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Napoli, muore dopo 5 giorni di agonia: il marito è positivo al coronavirus

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Tragedia a Napoli dove la 55ene Anna Gentile è morta dopo cinque giorni di agonia. Il marito Vincenzo Esposito, era risultato positivo al coronavirus. Ora il tampone rivelerà se anche la donna era affetta da Covid-19.

Napoli, muore dopo 5 giorni di agonia: il tampone dirà se è coronavirus

Il tampone è stato eseguito martedì scorso in ospedale solo dopo la morte. A raccontare la vicenda è la cognata della vittima, che si chiama Nunzia Esposito e vive ad Ischia. Nunzia racconta che il tutto ha avuto inizio il 15 marzo quando Anna e il marito hanno iniziato ad accusare febbre e dissenteria. Il medico di base aveva prescritto per entrambi la tachipirina.

Il 17 marzo Nunzia convince il fratello a recarsi al Cotugno.

All’ingresso Anna sviene. La donna viene soccorsa e presentava 39 di febbre. Il tampone, però, non viene fatto. Lo effettuano solo sul marito, che ha tosse ed una storia di bronchite cronica da fumatore. Moglie e marito fanno ritorno a casa. Il 19 marzo ricevono una chiamata dal Cotugno: Vincenzo ha il coronavirus.

«Nel frattempo — riferisce Nunzia — mio fratello ha sempre la febbre e la tosse si è aggravata. Chiede che arrivi una ambulanza. Alle 16.30 lo preleva. Ha un’accentuata carenza di ossigenazione del sangue. Resta per 4 ore sul mezzo perché al Cotugno non hanno posti ed al Loreto mare non sono ancora attrezzati per gli infetti da Covid. All’ospedale del Mare una dottoressa dice che non hanno spazio. L’autista del 118 le risponde che a casa non può riportare l’ammalato e lo avrebbe lasciato lì. Seguo l’odissea di Vincenzo in tempo reale perché mi aggiorna con i messaggi su Whatsapp. Alla fine lo ricoverano all’ospedale di Ponticelli. Il giorno seguente si aggrava e lo trasferiscono in rianimazione al Loreto mare. È ancora lì intubato». Anna, la moglie, resta a casa con i suoi malesseri e sua figlia.

«Domenica scorsa», prosegue la ricostruzione di Nunzia Esposito, «contattiamo uno pneumologo che prescrive a distanza integratori ed un antibiotico. Lunedì 23 marzo sembra che stia meglio, poi la situazione precipita. Il 24 mattina parlo con lei in videochiamata. È assente, mi dice che vuole dormire. Ha la tosse. Verso le 9.45 chiamo il 118 e mi rispondono dopo mezz’ora. Spiego tutta la situazione, che il marito di Anna è in ospedale positivo al Covid, ma che la moglie non è stata mai sottoposta a tampone. Gli invio il numero del cellulare di mia nipote. Lui la contatta e chiede di parlare con la sorella di mio marito. Le domanda come si sente. Anna dice che ha tosse e febbre, che non sta bene. L’operatore la informa che avrebbero provveduto ma che non avrebbero potuto ricoverarla in Campania perché gli ospedali sono tutti pieni. Mia nipote lo scongiura di portarla ovunque. Si fanno le dodici e non arriva l’ambulanza. Il compagno di mia figlia richiama ma l’operatore lo liquida bruscamente. Io contatto i carabinieri e chiedo di mandare una pattuglia all’indirizzo di mia sorella».

Il decesso

Alla fine l’ambulanza si ferma in via Strettola Sant’Anna alle Paludi alle 17. «Anna ha l’ossigeno nel sangue al 55% – racconta la cognata – una percentuale da arresto cardiaco mi dirà poi un medico che conosco, e la febbre a 40. Intorno alle 20 un dottore contatta il figlio maggiore di Anna dall’ospedale del Mare e gli comunica che mia cognata è morta». La signora è stata cremata senza funerale.

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