrate fascista, in seguito al quale entrambi si danno il nome di “scemo delle uova”, perché Guido appoggia alcune uova nel cappello di Rodolfo che, quando lo indossa, gli si rompono sulla testa.

Un giorno Guido, incontrando nuovamente Dora, scopre che è fidanzata con Rodolfo. Intanto, all’hotel, il cameriere fa anche amicizia con il dottor Lessing, un medico tedesco appassionato, come lui, di indovinelli. Saputo che un ispettore scolastico ospite dell’hotel è convocato il giorno dopo in una scuola elementare per una lezione antropologica a favore della razza ariana, trova uno stratagemma per sostituirsi a costui pur di incontrare Dora che insegna nella stessa scuola. Il vero ispettore arriva quando la lezione ha già ormai ridicolizzato l’obiettivo iniziale e Guido, fuggito poi da una finestra, ha raggiunto il suo scopo.

Una sera Dora va a teatro con Rodolfo e i suoi amici: Guido la segue e, con un altro stratagemma, la porta via al fidanzato e fanno una passeggiata insieme. Mentre la accompagna a casa sua, Guido le confessa infine il proprio amore per lei. Qualche sera dopo, proprio al Grand Hotel, Rodolfo è in procinto di festeggiare il fidanzamento ufficiale con Dora, la quale non è mai stata veramente innamorata di lui, ma costretta al connubio dalla madre: la donna quindi decide di contraccambiare i sentimenti di Guido e, al termine della serata, va via con lui, che entra nel ristorante sul cavallo bianco dello zio Eliseo, incurante che sul dorso dell’animale ignoti avessero scritto “cavallo ebreo” (è già incominciata infatti la discriminazione razziale). A Rodolfo non rimane che incappare nell’ennesimo uovo, stavolta un grande uovo di struzzo etiope coloniale, che rovina sulla sua testa. Guido e Dora si sposano e dal loro amore nasce Giosuè.

1944. Siamo nel pieno della seconda guerra mondiale, nel periodo caldo delle persecuzioni contro gli ebrei. Nonostante questi eventi, che segnano irrimediabilmente la storia dei protagonisti, la famiglia sembra vivere un periodo abbastanza felice: Guido è riuscito ad aprire una propria libreria, nonostante quasi nessuno si presenti a causa delle persecuzioni, mentre Dora continua a lavorare nella sua scuola. Questo periodo viene bruscamente interrotto quando, il giorno del compleanno di Giosuè, Guido e suo figlio insieme allo zio Eliseo vengono catturati dai nazisti e caricati su un treno insieme ad altri ebrei per la deportazione in un lager. Dora, giunta a casa con la madre e trovati i segni del passaggio delle truppe nazifasciste, arriva in tempo alla stazione per chiedere ai soldati di guardia di salire anche lei sul treno, pur non essendo ebrea, per seguire il marito e il figlio. Guido rivedrà di sfuggita la moglie soltanto in una occasione, all’arrivo al lager. Lo zio Eliseo, troppo anziano per lavorare, viene invece destinato subito alla camera a gas. Negli spogliatoi mostra un’ultima volta il suo nobile contegno signorile aiutando una donna delle SS a rialzarsi dopo che questa è scivolata, ricevendo in cambio un’occhiataccia di odio e rimprovero.

Pur di proteggerlo dagli orrori della realtà, sin dall’inizio del tragico viaggio in treno Guido racconta a Giosuè che stanno partecipando a un gioco a premi, in cui si dovranno affrontare numerose prove per vincere un carro armato vero. Quando il comandante si presenta nella baracca per spiegare il regolamento del lager, Guido si spaccia come interprete traducendo volutamente in modo sbagliato le sue parole, tra le perplessità degli altri prigionieri e il divertimento del piccolo. Col passare dei giorni Giosuè entra attivamente nel vivo del “gioco”, tra le cui “regole” c’era quella di rimanere nascosti nella camera riservata a suo padre e ad altri prigionieri, in realtà per evitare che in caso di cattura fosse destinato alla camera a gas.

Durante una visita medica prima della camera a gas, Guido incontra nuovamente Lessing, il medico tedesco del Grand Hotel, che sei anni prima era rientrato a Berlino proprio per prendere parte alla soluzione finale nei confronti degli ebrei. Questi, ora membro del partito nazista, lo risparmia dalla camera a gas, offrendogli un lavoro come cameriere ai tavoli di una cena degli ufficiali tedeschi: Guido riesce a farvi partecipare anche suo figlio per sfamarlo dignitosamente, confuso tra gli altri figli di ufficiali nel tavolo a loro riservato, illudendosi che il medico voglia mettere una buona parola per lui e per sua moglie. Grande sarà la sua delusione quando, quella stessa sera, il dottore lo chiamerà a sé soltanto per sottoporgli un assurdo indovinello a cui non trovava soluzione e per il quale era disperatissimo, facendo soltanto scoprire che era diventato pazzo per gli indovinelli oltre che per gli orrori della guerra che si evince chiaramente disprezzi. Terminata la cena, Guido e il bambino addormentato sulle sue braccia tornano al campo, dopo aver visto una montagna di cadaveri ebrei destinati al forno crematorio.

