Curiosità

Lo scrittore Maurizio de Giovanni replica a Libero e difende Napoli “Atteggiamento bestiale”

Lo scrittore Maurizio de Giovanni replica al titolo di Libero e difende Napoli con un lungo post su Facebook. L’autore de I bastardi di Pizzo Falcone si scaglia contro l’ennesima provocazione del giornale e attacca “Atteggiamento discriminatorio ottuso, bestiale e imbecille”.

Lo scrittore Maurizio de Giovanni contro Libero in difesa di Napoli

Esistono due tipi di atteggiamento discriminatorio nei confronti di questo popolo e di questa città.
Uno è quello ottuso, bestiale e imbecille dei cori da stadio: l’espressione informe e incolta di una massa vile e ignorante, che muggisce da mandria, cullata dall’anonimato del gregge, da una curva. Questo atteggiamento non merita risposta, tanto è implicito in se stesso il non senso di quegli slogan e di quei disarticolati, assurdi ritornelli.

L’altro, ben più grave e pericoloso, è quello reiterato da questo ignobile giornale tenuto in piedi, è bene ricordarlo, da fondi pubblici ai quali tutti noi contribuiamo.

Lo so, amici miei: mi direte che è sbagliato dare rilevanza e pubblicità a questi titoli, i quali difficilmente in altro modo arriverebbero all’attenzione della gente. Mi direte che non vale la pena, citerete proverbi sull’acqua e il sapone e la testa dell’asino. Ma a volte il fegato si fa sentire più del cervello, quindi mi perdonerete se reagisco di fronte all’ennesima manipolazione dell’informazione che provoca l’ennesimo uso errato di carta e inchiostro degni di miglior sorte.

Stavolta basta una fotografia a prospettiva schiacciata e una di un vicolo preso dall’alto per dire che “è in atto a Napoli e Palermo un suicidio di massa”, che “De Luca ha ragione, ci vuole il lanciafiamme” (frase astratta dal contesto in cui è stata pronunciata, il governatore voleva dire tutt’altro come ben sa chi lo ha ascoltato in diretta), che “c’è un mercato di pastiere e pizze clandestine” (!!!), che se non contiamo i morti a decine di migliaia “è solo per un miracolo di San Gennaro e Santa Rosalia”.

Sarebbe facile far presente che in un vicolo largo sei metri e lungo cento abitano centinaia di nuclei familiari, e che quindi una persona per famiglia che scende a fare la spesa (possiamo, sì? O dobbiamo fare turnazioni alfabetiche?) crea forzatamente una prossimità diversa che in una grande strada padana; che la risposta della popolazione della città è stata invece di grande senso civico, al di là di ogni aspettativa; che nessuno commercia clandestinamente in pizze e pastiere, e che certe notizie andrebbero provate e controllate.

E sarebbe semplice dire che tutto questo è invece dimostrato da quella che per ora (e facendo ogni tipo di scongiuro, alla maniera nostra) è una situazione ampiamente sotto controllo, con numeri bassissimi sia di contagiati che di ricoverati in rapporto alla popolazione.

Sarebbe semplice dire che la vituperata sanità campana ha dato una risposta più che eccellente all’emergenza, come dimostrato dall’attenzione e dalle inchieste delle televisioni straniere; così come purtroppo, e sottolineo purtroppo, non sembra sia accaduto altrove, dove l’iniziale sottovalutazione dell’epidemia ha creato il successivo moltiplicarsi dei contagi (milanononsiferma, bergamononsiferma eccetera).

Sarebbe semplice dire che anzi l’eccellenza medica campana ha dato un importante contributo alle linee di combattimento della malattia, come il mal digerito (da certi colleghi del nord, che hanno avuto scomposte reazioni anche in TV) prof. Ascierto che continua a registrare dimissioni e guarigioni con la sua terapia.

Sarebbe semplice far presente che le istituzioni locali hanno messo in campo rigide misure, perfettamente recepite dalla popolazione in tempi assai antecedenti quelle adottate anche nelle zone più colpite.

Sarebbe semplice rilevare il fastidio ignorante di politici che adombrano un minor numero di tamponi fatti da queste parti, fingendo di dimenticare che esistono delle regole per le quali quest’indagine viene fatta e sono regole determinate a livello nazionale.

Sarebbe semplice rilevare che non c’è stata una parola che non fosse di sostegno, di accorata partecipazione e di sincero dolore per le popolazioni colpite da questa pestilenza maledetta, e tacitiamo il fastidioso pensiero che forse così non sarebbe stato a parti invertite.

E soprattutto sarebbe semplice richiamare gli organi d’informazione a un atteggiamento più corretto e solidale, in un momento in cui tutto serve tranne alimentare spaccature e divisioni: e che un popolo come questo, pur vivendo in una situazione urbanistica tutt’altro che adatta al distanziamento sociale, è riuscito e riesce a tenere a bada un contagio che si temeva avrebbe fatto decine di migliaia di morti. Evitando di scrivere falsità e di ridicolizzare tradizioni culturali che con dolore stiamo responsabilmente accantonando.

Ma in quel caso sì, avreste ragione. Sprecheremmo acqua e sapone, e tanta amuchina. Tutta roba degna di miglior sorte, come quella carta e quell’inchiostro.



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