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La lunga fuga per il coronavirus: un autobus da Prato a Pompei per tornare a casa

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Cinquecento chilometri: tanti ne ha percorsi un autobus con diciassette persone a bordo, partito da Prato e diretto a Pompei per tornare a casa. Una fuga del coronavirus che è stata scoperta dai carabinieri all’arrivo del bus a Pompei. La domanda che molti residenti si sono fatti è: come ha fatto l’autobus a percorrere cinquecento chilometri senza incappare in controlli? Un quesito a cui risponderanno i carabinieri, a seguito delle indagini già avviate.

In autobus da Prato a Pompei per fuggire dal coronavirus

L’autobus è arrivato a Pompei alle 22.55 dell’altra sera. I residenti hanno visto arrivare un autobus di una linea privata in piazza Falcone e Borsellino. Dal pullman sono scesi in tutta fretta uomini e donne, poi saliti con altrettanta fretta a bordo di automobili che erano lì ad aspettarli da tempo. Il pullman, poi, si è allontanato.

L’allarme sui social

L’allarme per l’arrivo del bus è scattato sui sociale, il panico si è diffuso e la notizia è arrivata alla stazione dei carabinieri, guidata dal maresciallo maggiore Angelo Esposito che ha disposto gli immediati accertamenti. Le indagini lampo hanno consentito ai militari di identificare la società titolare dell’autobus che ha dovuto fornire l’elenco completo dei passeggeri che dalla Toscana sono arrivati a Pompei senza alcun preavviso e senza alcuna comunicazione alle autorità competenti, violando il dispositivo restrittivo emanato dal presidente del consiglio Giuseppe Conte in merito all’emergenza sanitaria legata al pericolo di contagio del Coronavirus.

Le indagini

I carabinieri hanno accertato, grazie alla visione delle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza e alla testimonianza dell’autista, che dei diciassette passeggeri, nove sono scesi a Pompei e solo uno vi è residente. Gli altri scappati da Prato, tutti tra i 19 e i 46 anni e tutti in Toscana per lavoro, sono residenti a Castellammare di Stabia, Gragnano, Boscoreale, Vico Equense e Torre Annunziata.

Immediatamente sono state acquisite le autocertificazioni che sono al vaglio degli investigatori che ne stanno valutando la veridicità. Qualora dovessero emergere gli estremi, verranno tutti denunciati per false attestazioni. L’autista e la società che percorrono la tratta Prato-Pompei, secondo il dispositivo del governo non sono perseguibili.

La profilassi

Il passeggero residente a Pompei è stato segnalato all’Asl per la profilassi di rito. Per gli altri passeggeri, invece, i militari hanno allertato i colleghi delle stazioni e delle compagnie di riferimento e le Asl competenti. Le prime versioni fornite dai fuggiaschi sono varie. C’è chi ha addotto motivi di salute; chi la necessità di assistere familiari (malati, anziani e disabili); chi l’interruzione dell’attività lavorativa. Tutte giustificazioni al vaglio dei carabinieri. Le Asl, intanto, hanno avviato la profilassi sanitaria per verificare se le persone arrivate da Prato siano affette da Coronavirus.

Le segnalazioni

Grazie alle indagini lampo svolte dai carabinieri, scattate in seguito alla denuncia social, i diciassette sono stati segnalati al servizio sanitario nazionale pubblico. Il viaggio dell’autobus fantasma, da Prato a Pompei, ha fatto emergere le falle nel sistema di controllo avviato per arginare la diffusione del Covid-19. I carabinieri di Pompei stanno cercando di capire come sia stato possibile che l’autista del pullman sia riuscito ad eludere tutti i controlli e i posti di blocco.


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