1945. Una notte, all’improvviso, con la fine della guerra e dell’occupazione nazista, i soldati tedeschi cominciano freneticamente ad abbandonare il campo dopo aver fatto strage dei deportati rimasti. Guido, dopo aver nascosto Giosuè in una cabina dicendogli di giocare a nascondino e promettendogli di ritornare, si mette alla ricerca di Dora tramite un travestimento. L’uomo tenta di raggiungere il camion delle detenute ma viene scoperto dalle SS: portato dietro a un vicolo dopo aver fatto l’occhiolino a Giosuè (come segno d’addio), viene fucilato da un soldato tedesco.

Il mattino seguente il lager viene liberato dagli americani e tutti i soldati tedeschi si danno alla fuga o vengono catturati. Giosuè esce dalla cabina in cui era stato tutta la notte nascosto in silenzio ed è infine salvato da un soldato americano, che lo fa salire sul suo carro armato: il bambino, convinto di aver vinto il premio finale, grida: «È vero!». Giosuè, accompagnato in spalla dal soldato che lo ha trovato, riconosce sua madre, che cammina nel gruppo di prigioniere liberate, e finalmente la riabbraccia, gridando felice: «Abbiamo vinto!».

Critica

Al contrario dei precedenti film di Benigni, che sono stati sempre trattati in maniera controversa, questo fu un successo di critica. Su Il Morandini si dice: “È il sesto film di Benigni come regista, sicuramente il più difficile, rischioso e migliore; analizzando la pellicola si possono quasi vedere due film in uno, oppure un film in due parti, nettamente separate per ambientazione, tono, luce e colori. La prima spiega e giustifica la seconda, una bella storia d’amore, prima tra un uomo e una donna, poi per un figlio, ma allo stesso tempo l’una è la continuazione dell’altra”.

La pellicola riceve votazioni molto alte su vari siti che si occupano di recensire film: sul sito Rotten Tomatoes riceve l’approvazione da parte dell’80% dei critici e del 96% del pubblico, sul sito Internet Movie Database riceve un voto di 8,6/10, sul sito MYmovies una valutazione media di 4,35/5.

Il film si trova alla 25ª posizione della Top 250 dell’Internet Movie Database, risultando il film italiano con la più alta posizione in classifica; dopo Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone.

Anche negli Stati Uniti d’America la pellicola venne largamente apprezzata: Janes Maslin sul New York Times scrive che: «Benigni è riuscito a creare una situazione in cui la commedia è coraggio e da questa situazione ha sviluppato un film non pretenzioso ed estremamente godibile che gioca con la storia in modo serio e leggero.».

«Fa male ridere, ma ne vale la pena» ha sottolineato il New York Post.[25] Secondo USA Today, che assegna 3,5 stelle su 4: «Life is beautiful è un film convincente che svolge bene le motivazioni dei personaggi e con un Benigni ‘straordinario’, dotato di una comicità spettacolarmente pungente. Se esiste un premio per la regia dei film di successo più schizofrenici dai tempi de Il laureato l’attore, regista e cosceneggiatore dovrebbe vincerlo.».

Il film tuttavia venne aspramente criticato dal regista Mario Monicelli, il quale accusò il revisionismo storico operato da Benigni. Parlando del film Monicelli in un’intervista del 2005 disse «[..] Non come quelle inventate, non come quella mascalzonata di Benigni in La vita è bella, quando alla fine fa entrare ad Auschwitz un carro armato con la bandiera americana. Quel campo, quel pezzo di Europa lo liberarono i russi, ma… l’Oscar si vince con la bandiera a stelle e strisce, cambiando la realtà.». A queste affermazioni seguirono ulteriori polemiche un anno più tardi da parte di Oliviero Diliberto, allora segretario del Partito dei Comunisti Italiani, che riprendendo la critica di Monicelli circa la non veritiera liberazione di Auschwitz da parte degli americani, ribadì: «Quel film è un falso storico in un film in odor di Oscar.». A queste critiche successivamente Roberto Benigni rispose dichiarando che «[…] il film non parla di Auschwitz, e infatti intorno al campo ci sono i monti, che ad Auschwitz invece non ci sono. Quello è “il” campo di concentramento, perché qualsiasi campo contiene l’orrore di Auschwitz, non uno o un altro.».

