Cronaca

Addio a Philippe Daverio: lo storico dell’arte è morto nella notte

È morto all’età di 71 anni Philippe Daverio, storico dell’arte. Il decesso è avvenuto nella notte tra l’1 ed il 2 settembre all’Istituto dei tumori di Milano. A darne notizia è stata Andree Ruth Shammah, regista e direttrice del Franco Parenti: “Mi ha scritto suo fratello stamattina per dirmi che Philippe è mancato stanotte”.

È morto Philippe Daverio, chi era lo storico d’arte e volto noto della tv

Philippe Daverio è stato uno storico dell’arte, docente, saggista, politico e personaggio televisivo italiano con cittadinanza francese. Dopo gli studi in collegio, dove riceve un’educazione ottocentesca, ha frequentato prima la Scuola Europea di Varese e poi ha studiato economia e commercio, senza laurearsi (non scrive la tesi finale pur superando tutti gli esami), alla Bocconi di Milano. Daverio stesso dice: «Io non sono dottore perché non mi sono laureato, ero iscritto alla Bocconi nel 1968-1969, in quegli anni si andava all’università per studiare e non per laurearsi».

Nel 1975 ha aperto la galleria che portava il suo nome “Galleria Philippe Daverio”, in via Monte Napoleone 6 a Milano, dove si occupava prevalentemente di movimenti d’avanguardia della prima metà del Novecento. Nel 1986 viene aperta a New York la “Philippe Daverio Gallery” rivolta all’arte del XX secolo. Nel 1989 apre a Milano in corso Italia 49 una seconda galleria di arte contemporanea.

Come gallerista ed editore ha allestito molte mostre, e pubblicato una cinquantina di titoli, tra i quali ricordiamo: Catalogo ragionato dell’opera di Giorgio De Chirico fra il 1924 e il 1929Catalogo generale e ragionato dell’opera di Gino Severini.

È stato, dal 1993 al 1997, nella giunta Formentini del comune di Milano, dove ricopriva l’incarico di assessore con le deleghe alla Cultura, al Tempo Libero, all’Educazione e alle Relazioni Internazionali.

Nel 1999 è stato inviato speciale della trasmissione Art’è su Rai 3 e nel 2000 è stato autore e conduttore di Art.tù. Dal 2002 al 2012 esce la serie Passepartout su Rai 3, programma d’arte e cultura, seguito poi da Il Capitale. Nel 2011 per Rai 5 conduce Emporio Daverio, una proposta di invito al viaggio attraverso l’Italia.

Ha collaborato con riviste e quotidiani come PanoramaVogueLiberalAvvenire, Il Sole 24 Ore, National Geographic, Touring Club, L’architetto e QN Quotidiano Nazionale.

Le pubblicazioni

Con la casa editrice Rizzoli ha pubblicato nel 2011 il libro Il museo immaginato, nel 2012 Il secolo lungo della modernità, nel 2013 Guardar lontano veder vicino e a fine 2014 Il secolo spezzato delle avanguardie. Per la stessa casa editrice sono usciti nel 2015 i volumi La buona stradaL’arte in tavola e Il gioco della pittura.

È stato coinvolto da Vittorio Sgarbi nella sua giunta del comune di Salemi come bibliotecario. Ha insegnato storia dell’arte presso la IULM di Milano, e storia del design presso il Politecnico di Milano, e fino al 2016 ha ricoperto l’incarico di professore ordinario di disegno industriale presso l’Università degli Studi di Palermo.

Nel 2008 è stato chiamato dal regista Pier Luigi Pizzi ad interpretare il narratore Njegus nell’operetta La vedova allegra di Franz Lehár, in scena al Teatro alla Scala. Nel 2009 presenta lo spettacolo Shock, balletto sulla catarsi dei vizi capitali, ideato e diretto da Andrea Forte Calatti, in scena al Teatro degli Arcimboldi.

Nelle amministrative 2009 si candida consigliere provinciale di Milano nella lista civica di Filippo Penati. Nel 2010 viene designato dal sindaco di Palermo come consulente per la Festa di Santa Rosalia: durante la celebrazione ha però un alterco verbale con alcuni contestatori e subito dopo si dimetterà dal suo ruolo. Nel mese di settembre del 2010 è stato nominato Direttore del Museo del Paesaggio di Verbania, sul Lago Maggiore, ma si dimetterà polemicamente dopo soli due mesi. Dal 2004 tiene ogni anno una conferenza estiva presso l’agriturismo Colonos di Villacaccia di Lestizza in provincia di Udine.

Nel 2011, in concomitanza dei festeggiamenti per il 150º anniversario dell’Unità d’Italia, fonda il movimento d’opinione Save Italy. Il movimento, privo di una struttura organizzativa, si propone di sensibilizzare intellettuali e cittadini di ogni provenienza geografica (“la denominazione inglese serve a testimoniare che il patrimonio culturale dell’Italia non appartiene solo agli italiani ma al mondo intero, anche perché il latino si studia oggi molto più a Oxford che a Pavia”, ha dichiarato Daverio in una delle sue conferenze) alla salvaguardia dell’immensa eredità culturale dell’Italia.


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