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Omicidio Gennaro Ramondino, al killer 16enne quasi 8mila euro per lavorare nel traffico di droga a Pianura

Pianura omicidio Gennaro Ramondino arrestato minorenne
Gennaro Ramondino
Pianura omicidio Gennaro Ramondino arrestato minorenne

Un sedicenne, accusato dell’omicidio di Gennaro Ramondino, ha rivelato agli investigatori di guadagnare 8.000 euro al mese lavorando nel traffico di droga a Pianura fornendo anche dettagli sul contesto del delitto.

Omicidio Gennaro Ramondino, guadagno killer nel traffico di droga

Tra i 1.500 e i 2.000 euro a settimana, equivalenti a 8.000 euro al mese, netti, naturalmente. Le cifre fornite durante l’interrogatorio dal sedicenne accusato e reo confesso dell’omicidio di Gennaro Ramondino offrono un’idea del flusso di denaro che ruota attorno al traffico di droga in una singola piazza di spaccio a Pianura, un’area periferica a Ovest di Napoli. Questo quartiere, grazie alla sua posizione, risulta strategico per il narcotraffico, sia per la città che per la provincia circostante.

A riportare le dichiarazioni del giovane killer è il quotidiano Il Mattino, che nell’edizione odierna pubblica il racconto del ragazzo, arrestato alla fine di ottobre scorso nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, in collaborazione con la Squadra Mobile della Polizia di Stato. L’inchiesta riguarda uno degli omicidi più atroci degli ultimi tempi: il corpo di Gennaro Ramondino, di 20 anni, era stato rinvenuto in una zona rurale alla periferia di Pianura. Il giovane era stato ucciso a colpi di pistola e il suo cadavere era stato poi bruciato.

Per vendere droga guadagnava 2.000 euro a settimana. Il giovane, assistito dall’avvocato Antonella Regine, ha risposto alle domande nella sala interrogatori del Tribunale per i Minorenni di Napoli, davanti alla gip Anita Polito e al pm Ettore La Ragione. Ha dichiarato che dalla piazza di spaccio, dove poi è stato ucciso Ramondino, riceveva tra i 6.000 e gli 8.000 euro al mese. Ha spiegato che proprio quei soldi erano alla base della decisione di assassinare il ventenne: si trattava di dissidi economici, legati agli incassi e alle finanze del gruppo criminale. L’ordine sarebbe stato impartito da Massimo Santagata, anch’egli molto giovane, identificato dagli inquirenti come il capo della banda, che avrebbe agito dal carcere, dove si trovava già accusato di tentato omicidio.

Il delitto

Secondo il racconto del sedicenne, Ramondino avrebbe tentato una tipica “scalata” nel mondo criminale, un’azione che spesso sfocia in omicidi. Avrebbe trattenuto per sé il denaro ricavato dalla vendita di droga, senza condividerlo con il suo “superiore”. Santagata lo avrebbe scelto poiché, essendo minorenne, avrebbe potuto ricevere una pena più leggera in caso di arresto. Il giovane inizialmente si sarebbe opposto, affermando di considerare Ramondino un amico, ma alla fine avrebbe ceduto, costretto dalle dinamiche dell’organizzazione criminale di cui faceva parte.

La pistola sarebbe stata fornita da un altro affiliato, maggiorenne. Un primo colpo sarebbe stato sparato senza mirare, seguito da un secondo quando Ramondino, ripresosi dallo spavento, si sarebbe avvicinato. In totale, la vittima è stata colpita da tre proiettili. Successivamente, il corpo sarebbe stato trasportato in via Torre Poerio da altre persone, che avrebbero anche fatto sparire l’automobile, ritrovata poi in fiamme a Varcaturo.

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