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Manovra, il Governo pone la fiducia alla Camera: domani il voto

Il voto finale al provvedimento è previsto verso le 6 del mattino del 24 dicembre

Il governo ha posto la fiducia sul testo della manovra economica nell’aula della Camera, l’iter parlamentare ripartirà domani con le votazioni. Per domani alle 20.30 è previsto il voto di fiducia alla Camera: le dichiarazioni di voto si svolgeranno a partire dalle 19. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Il voto finale al provvedimento è previsto verso le 6 del mattino del 24 dicembre, vigilia di Natale. A quel punto la manovra sarà inviata al Senato per l’ultimo e definitivo passaggio parlamentare.

Manovra, il Governo pone la fiducia alla Camera

Sulla Manovra il governo ha deciso di porre la fiducia alla Camera. Durante l’Assemblea di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha annunciato che il governo ha deciso di porre la fiducia alla Camera. Al termine della seduta si terrà la conferenza dei capigruppo. Dovrà decidere sul prosieguo dei lavori dell’Assemblea.

I punti più controversi

Sulla Manovra l’ultimo scontro si consuma sull’emendamento da mezzo miliardo per i Comuni che viene stralciato per mancanza di coperture tra le proteste delle opposizioni. A far discutere anche il bonus per i diciottenni. Norma bandiera del governo Renzi e rivista e corretta dal ministro Gennaro Sangiuliano ma sulla quale la Ragioneria chiede una puntualizzazione necessaria a specificare il destino dei nati nel 2004 che riceveranno il bonus nel 2023 e dunque con l’attuale normativa.

Giorgia Meloni sostiene che la Manovra si può sempre migliorare ma non c’è stata “alcuna catastrofe” come si aspettavano i gufi. E quello che manca all’Italia è proprio “l’ottimismo”, quella “fiducia nelle istituzioni” che, negli obiettivi del governo, sarà recuperata nei prossimi 5 anni dice il presidente del Consiglio. Che assicura “con il sangue” che l’Italia non prenderà mai il Mes.

Finora nessuno lo ha mai preso perché ha “condizionalità troppo stringenti” ed è “un credito privilegiato, il primo da restituire”. Quello che sarebbe da fare, quindi, sarebbe capire se si può trasformare “in uno strumento utile” anziché “un cappio”. Questione sulla quale si dice pronta a parlare con il direttore del Mes, anche se oramai in apparenza si sarebbe fuori tempo massimo.

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