NAPOLI. La prima aggregazione dei Cantori di Carpino si ebbe nel lontano 1924 con Andrea Sacco, Gaetano Basanisi, Rocco di Mauro, Antonio di Cosimo e Angela Gentile, a quali, con il tempo si aggiunsero Antonio Piccininno e Antonio Maccarone.
Nel pieno boom economico degli anni Cinquanta del secolo scorso avviene una svolta importante negli studi sulle tradizioni musicali. Il Gargano, e l’Italia in generale, viene interessato per la prima volta da tali studi nel 1954 quando lo statunitense Alan Lomax e l’etnomusicologo calabrese Diego Carpitella realizzarono una ricerca sistematica sulle tradizioni popolari commissionata dalla Columbia World Library and Primitive Music, che li porterà a registrare circa 3000 documenti. La raccolta conservata presso gli Archivi di Etnomusicologia di Roma, comprende 53 documenti sonori, con vari organici vocali e strumentali, registrati nei comuni di Sannicandro Garganico, Cagnano Varano, Carpino e Monte Sant’Angelo.
Musica popolare a Capodimonte
Alan Lomax, antropologo statunitense questo impegno lo aveva assunto in pieno: a bordo di uno sgangherato
furgone Volkswagen, in compagnia di Carpitella, “armato” di aste, microfoni, nastri e registratori. Un inquieto viaggiatore della cultura – come è stato definito – costretto a ripercorrere le strade d’Europa, su esilio volontario per sfuggire alle liste di prescrizione del «maccartismo», ma anche per censire e raccogliere documenti sonori di tradizione orale da responsabile della sezione musicale della Biblioteca del Congresso.
In quella sua ricerca sul Gargano c’è di tutto. Immagini sbiadite dal tempo, uomini e donne che sembrano usciti da un mondo lontano e accomunati da modi di vivere, costumi, abiti tradizionali; contadini, pastori, cavamonti, pescatori di tonno, tutti tenuti insieme dal filo conduttore di un unico disegno culturale. Quello legato alla tradizione e alla musica popolare, e nella fattispecie la “tarantella garganica”. Piccole enclavi di un patrimonio folkorico di ineguagliabile bellezza. Note raccolte su una cinquantina di taccuini su cui si leggono i messaggi culturali di un mondo che da lì a poco sarebbe stato minacciato e dimenticato dal boom economico. È questo il valore aggiunto dei diari di Alan Lomax. Appunti di un viaggio senza soste, fagocitato dalle emozioni e della passione che solo un cultore vero della materia può avere.
Alan Lomax ha lasciato un importante insegnamento di questa sua ricerca “on the road” sul Gargano e cioè
l’atteggiamento che ogni antropologo della musica dovrebbe tenere: riuscire a parlare con tutti con spirito di umiltà propria e di rispetto per l’altro.
Lomax e Carpitella, nel loro “tour” alla ricerca delle radici della musica popolare, scoprirono il “filone” più puro e prezioso a Carpino, piccolo paese dell’entroterra garganico. Il ricco repertorio di sonetti fu portato dinanzi al grande pubblico da Roberto Leydi che, nel 1966, preparò con Carpitella per il Teatro Lirico di Milano uno spettacolo sulla musica tradizionale italiana dal titolo Sentite buona gente. In quell’occasione, i suonatori ed i cantatori di Carpino, davanti a duemila spettatori abituati a tutt’altro genere musicale, offrirono una esecuzione viva, autentica, e particolarmente trascinante. Leydi, come i numerosi ricercatori che si recarono a Carpino, registrò nel 1966 il repertorio dei Cantori e pubblicò in un disco due brani tra cui Garoffl d’ammore, oggi nota a tutti come la Tarantella del Gargano. Un “pezzo” che divenne un vero successo, riproposto per ben 11 volte da artisti vari, tra cui Eugenio Bennato nel 1976 che, a tal riguardo, affermò: “Pescammo nel patrimonio di queste zone alcune canzoni che ci avevano profondamente impressionato. La gente di Milano pensava che fossero gospels statunitensi, non canti del Gargano”.
Da allora i Cantori sono divenuti una fonte inesauribile per gli interpreti di musica popolare, con un piccolo neo: nessuno dichiarava, fino a qualche anno fa, che il copyright delle loro canzoni spettava non ad un’indistinta tradizione popolare, ma ai “cantatori e suonatori” di Carpino: i maestri Andrea Sacco, Antonio Piccininno ed Antonio Maccarone. E’ merito delle puntuali ricerche di Salvatore Villani e degli appassionati cultori di musica popolare come Rocco Draicchio che, nel 1996, hanno fondato ed animato l’associazione culturale Carpino Folk festival, se oggi la tradizione musicale del piccolo centro è stata collocata nel suo contesto originale: lo spazio umano, culturale e musicale del promontorio del Gargano.
Negli ultimi anni i Cantori di Carpino hanno vissuto il passaggio dalla dimensione provinciale a quella nazionale.
Artisti come Eugenio Bennato, Renzo Arbore e Teresa De Sio si sono appassionati alla musica carpinese.
Proprio Teresa De Sio e Giovanni Lindo Ferretti sono stati gli artefici del musical folk Craj, che poi è diventato un film. Oggi i Cantori sono diventati un vero e proprio mito per i cultori di musica etnica.
Scomparsi Andrea Sacco e Antonio Maccarone, per lungo tempo è stato Antonio Piccininno (morto il 9 dicembre 2016 a 100 anni) il riconosciuto guardiano della tradizione. Non solo perché l’ha custodita e trasmessa cantando, ma anche perché si è accollato un compito difficile e di straordinario valore: mettere per iscritto questa sapienza orale, prima che fosse troppo tardi. Dopo la morte di Piccininno, i Cantori di Carpino oggi sono composti da: Nicola Gentile (tamorra e voce), Rocco Di Lorenzo (chitarra battente e voce), Gennaro Di Lella (chitarra acustica), Rosa Menonna (castagnole) e Antonio Rignanese (chitarra battente).