Curiosità

La Napoli celata: le gallerie e i cunicoli sotterranei

Napoli sotterranea è l’area che si cela nel sottosuolo della città di  Napoli. La città dei “vic’ e vicariell” (vicoli e vicoletti) che vediamo oggi, infatti, poggia le sue fondamenta su un’antichissima rete di strade sotterranee: i cunicoli scavati dai Greci quando iniziarono a estrarre il tufo dal sottosuolo per rafforzare le mura della città.


Napoli-Sotterranea


Napoli sotterranea: tra storie e leggende del sottosuolo

I passaggi sotterranei, conosciuti come Napoli sotterranea, creati dai Greci per estrarre il tufo, furono ampliati, in epoca romana, e adattati per raccogliere l’acqua piovana, realizzando così un acquedotto che servirà a portare acqua alle case napoletane fino al 1885. Soltanto dopo ondata di colera si decise di abbandonare il vecchio sistema per portare acqua potabile nelle abitazioni.

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La storia e l’uso delle gallerie oggi

Nel corso dei secoli la vita sotterranea di Napoli è stata in fermento quasi quanto quella in superficie. Le gallerie sottostanti Napoli sono state usate, nel corso dei secoli, in diversi modi. Nate in seguito all’estrazione di tufo per la costruzione della città, sono state poi adibite ad acquedotto, senza però cessare di essere utilizzate come cave.

In seguito alla grande espansione della città durante il regno degli Angioini, furono emanate una serie di leggi che proibivano di trasportare in città materiale da costruzione. Tali misure si resero necessarie per evitare l’espansione incontrollata delle costruzioni. Utilizzando dei pozzi già esistenti, si ampliarono le cisterne sottostanti ricavando così altro tufo destinato alle costruzioni. Il perpetuarsi di questa attività ha fatto sì che oggi la città si erga su una superficie convessa, determinando una fragilità diffusa delle strade, specie in alcuni punti, in cui durante i giorni di forte pioggia, si aprono ripetute voragini.


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Da cave a rifugi

La zona sotterranea è stata modificata ulteriormente per ospitare la popolazione durante i bombardamenti. Durante gli anni della guerra, circa 4mila persone popolarono i sotterranei della città, aspettando il termine del conflitto bellico per far ritorno alla vita. La distruzione, però, causata dalla guerra presentò uno scenario sconvolgente alla popolazione che abbandonò la città natale. I bombardamenti avevano distrutto buona parte della città. Nella ricostruzione la mancanza di mezzi di trasporto fu risolta gettando i detriti negli antichi pozzi.

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Le leggende della Napoli sotterranea

Uno dei personaggi più famosi del folklore napoletano è il “monaciello”. Nella credenza popolare era lo spirito che abitava le costruzioni di Napoli. Se l’abitante della casa risultava simpatico al “monaciello”, questo poteva far trovare soldi nei cassetti o nelle giacche appese all’ingresso. Ma se per caso si offendeva lo spirito, dimostrando poca devozione o asserendo di non credere agli spettri, la vendetta del “monaciello” era inevitabile. La nascita del mito del “monaciello” in realtà, è da ricondurre all’attività dei pozzari, uomini che vivevano nei sotterranei e che gestivano l’approvvigionamento dei pozzi. Si muovevano nelle gallerie con estrema agilità ed erano i padroni incontrastati del sottosuolo. A causa dell’altissimo tasso di umidità, erano costretti a lavorare con un mantello che coprisse anche il capo, dandogli l’aspetto di monaci francescani, da cui il soprannome di “monaciello”. I pozzari potevano accedere alle case dei cittadini direttamente dai pozzi e sfruttavano questa possibilità soprattutto quando le donne erano sole in casa. Senza eccessiva malizia, è facile immaginare che alcune visioni del “monaciello” da parte di mariti rientranti a casa, fossero ben più che reali.



Napoli-Sotterranea-museo


Informazioni utili

Come arrivare: ci si arriva a piedi dal Centro Storico.  La stazione della metro più vicina per raggiungere Napoli Sotterranea è la fermata Dante della Linea 1.
Orari di apertura: tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00 ad ogni ora. Il percorso dura circa 2 ore.
Costo del biglietto: 9 euro circa.

 

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