Incassi

Il film è il quinto maggiore incasso di sempre tra i film visti in Italia con circa 31 milioni di euro, e la pellicola italiana con il maggior incasso della storia avendo incassato oltre 229.200.000 dollari in tutto il mondo, a fronte di un costo di 15 miliardi di lire. Inoltre è il secondo in graduatoria fra i film non di lingua inglese più visti negli USA dopo la pellicola taiwanese La tigre e il dragone. Il film, nel 1997 fu, fino al 2001, il più grande incasso di sempre per un film non prodotto in America.

Ad oggi la pellicola detiene inoltre il 31º posto della classifica dei Film italiani più visti di sempre, con 9.702.524 spettatori paganti.

Il cast

  • Roberto Benigni: Guido Orefice
  • Nicoletta Braschi: Dora
  • Giorgio Cantarini: Giosuè Orefice
  • Marisa Paredes: madre di Dora
  • Horst Buchholz: dottor Lessing
  • Giustino Durano: Eliseo Orefice
  • Sergio Bustric: Ferruccio Papini
  • Lydia Alfonsi: signora Guicciardini
  • Giuliana Lojodice: direttrice
  • Amerigo Fontani: Rodolfo
  • Pietro De Silva: Bartolomeo
  • Francesco Guzzo: Vittorio
  • Raffaella Lebboroni: Elena
  • Andrea Nardi: Oreste

