Un bambina è stata bocciata al primo anno della scuola primaria a causa di un presunto basso rendimento. Tra le motivazioni della bocciatura, alcune “criticità manifestate dall’alunna”. I genitori hanno presentato un appello contro l’esclusione dal secondo anno. Il Tar ha accolto in via provvisoria la richiesta, annullando la bocciatura.
A Napoli una bambina è stata bocciata al primo anno della scuola primaria
Una bambina bocciata al primo anno della scuola primaria, frequentata da bambini di circa 6 anni, a causa di un presunto basso rendimento. Tuttavia, la famiglia non accetta la decisione e ha presentato un ricorso al Tar, il quale è stato accolto. Il verbale di scrutinio finale del Consiglio di Classe del secondo quadrimestre e la valutazione finale pubblicata sono sospesi in via cautelare. Di conseguenza, la bambina è stata riammessa con riserva in seconda classe, in attesa dell’udienza dei giudici programmata per aprile 2025.
L’ordinanza è stata assunta dalla quarta sezione del Tribunale Amministrativo Regionale di Napoli, presieduta da Paolo Severini. A renderlo noto è l’avvocato Claudio Ciotola, che assiste i familiari: “La decisione della scuola – spiega – è stata troppo dura”. I magistrati hanno anche imposto “la redazione di un Piano didattico personalizzato contenente le più idonee misure di supporto didattico, compensative e dispensative”. La scuola, insomma, avrebbe dovuto aiutarla a sanare le lacune che aveva la piccola, invece di bocciarla.
I motivi della bocciatura
Il Tar ha accolto temporaneamente il ricorso presentato dai genitori di una bambina, iscritta alla prima classe di un Istituto Comprensivo Statale di Napoli, sospendendo la decisione di bocciarla. La bambina, che si troverebbe in una condizione psicologica fragile e riceve supporto da specialisti, informando anche la scuola di tale situazione ,non era stata promossa alla seconda elementare lo scorso giugno, a causa delle sue difficoltà nel rendimento scolastico, come ha spiegato il legale.
Tra le motivazioni della bocciatura, alcune “criticità manifestate dall’alunna”, secondo la scuola, come riportato nell’ordinanza: “quali, atteggiamento poco partecipativo, linguaggio infantile, autonomia scarsa, difficoltà di orientamento del foglio, scarsa autonomia nei compiti e nelle consegne; difficoltà nell’area logico matematica, nella memoria di lavoro”
Segnali tuttavia, secondo i giudici amministrativi, che “appaiano denotare più la rappresentazione clinica di difficoltà nell’apprendimento, quasi in chiave diagnostica o anamnestica, che non valutazioni negative del profitto”. Secondo i giudici, l’istituto scolastico avrebbe dovuto implementare strategie di sostegno personalizzate per la studentessa, finalizzate a migliorare le sue prestazioni accademiche, anziché adottare una decisione così severa.
Il ricorso dei genitori
Il ricorso era stato presentato dai genitori sia contro l’Istituto Comprensivo Statale di Napoli che contro il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca. Il legale ha poi sottolineato l’importanza di un approccio educativo inclusivo e attento alle esigenze di ogni singolo alunno, soprattutto nella scuola primaria, dove il percorso formativo dovrebbe essere improntato al sostegno e all’incoraggiamento, piuttosto che alla penalizzazione. La camera di consiglio collegiale del Tar si è svolta il 4 settembre 2024.