Ogni anni a Napoli si registrano 470 reati di minori legati alle armi, mentre gli spazi pubblici per i giovani diminuiscono. I reati d’arma perpetrati da ragazzi sono in aumento. Mentre le istituzioni discutono su come affrontare la situazione, un dato è innegabile: a Napoli ci sono sempre meno luoghi di aggregazione per i giovani.
Napoli, ogni anno 470 reati di minori legati alle armi
Il convegno intitolato «Devianza minorile a Napoli: quali risposte» riflette perfettamente la realtà della città. Quali soluzioni possono essere proposte? Dall’incontro di dibattito organizzato dalla Corte d’Appello di Napoli in collaborazione con l’Arciconfraternita dei Pellegrini, emerge un messaggio chiaro: per trovare risposte concrete e significative – non solo di facciata – è fondamentale avviare un dialogo tra le diverse componenti della società. È essenziale coinvolgere non solo il potere giudiziario ed esecutivo, ma anche il mondo della società civile, dell’educazione e del volontariato.
Dopo l’ondata di violenza che ha colpito in autunno, portando a morti ingiustificate e omicidi per motivi banali, il silenzio che circonda questi eventi rende difficile fare chiarezza. Tuttavia, un fatto è innegabile: ci sono troppe armi da fuoco in circolazione, molte delle quali sono nelle mani di giovani. I dati sono allarmanti: nel distretto di Napoli, i reati commessi da minorenni con l’uso di armi di vario tipo hanno portato all’apertura di 470 procedimenti e 1086 per lesioni gravi e gravissime, come sottolinea la nuova procuratrice del Tribunale per i minorenni di Napoli, Patrizia Imperato. «Nel corso di quest’anno giudiziario, che va da luglio ’23 a giugno ’24, abbiamo registrato 409 procedimenti penali per detenzione di armi, sia proprie che improprie – spiega – e, sebbene non stia parlando specificamente delle armi da fuoco, sono stati 61 i procedimenti per detenzione di armi da fuoco, mentre il resto riguarda coltelli, tirapugni e altri strumenti atti a offendere».
Le parole del procuratore
Il procuratore generale di Napoli, Aldo Policastro, parla di “sconfitta”, ma non riferita ai ragazzi, bensì agli adulti. “La devianza minorile – afferma – è in realtà il riflesso della devianza della società degli adulti. È quest’ultima che propone modelli e stili di vita accessibili solo a chi può permetterseli economicamente. Chi non può raggiungerli, invece, cerca scorciatoie. A Napoli, queste scorciatoie sono sempre le stesse: la camorra e il traffico di stupefacenti”. Il procuratore sottolinea come questa realtà sia alimentata da “una cultura della violenza, della competizione sfrenata e dell’arricchimento a ogni costo. La battaglia per la ricchezza non è un ballo elegante, ma uno scontro che lascia morti e feriti sul campo”.
Il procuratore generale di Napoli, Aldo Policastro, parla di «sconfitta», ma non si riferisce ai giovani, bensì agli adulti. «La devianza minorile – afferma – è in realtà il riflesso della devianza della società degli adulti. Sono gli adulti a proporre modelli e stili di vita che, per chi ha la possibilità di raggiungerli, rappresentano un mercato lecito. Chi non riesce a raggiungerli, invece, ricorre a scorciatoie. Oggi, a Napoli, queste scorciatoie sono sempre le stesse: camorra e traffico di droga, che si alimentano di una cultura di violenza, competizione sfrenata e arricchimento a ogni costo. La lotta per la ricchezza non è una festa, ma una battaglia che lascia dietro di sé morti e feriti».
La presidente del tribunale per i minorenni di Napoli, Paola Brunese, propone un «approccio integrato», focalizzandosi in particolare sui giovani che hanno già scontato una pena. Come afferma il prefetto di Napoli, Michele di Bari, «si tratta di un problema che coinvolge tutti, nessun settore della società è esente». Nel frattempo, le associazioni di volontariato attive sul territorio, inclusi gli scout, evidenziano la carenza di educatori e di spazi adeguati per accogliere i ragazzi. Inoltre, emerge un ulteriore problema: il rapporto tra le famiglie in cerca di supporto e lo Stato.
Pietro Rinaldi, rappresentante della Comunità scout M.A.S.C.I. di Napoli, evidenzia l’importanza di agenzie che si dedicano ai giovani per supportarli in un percorso di crescita alternativo rispetto alla cultura prevalente. «Le famiglie rivestono un ruolo cruciale in questo processo e necessitano di sostegno. Anche la scuola ha un’importanza significativa, ma attualmente è fortemente focalizzata sulla performance e sulla competitività. Al contrario, gli scout pongono l’accento su valori come la convivialità e la vita comunitaria. Un problema fondamentale è la scarsità di spazi: ce ne sono sempre meno, il che rende difficile realizzare esperienze educative positive. È essenziale far sentire la nostra voce per mettere in luce realtà come lo scautismo e altre iniziative presenti in città, sottolineando l’importanza di valorizzarle. È necessario destinare maggiori spazi e risorse a queste attività, affinché possano continuare a svilupparsi e avere un impatto positivo sulla vita dei giovani».