Inchiesta

La mafia siciliana: clan e famiglie più potenti in Sicilia

[titolo_paragrafo]Mafia ad Enna[/titolo_paragrafo]


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Al pari della provincia di Caltanissetta, anche il territorio di Enna vive, da molto tempo, una condizione socioeconomica depressa, con un basso tenore di vita che favorisce l’assoggettamento della popolazione alle logiche mafiose, espressione sia delle consorterie locali che delle province limitrofe. Il territorio ennese è da sempre, infatti, oggetto di attenzione e di colonizzazione da parte dei sodalizi nisseni e, soprattutto, catanesi, con questi ultimi che avrebbero stretto alleanze con malavitosi locali.

La zona di Catenanuova (EN), ad esempio, risulta essere sotto l’influenza del clan catanese CAPPELLO, mentre il circondario di Troina (EN) vede la presenza della famiglia dei SANTAPAOLA; significativo sarebbe anche il ruolo svolto da un boss catanese che, forte dell’appoggio di un leader della famiglia LA ROCCA, avrebbe assunto il ruolo di reggente di Cosa nostra ennese. Facendo riferimento all’architettura delle consorterie, le cinque famiglie di Cosa nostra insediate nella provincia di Enna insistono sui territori di Enna, Barrafranca, Pietraperzia, Villarosa e Calascibetta: ad esse si relazionano e si collegano altri gruppi operanti nei comuni di Piazza Armerina, Aidone, Valguarnera, Agira, Leonforte, Centuripe, Regalbuto, Troina, Catenanuova.

La criminalità organizzata, nonostante il tendenziale stato di non emersione – tanto che risultano sporadici gli episodi di violenza contro le persone – conserva tuttavia la propria capacità offensiva, come confermato dalla quantità di munizionamento e di armi ritrovate nel semestre in esame nel corso delle attività di polizia. Anche in provincia di Enna, i gruppi privilegiano lo spaccio di stupefacenti, al quale viene dato forte impulso anche ricorrendo a canali di rifornimento esterni alla provincia ed a personaggi non necessariamente riconducibili ai sodalizi mafiosi presenti sul territorio.

Altra fattispecie criminale diffusa è l’estorsione, commessa sia secondo il “metodo diretto”, pretendendo dagli imprenditori locali una sorta di “messa a posto” per evitare danni ulteriori, sia imponendo forniture di beni e servizi. Strettamente collegato alle estorsioni è il reato di usura, difficilmente denunciato dalle vittime, di cui danno comunque atto diverse attività investigative concluse nel semestre.

Significativo anche il fenomeno dei danneggiamenti di immobili ed altri beni, con i quali le consorterie intendono manifestare la loro pressione sul territorio: nel primo semestre del 2018 sono stati segnalati episodi di danneggiamento, di cui 23 mediante incendio; questo tipo di danneggiamento è stato, in particolare, perpetrato a danno di agricoltori. In una provincia a vocazione prettamente agricola, infatti, negli ultimi anni si è osservato il fenomeno dell’acquisizione, in modo più o meno forzato, dei terreni, sia produttivi che temporaneamente incolti, al fine di poter accedere ai finanziamenti per lo sviluppo delle aree rurali.

Si comprende, quindi, l’interesse della criminalità organizzata per i beni fondiari e per gli incentivi finanziari correlati all’imprenditoria agricola e zootecnica. Quanto sopra assume ancor più significato, alla luce del fatto che il settore dell’edilizia appare, negli ultimi anni, fortemente ridimensionato, con un sensibile calo degli appalti per opere pubbliche e la contrazione dei finanziamenti ad esse associati. Nell’ambito della prevenzione degli appalti pubblici dal pericolo di infiltrazione mafiosa, l’attività dei Gruppi interforze, costituiti presso la Prefettura, ha prodotto 8 provvedimenti interdittivi a carico di altrettante società, per la maggior parte operanti nel settore agricolo, con sede ad Enna e provincia.

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Francesco Piccolo

Giornalista professionista, direttore del network L'Occhio che comprende le redazioni di Salerno, Napoli, Benevento, Caserta ed Avellino. Direttore anche di TuttoCalcioNews e di Occhio alla Sicurezza.

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