Cronaca

Milano, abuso a Cascina Gobba: il selfie davanti al Duomo che ha incastrato il violentatore

L’egiziano, 31 anni, era sbarcato a Lampedusa a maggio

Milano, violenza a Cascina Gobba: il selfie davanti al Duomo che ha incastrato il violentatore. L’egiziano 31enne arrestato per lo stupro di una 25enne lavoratrice dell’ospedale San Raffaele di Milano è sbarcato a Lampedusa tra il 10 e l’11 maggio.

Milano, violenze a Cascina Gobba

Come riporta “Il Corriere della Sera“, sono giorni in cui sull’isola arrivano più di 1.400 migranti in poche ore. Su uno di quei barconi c’è anche Masoud che dopo essere stato trasferito nell’hotspot di Lampedusa viene fotosegnalato e identificato con il nome di “Abdelshafi Haysem Mahmoud”.

Racconta di essere fuggito dall’Egitto, di aver attraversato il Mediterraneo insieme ad altri connazionali e di fuggire dalle repressioni del governo del Cairo.  Il Viminale gli assegna il codice identificativo “064BSVV”, una sorta di identità provvisoria per i migranti.

I poliziotti della Mobile partono da un’altra immagine, quella del profilo Whatsapp associato al numero di telefono che potrebbe appartenere all’autore della violenza del 9 agosto, quando la 25enne viene aggredita all’alba e stuprata in un canale mentre lungo un sentiero sta raggiungendo il posto di lavoro.

Un selfie scattato con il telefonino dove Masoud, di fronte alla facciata del Duomo, indossa una maglietta nera. Il 24 agosto, mentre già i poliziotti diretti da Marco Calì sospettano di lui e lo stanno monitorando, il 31enne si presenta di nuovo all’ufficio immigrazione per completare la richiesta di asilo.

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