Riconoscimenti

  • 1999 – Premio Oscar
    • Miglior film in lingua straniera (Italia)
    • Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
    • Miglior colonna sonora a Nicola Piovani
    • Nomination Miglior film a Elda Ferri e Gianluigi Braschi
    • Nomination Migliore regia a Roberto Benigni
    • Nomination Migliore sceneggiatura originale a Roberto Benigni e Vincenzo Cerami
    • Nomination Miglior montaggio a Simona Paggi
  • 1999 – Premio BAFTA
    • Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
    • Nomination Miglior film straniero (Italia)
    • Nomination Migliore sceneggiatura originale a Roberto Benigni e Vincenzo Cerami
  • 1999 – Screen Actors Guild Award
    • Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
    • Nomination Miglior cast
  • 1998 – Festival di Cannes
    • Grand Prix Speciale della Giuria a Roberto Benigni
    • Nomination Palma d’oro a Roberto Benigni
  • 1998 – David di Donatello
    • Miglior film a Roberto Benigni, Elda Ferri e Gianluigi Braschi
    • Miglior regia a Roberto Benigni
    • Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
    • Migliore sceneggiatura a Roberto Benigni e Vincenzo Cerami
    • Miglior produttore a Elda Ferri e Gianluigi Braschi
    • Migliore scenografia a Danilo Donati
    • Migliore fotografia a Tonino Delli Colli
    • Migliori costumi a Danilo Donati
    • David Scuola a Roberto Benigni
    • Nomination Miglior attore non protagonista a Sergio Bustric
    • Nomination Miglior montaggio a Simona Paggi
    • Nomination Miglior sonoro a Tullio Morganti
    • Nomination Miglior colonna sonora a Nicola Piovani
  • 1999 – Premio Flaiano
    • Premio per la sceneggiatura a Vincenzo Cerami e Roberto Benigni
    • Premio per l’interpretazione a Nicoletta Braschi
  • 1998 – Nastro d’argento
    • Regista del miglior film a Roberto Benigni
    • Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
    • Miglior attore non protagonista a Giustino Durano
    • Migliore sceneggiatura a Roberto Benigni e Vincenzo Cerami
    • Miglior soggetto a Roberto Benigni e Vincenzo Cerami
    • Nomination Migliore colonna sonora a Nicola Piovani
  • 1998 – Chicago Film Critics Association Award
    • Miglior film straniero a Roberto Benigni
    • Nomination Miglior film
    • Nomination Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
  • 1999 – Premio César
    • Miglior film straniero a Roberto Benigni
  • 1998 – European Film Award
    • Miglior film a Roberto Benigni, Elda Ferri e Gianluigi Braschi
    • Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
  • 2000 – Premio Goya
    • Miglior film europeo (Italia)
  • 1999 – Kansas City Film Critics Circle Award
    • Miglior film straniero
  • 1998 – Las Vegas Film Critics Society Award
    • Miglior film straniero
    • Migliore regia a Roberto Benigni
    • Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
  • 1999 – Premio Lumière
    • Miglior film straniero a Roberto Benigni
  • 1998 – National Board of Review Award
    • Migliori dieci film stranieri
    • Premio Speciale (per la regia) a Roberto Benigni
  • 1998 – Satellite Award
    • Nomination Miglior film straniero a Roberto Benigni
  • 1999 – Premio Amanda
    • Nomination Miglior film straniero a Roberto Benigni
  • 2000 – Awards of the Japanese Academy
    • Nomination Miglior film straniero
  • 1998 – Boston Society of Film Critics Awards
    • Nomination Miglior film straniero
    • Nomination Miglior regia a Roberto Benigni
  • 1999 – British Independent Film Award
    • Nomination Miglior film straniero
  • 1999 – Critics’ Choice Movie Award
    • Miglior film straniero
    • Nomination Miglior film
  • 1998 – Globo d’oro
    • Miglior film a Roberto Benigni, Elda Ferri e Gianluigi Braschi
    • Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
    • Migliore sceneggiatura a Roberto Benigni e Vincenzo Cerami
    • Miglior fotografia a Tonino Delli Colli
  • 2000 – Grammy Award
    • Nomination Miglior colonna sonora a Nicola Piovani
  • 2000 – Premio Robert
    • Miglior film straniero a Roberto Benigni
  • 1998 – San Diego Film Critics Society Award
    • Miglior film straniero a Roberto Benigni
  • 1998 – Ciak d’oro
    • Miglior film a Roberto Benigni, Elda Ferri e Gianluigi Braschi
    • Miglior regia a Roberto Benigni
    • Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
    • Miglior attrice protagonista a Nicoletta Braschi
  • 1998 – AFI Fest
    • Miglior film a Roberto Benigni
    • Nomination Gran Premio della Giuria a Roberto Benigni
  • 1999 – AACTA Award
    • Miglior film straniero a Roberto Benigni e Arnon Milchan
  • 1999 – DGA Award
    • Nomination Miglior regia a Roberto Benigni
  • 1999 – Film Critics Circle of Australia Award
    • Nomination Miglior film straniero
  • 1999 – German Film Award
    • Miglior film straniero a Roberto Benigni
  • 1998 – Montréal World Film Festival
    • Premio del Pubblico a Roberto Benigni
  • 1999 – Palm Springs International Film Festival
    • Premio del Pubblico a Roberto Benigni
  • 1999 – Southeastern Film Critics Association Award
    • Miglior film straniero
    • Nomination Miglior sceneggiatura originale a Vincenzo Cerami e Roberto Benigni
  • 1998 – Toronto International Film Festival
    • Premio del Pubblico a Roberto Benigni
  • 1999 – American Comedy Award
    • Attore più divertente a Roberto Benigni
  • 1998 – Athens International Film Festival
    • Premio del Pubblico a Roberto Benigni
  • 1998 – Awards Circuit Community Awards
    • Miglior film straniero
  • 2000 – Blue Ribbon Award
    • Miglior film straniero a Roberto Benigni
  • 1999 – Chlotrudis Award
    • Migliore regia a Roberto Benigni
    • Nomination Miglior film
    • Nomination Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
    • Nomination Migliore sceneggiatura a Roberto Benigni e Vincenzo Cerami
  • 2000 – Cinema Writers Circle Award
    • Miglior film straniero
  • 1999 – Czech Lions
    • Nomination Miglior film straniero a Roberto Benigni
  • 1999 – Florida Film Critics Circle Award
    • Miglior film straniero
  • 1999 – French Syndicate of Cinema Critics
    • Miglior film straniero a Roberto Benigni
  • 1998 – Ft. Lauderdale International Film Festival
    • Miglior film a Roberto Benigni
    • Migliore regia a Roberto Benigni
    • Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
  • 1999 – Guild of German Art House Cinemas
    • Miglior film straniero a Roberto Benigni
  • 1999 – Harry Award
    • Nomination Harry Award
  • 1999 – Online Film & Television Association
    • Miglior film straniero
    • Nomination Miglior film a Gianluigi Braschi e Elda Ferri
    • Nomination Miglior regia a Roberto Benigni
    • Nomination Miglior film drammatico a Gianluigi Braschi e Elda Ferri
    • Nomination Miglior attore protagonista a Roberto Benigni
    • Nomination Miglior attore in un film drammatico a Roberto Benigni
    • Nomination Miglior performance rivelazione maschile a Francesco Guzzo
    • Nomination Miglior sceneggiatura originale a Vincenzo Cerami e Roberto Benigni
    • Nomination Migliori costumi a Danilo Donati
  • 1999 – Online Film Critics Society Award
    • Miglior film straniero
    • Nomination Miglior film
  • 1999 – PGA Award
    • Nomination Miglior produttore a Elda Ferri e Gianluigi Braschi
  • 1998 – Vancouver International Film Festival
    • Film più Popolare a Roberto Benigni
  • 1998 – Festival internazionale del cinema di Varsavia
    • Premio del Pubblico a Roberto Benigni
  • 1999 – Young Artist Award
    • Miglior giovane attore a Giorgio Cantarini

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