Pescivendoli star sui social, la Capitaneria di Porto ha posto sotto sequestro circa 1,500 chili di prodotti ittici in una pescheria del centro di Napoli. In Campania, in totale, sono state sequestrate 6 tonnellate di prodotti ittici e ha comminato sanzioni per un ammontare di 150mila euro, intensificando i controlli in vista delle festività natalizie.
Napoli, sequestro di prodotti ittici in una pescheria
Con il passaggio della pubblicità sui social, anche i controlli devono considerare questo aspetto “virtuale”, sempre più simile alla realtà: per questo motivo, i militari della Capitaneria di Porto della Campania hanno monitorato le nuove dinamiche e i canali di vendita per adattare il loro piano di intervento. Tra i soggetti controllati c’è anche un pescivendolo noto sui social: nella sua pescheria nel centro di Napoli sono stati sequestrati 1.500 chili di prodotti ittici e sono stati emessi tre verbali amministrativi per violazioni delle norme igienico-sanitarie, dell’etichettatura e della tracciabilità.
L’operazione, condotta in collaborazione con il Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, rientra nel piano nazionale di controlli noto come “e-fishing”. Questa iniziativa è stata attuata dal personale della Guardia Costiera in tutto il territorio italiano, con un’intensificazione degli interventi soprattutto nei periodi di maggiore vendita, come nei giorni che precedono le festività natalizie. La Capitaneria di Porto sottolinea che i piani di intervento sono stati elaborati anche attraverso il monitoraggio dell’e-commerce e delle piattaforme social, che stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nelle dinamiche di commercializzazione tradizionali.
In Campania sono stati effettuati circa mille interventi, che hanno portato a 93 sequestri per un totale di oltre 6 tonnellate di prodotti ittici, tra cui pesce, molluschi e crostacei. Sono stati contestati 115 illeciti, con sanzioni complessive che ammontano a 150mila euro per varie irregolarità. Queste includono la pesca in aree non autorizzate, etichettatura non conforme e l’aspersione dei frutti di mare, una pratica comune ma vietata in quanto non consentita con alcun tipo di acqua.