Almanacco

Lev Trotsky, una delle personalità più influenti della Russia post-rivoluzionaria

Bolscevico e protagonista di primo piano della rivoluzione russa nonché presidente del soviet di Pietrogrado durante le rivoluzioni del 1905 e del 1917, Lev Trotsky fu tra le personalità più influenti della Russia post-rivoluzionaria e della neonata Unione Sovietica, dapprima come commissario del popolo agli affari esteri e in seguito come organizzatore e comandante dell’Armata Rossa (alla guida della quale sconfisse l’Armata Bianca degli zaristi e trattò la pace di Brest-Litovsk con gli Imperi centrali), commissario del popolo alla guerra e membro del Politburo. Fu anche scrittore di notevoli capacità, soprannominato «Penna» dai compagni di partito.
Dopo la morte di Lenin fu espulso dal Partito Comunista Sovietico ed esiliato a seguito della sua lotta politica e del duro contrasto con Iosif Stalin negli anni venti, mentre l’opposizione di sinistra veniva smantellata dal gruppo stalinista, favorevole alla burocratizzazione totalitaria dell’Unione Sovietica e al concetto di socialismo in un solo Paese.

Lev Trotsky, protagonista della Rivoluzione Russa

Lev TrockijLev Trotsky o Leon Trotsky (nella traslitterazione anglosassone) è lo pseudonimo di Lev Davidovič Bronštejn. Egli nacque a Janovka il 7 novembre 1879 (26 ottobre del calendario giuliano).

Il padre era analfabeta, ma la madre era abbastanza osservante e conosceva un po’di russo, che parlava mischiandolo con l’ucraino. All’età di sette anni Lev fu mandato a studiare nella scuola ebraica di Gromoklej, dove imparò a leggere e a scrivere in russo.


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Lev Trotsky negli anni Ottanta dell’Ottocento.

In seguito, si trasferì a Odessa per frequentare la scuola secondaria, ospite di un cugino per parte di madre, Moisej Spencer, un intellettuale progressista, molto colto e fondatore di una casa editrice destinata poi a diventare la più importante di tutta la Russia meridionale. Lev trascorse a Odessa sette anni, durante i quali acquisì nuove competenze e allargò il proprio bagaglio culturale, divenendo presto il primo della classe. Concluse gli studi a Nikolaev e si diplomò a pieni voti nel 1897.

Fine ‘800

Nel clima agitato degli anni Novanta dell’Ottocento, tra gli scioperi operai e le proteste studentesche, Lev – che ora si faceva chiamare L’vov – iniziò a maturare l’idea di organizzare un gruppo clandestino, e fondò l’Unione degli operai della Russia meridionale con l’elettricista Muchin, il tipografo Poljak, lo studente Ziv, i fratelli Sokolovskij e pochi altri.


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Un giovane Lev Trotsky in una foto segnaletica della polizia zarista.

Il gruppo riuscì a fare un po’ di propaganda ma giù nel gennaio del 1898 vi fu un’ondata di arresti a causa di alcune spie che si erano infiltrate tra di loro. Lev fu preso e trasferito nelle carceri di Mosca, dove sposò Aleksandra Sokolovskaja, una marxista con cui inizialmente aveva avuto scontri ideologici ma che poi si era unita al loro gruppo.

Inizi ‘900

Nel 1900 furono entrambi esiliati in Siberia, dove Lev studiò Marx e collaborò a un giornale di Irkutsk, la Vostochnoe obozrenie (Rassegna orientale) scrivendo articoli di critica letteraria e scoprendo il proprio talento di scrittore.


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Poco dopo nacque la loro figlia Zinaida. Nel 1902 nacque la seconda figlia, Nina. In seguito, Lev entrò a far parte dell’Unione siberiana, confrontandosi con diverse idee e scrivendo anche un saggio sulla natura del partito rivoluzionario esprimendo idee molto simili a quelle di Lenin.

La fuga

Lui e la moglie riuscirono poi a fuggire dalla Siberia con un passaporto falso a nome Trockij: furono dapprima accolti da un gruppo di socialdemocratici a Samara, poi superarono varie frontiere fino a giungere a Londra. Lì ebbe un avvicinamento e in seguito una rottura con Lenin.


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Rientrò clandestinamente a San Pietroburgo il 15 ottobre 1905 durante la rivoluzione, dove fu eletto capo del soviet; ciò però gli costò in seguito l’arresto e a una sentenza di esilio a vita. Nel gennaio del 1907 fuggì e ancora una volta trovò rifugio a Londra.

Ritorno in Russia

Fece ritorno in Russia nel maggio 1917 dove infine si unì ai Bolscevichi, e divenne Commissario del popolo per gli Affari Esteri, con lo scopo principale di negoziare la pace con la Germania e i suoi alleati, cosa che però non funzionò in quanto la Russia fu invasa poco dopo.


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Lev allora rassegnò le dimissioni e divenne Commissario del Popolo alla Guerra, fondando e divenendo comandante dell’Armata Rossa, con cui vinse la Guerra Civile Russa. A capo del nuovo stato russo (l’URSS) si susseguirono prima Lenin e poi Stalin, con cui Lev si scontrò pesantemente, tanto che abbandonò la sua carica di Commissario e formò, insieme ad altre ali di opposizione, l’Opposizione Unificata.

Esilio e morte

In seguito, Lev venne esiliato ad Alma Ata il 17 gennaio 1929, e da lì si spostò in vari luoghi, dalla Turchia, all’Italia, alla Francia e alla Norvegia. A Parigi ebbe uno scontro con la giovane Simone Weil. Nel 1937 si stabilì in Messico con la moglie. Nel 1938 Lev fondò una nuova organizzazione marxista internazionalista, denominata Quarta Internazionale.


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Il cadavere di Lev Trotsky.

 

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