Cronaca

Matteo Concetti morto suicida in carcere ad Ancona: il dolore della mamma: “Ammazzato dallo Stato”

Matteo Concetti aveva 23 anni ed è morto suicida il 5 gennaio nel carcere di Ancona. Il ragazzo, con problemi psichiatrici, aveva manifestato il proposito di togliersi la vita. Il 23enne è stato trovato impiccato nella cella di isolamento nella quale era stato rinchiuso per motivi disciplinari.

Matteo Concetti morto suicida in carcere ad Ancona: aveva 23 anni

La famiglia di Matteo Concetti è pronta a denunciare il penitenziario di Ancona: “Abbiamo chiesto aiuto, nessuno ci ha ascoltato, Lo Stato me lo ha ammazzato”.

Matteo Concetti soffriva di una patologia psichiatrica e solo poche ore prima di togliersi la vita aveva avuto un colloquio con la madre: le aveva detto di stare male, chiedendo disperatamente di non tornare in isolamento.

L’ultimo incontro di Matteo con la madre

A La Repubblica, la madre di Matteo racconta del loro ultimo incontro: “Mamma, mi devi portare fuori di qui. Non ce la faccio più. Devi chiamare Ilaria Cucchi, qua mi fanno fare la fine di Stefano. Se solo gli avessi dato ascolto quindici giorni fa, chissà, forse sarei riuscita a portarlo fuori da quell’inferno dove me l’hanno ucciso Cucchi l’ho chiamata ma solo venerdì, poche ore prima che Matteo si uccidesse”.

“Mio figlio – racconta ancora la donna – aveva un disturbo psichiatrico accertato, era bipolare, in carcere non ci poteva stare. Tantomeno in isolamento, senza nessuno che lo controllasse, impaurito e agitato com’era. Venerdì mattina, nell’ultimo colloquio che abbiamo avuto, lo ha detto a me e a suo padre davanti alle guardie e a un avvocatessa: ‘Mamma, mi ha detto, se mi riportano giù in isolamento mi impicco’. Io ho chiesto aiuto a tutti, nessuno mi ha dato ascolto e hanno lasciato che si suicidasse. Ho chiesto rassicurazioni alle guardie, le ho implorate che non lo lasciassero solo. Ho chiesto aiuto all’infermiere che era venuto per dargli una terapia che non gli hanno invece voluto far prendere, ho chiesto di poter parlare con il medico. ‘Oggi non c’è nessuno, non possiamo aiutarla’, mi hanno risposto. Ho chiamato il cappellano, gli avvocati, il tutore che gli era stato nominato. Nessuno mi ha ascoltato. ‘C’è il weekend di festa, poi ne parliamo’”.

“Quando sono entrata in carcere mi hanno fatto togliere la cintura del cappotto. E lui invece è riuscito a impiccarsi in cella. Come è possibile? Ma adesso denuncio tutti. Denuncio il carcere e lo Stato che me lo ha ammazzato”, conclude la donna.

Il commento di Ilaria Cucchi

“Matteo era detenuto nel carcere di Ancona. Quando sua mamma mi ha scritto, era ancora vivo, ma minacciava di suicidarsi. Ieri, a distanza di poche ore, Matteo ha dato seguito alle sue parole, si è tolto la vita.” Scrive Ilaria Cucchi su Facebook. “Era afflitto da problemi psichiatrici. Come tanti altri detenuti, se la passava male, la struttura in cui era rinchiuso lo soffocava. Era in isolamento, ci era finito per un procedimento disciplinare. Lo Stato, nel momento in cui era chiamato a fare sentire tutta la sua presenza e la sua cura, l’ha abbandonato. Isolandolo.

Quello che è successo a Matteo è di una gravità inaudita. – prosegue la donna – Quando ho sentito sua mamma, dopo la sua morte, al telefono, non sono riuscita che a dire altro se non che mi dispiace e che farò il possibile affinché vengano accertate le responsabilità della sua morte. Non basta, non basterà mai. Però glielo devo, glielo dobbiamo. Perché quello che è successo a Matteo, è anche una nostra responsabilità. Perché quello Stato, lo Stato che ha isolato Matteo nel momento del bisogno, quello che non lo ha assistito e ha calpestato i suoi diritti, siamo tutti noi.

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