Durante il blitz dei giorni scorsi, la sparizione di 7 chili di cocaina ha portato all’arresto di Vincenzo Sacchettino, il Danielino della serie Gomorra. A mettere nei guai il giovane, permettendo agli investigatori di scoprire una rete di spacciatori al dettaglio tra le province di Napoli e Caserta, le rivelazioni di Domenico Feola, ossia l’uomo che aveva l’incarico di custodire lo stupefacente nel suo garage.
Arrestato il Danielino di Gomorra per la sparizione di 7 chili di cocaina
Domenico Feola aveva l’onere di custodire la cocaina nel suo garage. Un incarico preso dall’uomo a causa di stringenti difficoltà economiche, come da lui stesso confessato, e che l’avrebbe spinto a richiedere l’aiuto di Salvatore D’Ambrosio, uno degli indagati. Compito che però l’avrebbero ben presto portato ad avere uno scontro con la moglie che, resasi conto di ciò che il marito aveva fatto, avrebbe buttato lo stupefacente. Episodio che avrebbe portato seri guai all’uomo visto che l’organizzazione che distribuiva la ‘roba’ era riconducibile al clan Silenzio di San Giovanni a Teduccio e in particolare a Mariglen Lazri, braccio destro del boss Franco Silenzio.
La dichiarazione di Feola
La paura dunque avrebbe spinto l’uomo a parlare temendo ripercussioni per sé e per la propria famiglia: Dichiarazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Simone Farina: “Circa due mesi fa, litigai con mia moglie che accortasi del tutto era scesa in garage ed a mia insaputa aveva buttato sette buste con all’interno la sostanza stupefacente, cioè sette chili. Lei mi riferì di aver buttato tutto nell’immondizia. Quando mia moglie mi riferì di aver buttato lo stupefacente inizialmente non le diedi credito. Dopo alcuni giorni effettivamente vidi che lo stupefacente era sparito.
Così dovetti raccontare tutto a Salvatore, il quel subito si attivò per recuperare la rimanenza dello stupefacente, che circa venti giorni fa è stato prelevato da due soggetti giunti a bordo di due diverse auto. Durante quell’incontro si presentarono due albanesi, entrambi magri, senza capelli e con la barba, i quali mi dissero di rivolere lo stupefacente mancante o la somma di tutto ossia trentacinquemila come risarcimento. Nel caso non avessi ottemperato alla loro richiesta mi avrebbero ammazzato gettandomi in un pozzo. Ho paura per me e per la mia famiglia perché sono a conoscenza che geli albanesi lavorano per conto di un clan napoletano della zona di San Giovanni a Teduccio che se non ricordo male è denominato clan Silenzio”.
Le contestazioni al gruppo dei Sacchettino
Tra le contestazioni nei confronti dei sette arrestati anche una tentata estorsione, collegata alla sottrazione di alcuni chili di hashish da un carico di un quintale, nascosto nel territorio di Orta di Atella. Gli indagati sono stati incastrati dai telefoni.
I cellulari sono stati messi sotto controllo e, da quelle chiacchiere, sono emersi ruoli, modalità, tempi e luoghi delle richieste e delle consegne di droga che veniva distribuita al dettaglio tra Giugliano e la provincia di Caserta. Centinaia di conversazioni brevi, della durata compresa tra i dieci e i quaranta secondi, hanno consentito agli investigatori di venire a capo del giro di spaccio e dare un nome e un volto ai presunti responsabili.
È iniziata quindi un’attività di pedinamento e sono iniziati i sequestri che hanno fatto emergere che la quantità di droga ceduta era esigua. Poco e spesso, questa era la chiave. Addosso ai pusher trovate non più di venti dosi da un terzo di grammo ogni volta. Le cessioni, di contro, erano tantissime.
Con il padre Pasquale e il fratello Raffaele costituiva una banda di spacciatori che si muoveva tra le province di Napoli e Caserta. Vincenzo Sacchettino, il giovane che aveva interpretato Danielino nella prima stagione di Gomorra – La serie, è finito in manette nell’ambito di un’indagine dei carabinieri di Aversa.