Cronaca Napoli, Napoli

Detenuto torna in carcere con pezzi di fumo dopo un permesso premio

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NAPOLI. Un 41enne napoletano è tornato in carcere dopo un permesso premio ottenuto per buona condotta. Fin qui, nessuna novità. Tuttavia il detenuto è stato tradito da un nervosismo che ha attirato le attenzioni del personale della polizia penitenziaria. Pur non avendo trovato nulla in seguito alle perquisizioni di rito, gli agenti hanno deciso di trasportare l’uomo all’ospedale locale, nei pressi di Bellizzi Irpino.
Dagli accertamenti è stato scoperto che l’uomo aveva ingerito tre pezzi di “fumo” incellophanati. Per questo gli agenti hanno sorvegliato il detenuto partenopeo fino al momento in cui non ha espulso naturalmente la droga dal suo organismo. Anche in questo caso, sono stati poi effettuati ulteriori verifiche in ospedale.

 

L’allarmante situazione nei carceri italiani

 

«Questo ennesimo rinvenimento di stupefacente destinato a detenuti, scoperto e sequestrato in tempo dai baschi azzurri di Ariano Irpino, – commenta Donato Capece, segretario generale del Sindacato Agenti Polizia Penitenziaria Sappe – evidenzia una volta di più come sia reale e costante il serio pericolo che vi sia chi tenti di introdurre illecitamente sostanze stupefacenti in carcere. Ogni giorno la Polizia Penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane si diffonda uno spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti».

«L’hashish, la cocaina, l’eroina, la marijuana e il subutex – una droga sintetica che viene utilizzata anche presso il Sert (servizi per le tossicodipendenze) per chi è in trattamento – sono quelle che più diffuse e sequestrate dai baschi azzurri. Ovvio che l’azione di contrasto, diffusione e consumo di droga in carcere vede l’impegno prezioso della Polizia Penitenziaria che per questo – spiega Capece – si avvale anche delle proprie unità cinofile. Questo fa comprendere come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale. Questo deve convincere sempre più sull’importanza da dedicare all’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari, come ad esempio le attività finalizzate a prevenire i tentativi di introduzione di droga in carcere, proprio in materia di contrasto all’uso ed al commercio di stupefacenti».

Inoltre Capece coglie l’occasione per denunciare un’altra allarmante situazione che si verifica in carcere: «Ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella mentre ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria».

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