Donna italiana rapita e stuprata a Malta. Dopo alcuni anni, uno degli aggressori è stato condannato ad 8 anni di carcere.
Donna italiana rapita e stuprata a Malta, condannato uno degli aggressori
Giustizia è fatta. I fatti risalgono al marzo del 2013. La vittima è una ragazza italiana residente a Valletta e allora ventunenne, che chiameremo V. (le sue generalità non sono state rivelate).
V. stava tornando a casa alle 2 di notte da una serata domenicale trascorsa a Paceville. Era stata lì in compagnia del fratello, della di lui fidanzata e di un altro parente, ma aveva deciso di tornare sola.
In vista delle mura di Valletta, a pochi passi dal Monumento per l’Indipendenza a Floriana, V. viene affiancata da una Kia Mentor con quattro uomini a bordo, tutti cittadini somali. La ragazza viene prelevata di peso e portata via. Cerca di chiamare il fratello, ma il cellulare le viene sottratto.
Uno dei quattro decide di lasciare il gruppo, in disaccordo. All’altezza del semaforo del cimitero di Addolorata V. cerca di scendere dalla macchina per scappare. A quel punto uno dei tre uomini l’afferra per la gola e le urla: «Italiana ora muori!». La macchina termina la sua corsa vicino al Centro di accoglienza di Hal Far.
Gli uomini iniziano a discutere tra di loro, e a quel punto V. consegna ai suoi rapitori l’anello di fidanzamento, l’unico oggetto di valore che ha con sé, sperando sia sufficiente. Un altro uomo lascia il gruppo, ben sapendo quale sarà la conclusione della serata.
A quel punto i due uomini rimasti, identificati dalla polizia in Liban Hussein Mohamud e Abdiraman Abukar, stuprano ripetutamente la ragazza.
Terminata la violenza l’abbandonano in mezzo alla strada e ripartono. La ragazza raggiunge a piedi lo stabilimento della Playmobil dove viene soccorsa da un guardiano notturno.
Arrestati poco dopo il fatto, Liban Hussein Mohamud e Abdiraman Abukar, entrambi di 26 anni e residenti a Floriana, si dichiarano innocenti all’udienza preliminare, e vengono rinchiusi in attesa di giudizio presso il carcere di Corradino. La libertà su cauzione viene negata data la natura particolarmente odiosa del crimine e le numerose testimonianze, inclusa quella di V. Inoltre i due sono recidivi e hanno già violato i termini di precedenti condanne con la condizionale.
Un mese fa, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”in un’udienza a porte chiuse Liban Hussein Mohamud ha cambiato la sua dichiarazione iniziale, proclamandosi colpevole di violenza, stupro, resistenza all’arresto e guida senza patente e assicurazione. Per lui il rito abbreviato con la condanna a otto anni e mezzo, di cui cinque già scontati, e una multa di 2329 euro.