Cronaca

Condanna a 30 anni per l’infermiera killer di Saronno, Laura Taroni

Taroni era coinvolta nella vicenda di Leonardo Cazzaniga, medico condannato per la morte di 12 pazienti

Dalla relazione malata con il “dottor Morte”, Leonardo Cazzaniga, agli omicidi del marito e della madre: la vicenda umana e processuale di Laura Taroni, condannata a 30 anni per omicidio.

Morti all’ospedale di Saronno: condannata a 30 anni l’infermiera Laura Taroni

Con la sentenza di oggi, viene messa la parola “fine” all’inchiesta “Angeli e Demoni”, condotta dalla Procura di Busto Arsizio: le indagini ruotavano attorno a Leonardo Cazzaniga, ex vice primario, e Laura Taroni, ex infermiera, entrambi in servizio all’ospedale di Saronno. Per entrambi l’accusa è di omicidio: negli anni, infatti, avrebbero eliminato 15 persone: dodici di pazienti in corsia e tre di familiari (il marito, la madre, il suocero) della donna. Per 12 di queste morti Cazzaniga è stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario e condannato all’ergastolo più 3 anni di isolamento diurno.

Conferma della sentenza

La Corte d’Assise d’appello di Milano ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione per Laura Taroni, ex infermiera dell’ospedale di Saronno, imputata per aver somministrato cocktail di farmaci letali a suo marito nel 2013 e a sua madre nel 2014. La sentenza è arrivata nel processo di secondo grado ‘bis’ dopo che la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna a 30 anni in abbreviato.

Una relazione malata

Taroni, per l’accusa, avrebbe commesso gli omicidi nell’ambito della sua relazione “criminosa e sentimentale” con l’ex vice primario Leonardo Cazzaniga, condannato all’ergastolo in primo grado per la morte di 12 pazienti. L’ex viceprimario ha semrpe sostenuto di avere agito “nel tentativo di rendere dignitosa la morte per morti indegne, volente e disumane” e quella della procura e degli avvocati di parte civile secondo i quali il medico uccise per “delirio di onnipotenza”, scegliendo una terza via non accettabile tra l’accanimento terapeutico e l’abbandono del paziente. Lo stesso Cazzaniga si è sempre definito angelo della morte“.

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