NAPOLI. A rivelarlo è uno studio del St. Michael’s Hospital di Toronto pubblicato su ‘BMJ Open’ che “assolve” i carboidrati dai “peccati” che gli vengono spesso attribuiti. Una notizia importante per gli amanti della pasta. Lo studio, come riportato da Adnkronos, ha messo in evidenza il basso indice glicemico della pasta, a differenza della maggior parte dei carboidrati raffinati, rapidamente assorbiti nel flusso sanguigno.
Lo studio
Questa proprietà – spiegano i ricercatori dell’ospedale canadese – provoca minori aumenti dei livelli di zucchero nel sangue rispetto a quelli causati dal consumo di cibi con un alto indice glicemico. La ricerca si è basata sulla revisione e analisi di 30 studi controllati e randomizzati su circa 2.500 persone che hanno mangiato pasta invece di altri carboidrati come parte di una dieta sana a basso indice glicemico.
Le persone coinvolte nella ricerca hanno mangiato in media 3,3 porzioni di pasta alla settimana al posto di altri carboidrati. Una porzione equivaleva a circa mezza scodella di pasta cotta, e il risultato è stato una perdita in media di circa mezzo chilo con un follow-up medio di 12 settimane.
Questi risultati – sottolineano i ricercatori – sono generalizzabili alla pasta consumata insieme ad altri alimenti a basso indice glicemico; tuttavia – avvertono – sono necessari ulteriori studi per determinare se la mancanza di aumento di peso si può estendere al consumo di pasta anche in altri tipi di diete salutari.
“Possiamo dire con una certa sicurezza che la pasta non ha un effetto negativo sugli esiti del peso corporeo quando viene consumata come parte di un regime alimentare sano”, conclude Sievenpiper. Alcuni degli autori della ricerca hanno ricevuto grant di ricerca e donazioni di pasta per il trial randomizzato e controllato dalla Barilla.