Cronaca

Mongolia, mangia carne di marmotta con gli amici: ragazzino di 15 anni muore di peste bubbonica

In Mongolia un ragazzino di 15 anni è morto di peste bubbonica dopo aver mangiato carne di marmotta. Il 15enne aveva consumato la carne in compagnia di alcuni amici.

Mongolia, ragazzino morto di peste bubbonica: aveva mangiato carne di marmotta

Come spiegato dal Centro Nazionale delle Malattie Zoonotiche, il giovane avrebbe manifestato febbre alta dopo aver consumato la carne insieme ad altri coetanei ed è deceduto dopo tre giorni. Ora sono state messe in isolamento decine di persone che hanno avuto contatti con lui.

La peste bubbonica

La peste bubbonica è una infezione batterica che si sviluppa e si concentra prevalentemente nel sistema linfatico. La trasmissione nell’uomo può avvenire attraverso la puntura delle pulci dei ratti (come la Xenopsylla cheopis), o tramite il morso dei ratti stessi o di altri roditori infetti, inoculando così attraverso la cute il bacillo Y. pestis. La pulce dell’uomo ed i pidocchi, in forma minore, permettono di trasmettere la peste bubbonica anche da uomo a uomo. Una volta entrato nell’organismo, il bacillo si diffonde nei linfonodi più vicini, solitamente quelli ascellari o inguinali.

Insorge violentemente dopo un periodo di incubazione da 2 a 12 giorni. Si presenta con febbre alta, cefalea, grave debolezza, disturbi del sonno, nausea, fotosensibilità, dolore alle estremità, vomito e, specie nella fase più avanzata, può esservi coinvolgimento dell’encefalo causando delirio. Tra i primi segni si può formare una pustola o necrosi che interessa la superficie cutanea nell’area della puntura dalla pulce infetta. È possibile talvolta la formazione di petecchie, diffuse su una porzione vasta di superficie corporea, generalmente in modo asimmetrico o irregolare. Le manifestazioni cutanee non sono sempre presenti né specifiche. L’aspetto clinico più caratteristico della malattia è l’ingrossamento di uno o più linfonodi, i più prossimi al luogo delle punture della pulce (che è più frequentemente la zona inguinale e quella ascellare). Il linfonodo si infiamma formando un bubbone, cioè un rigonfiamento edematoso il cui interno evolve formando un accumulo emorragico e necrotico. Ciò è la conseguenza del fatto che il batterio Y. pestis continua a sopravvivere anche dopo essere stato fagocitato dai leucociti e si accumula all’interno del linfonodo, riproducendosi e producendo tossine beta-bloccanti e in grado di bloccare alcune risposte immunitarie.

Nei casi gravi, l’infezione si propaga nell’organismo, dando luogo alla peste setticemica descritta sotto, provocando insufficienza cardiocircolatoria, necrosi che solitamente partono dalle dita di mani o piedi per poi espandersi lentamente, complicazioni renali o emorragie interne. In assenza di cure, la malattia può evolvere verso questa fase e portare facilmente alla morte. Alternativamente, nei casi meno gravi, la febbre cessa dopo circa due settimane e i bubboni espellono pus sgonfiandosi e formando una cicatrice.


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