NAPOLI. Visto il grande successo elettorale ottenuto ad Ostia, Lucca e Brescia, CasaPound vuole “prendersi” anche la Campania. Sfida senz’altro ardua, dato che nella regione il partito non hai mai avuto sesquipedale peso in competizioni elettorali. Nel corso delle ultime amministrative a Napoli, per esempio, il simbolo di CasaPound era assente sulla scheda elettorale, e tutte le altre liste facenti capo alla destra radicale hanno ottenuto poco più dell’1% di consensi. La tartaruga, però, a differenza degli altri partiti neofascisti, ha una maggiore capacità di radicarsi sul territorio: solo in Campania conta otto sedi, ed è molto attiva negli atenei e sul web.
Nando Raiola è il coordinatore regionale di CasaPound, candidato alle elezioni politiche del 2013, quando il movimento raccolse lo 0,1%. Le forze dell’ordine a Napoli giudicano i militanti di CasaPound come «ragazzini con la passione politica»; a detta loro, gli incidenti in cui sono coinvolti dipendono sempre dalle provocazioni dei centri sociali di sinistra. Tale prospettiva è stata lanciata anche dal Viminale, che in un documento dell’anno scorso giudicò CasaPound in quanto «forza dinamica e fattiva che tutela le fasce deboli animata da ragazzi capaci di occupare ampi spazi politici richiamandosi al periodo del ventennio».
A differenza di altre città, nessun personaggio di CasaPound, in Campania, si è mai distinto in un qualcosa di pericoloso: a Napoli, i militanti dell’estrema destra proteggono le fasce deboli della popolazione attraverso banchi alimentari per le persone disagiate. Diverso è ovviamente l’approccio sul tema migranti: «prima gli italiani», ma non nel senso biologico della “purezza della razza”: tra le altre cose, CasaPound è affiliata alla Onlus “Solidaritè Identites”, che fornisce protezione alle vittime delle bombe in guerra.
Sezioni sono presenti a Torre Del Greco, Brusciano, Marigliano, Avellino, Sant’Agnello e Salerno. Anche in assenza di sedi fisiche, CasaPound è molto attiva: ad Ischia, per esempio, più volte sono state indette manifestazioni a sostegno dei terremotati.
Con queste ed altre iniziative, il movimento di estrema destra cerca di raccogliere voti: ritenendo il centrodestra troppo morbido, ed avendo abbandonato il progetto comune con Salvini, che non ha rinunciato ad alleanze con partiti di centro, ora i neofascisti correranno da soli. Il primo appuntamento sarà in primavera, quando alle politiche sosterranno Simone De Stefano come candidato premier. Il neosegretario si è reso celebre in seguito al suo arresto per aver rubato una bandiera della UE nella sede capitolina dell’Unione europea. La soglia di sbarramento al 3% sembra fattibile, ma è soprattutto alle comunali che vogliono sbaragliare, togliendo voti alla sinistra radicale vicina al sindaco De Magistris. Giovanissimi i candidati, da Giuseppe Savuto a Vincenzo Iorio, passando per Emmanuela Florino, figlia dell’ex senatore missino.