Cronaca Napoli, Napoli

Incendio nel carcere di Salerno: la denuncia del Sappe

Carcere, Napoli, carabinieri
Carcere, Napoli, carabinieri
Carcere, Napoli, carabinieri

NAPOLI. Ancora alta tensione nelle carceri campane, tornate al centro delle cronache dopo il grave incendio all’interno del penitenziario di Salerno con 4 agenti intossicati.
Commenta l’accaduto Emilio Fattorello, Segretario nazionale per la Campania del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe: “Nelle carceri della Campania la tensione è costante e continua. I detenuti continuano ad aumentare ed anche gli eventi critici che spesso vedono soccombere le donne e gli uomini del Corpo. Il Sappe vuole fare un elogio ai colleghi della polizia penitenziaria della Campania che, nonostante le numerose aggressioni e il grande stress lavorativo, lavorano con grande dignità e spirito di corpo.”

“Il governo, attraverso l’amministrazione penitenziaria ed il Ministero della Giustizia, anziché adottare provvedimenti che garantiscono ordine e sicurezza nelle carceri”, conclude Fattorello, “vuole approvare una riforma penitenziaria che mina proprio la natura stessa di pena e carcere, affidando il carcere ai detenuti e depotenziando anche il ruolo della polizia penitenziaria. E questo è grave e inaccettabile”.

“La situazione nelle carceri della Campania, dove oggi sono detenute 7.321 persone rispetto ai circa 6.000 posti letto è sempre tesa ed allarmante”, denuncia il segretario generale Sappe Donato Capece. “I numeri riferiti agli eventi critici avvenuti nelle celle delle carceri campane nell’interno anno 2017 sono inquietanti: 924 atti di autolesionismo, 99 tentati suicidi, 1.094 colluttazioni e 68 ferimenti. I suicidi in cella sono stati 5 e 20 i decessi per cause naturali. Sono state, infine, 14 le evasioni da penitenziari della Campania: una da istituto e 13 a seguito della concessione di permesso premio e lavoro all’esterno. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della polizia penitenziaria”.

Il Sappe sottolinea che “nelle carceri di Napoli Poggioreale (290) e S.Maria Capua Vetere (151) si sono contati il più alto numero di atti di autolesionismo mentre è a Benevento (23), Napoli Poggioreale (17) e S.Maria Capua Vetere (17) che si è contato il maggior numero di tentati suicidi sventati in tempo dagli uomini della Polizia Penitenziaria. Napoli Poggioreale ha anche il record regionale di colluttazioni (492) mentre Salerno (19) ha quello delle colluttazioni”.

Per il primo sindacato della polizia penitenziaria “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perché lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti”. E la proposta è proprio quella di “sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili”.

Capece torna a sottolineare l’alto dato di affollamento delle prigioni italiane: “oggi abbiamo in cella 58.087 detenuti per circa 45mila posti letto: 55.646 sono gli uomini, 2.441 le donne. Gli stranieri sono il 35% dei ristretti, ossia 19.818. Mancano Agenti di polizia penitenziaria e se non accadono più tragedie di quel che già avvengono è solamente grazie agli eroici poliziotti penitenziari, a cui va il nostro ringraziamento. Un esempio su tutti: negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della polizia penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del paese, più di 18mila tentati suicidi ed impedito che quasi 133mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”.

Critico, infine, il giudizio del Sappe sulla riforma dell’ordinamento penitenziario all’attenzione del parlamento: “I dati ci confermano che le aggressioni, i ferimenti, le colluttazioni – che spessissimo vedono soccombere anche gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria, sempre più contusi e feriti da una parte di popolazione detenuta prepotente e destabilizzante – sono sintomo di una situazione allarmante, per risolvere la quale servono provvedimenti di tutela per gli Agenti e di sicurezza per le strutture carcerarie e certo non leggi che allarghino le maglie della sicurezza penitenziaria”.

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