La procura di Napoli non si arrende ed ha reiterato la richiesta di arresto per Tina Rispoli, vedova del boss Gaetano Marino, e per gli altri indagati dell’inchiesta sullo spaccio di droga collegato al clan Marino delle Case Celesti. L’istanza d’appello è stata presentata contro la decisione del Gip di concedere l’arresto soltanto a 11 persone a fronte delle 32 richieste da parte della Procura.
Camorra: la procura reitera la richiesta di arresto per Tina Rispoli
Gli arresti erano stati notificati dalla Squadra Mobile di Napoli; destinatari della misura erano Roberto Manganiello, nipote e braccio destro del boss Gennaro Marino, sua moglie Maddalena Imperatore, Ciro Peluso, Marco Scaglione, Lorenzo Celentano, Mariano Isaia, Gaetano Magro, Salvatore Sanges, Francesco Montemurro e Luigi Cioffi (quest’ultimo, sfuggito alle manette, si è costituito la sera del 15 ottobre in Questura). Le accuse per le quali sono state emesse le misure sono di spaccio di droga aggravato (il gip ha escluso l’associazione mafiosa).
Il gip aveva rigettato la richiesta di arresto per la Rispoli
Per Tina Rispoli, che resta indagata per associazione mafiosa, il pm aveva chiesto l’arresto in quanto ritenuta ai vertici del clan, tra i gestori della cassa comune e, insieme al nipote Crescenzo Marino (figlio di Gennaro e anche lui indagato), beneficiaria di quote di denaro mensili provenienti dallo spaccio di droga. Il gip aveva però rigettato la richiesta, non ritenendo che ci siano prove che la donna fosse coinvolta nello spaccio di stupefacenti e che sapesse della provenienza di quel denaro.
Dalle intercettazioni, aveva poi sottolineato il gip, sarebbe emerso che la donna in quel periodo era tenuta al di fuori delle dinamiche del clan e non ricopriva nessun ruolo e che i rapporti col gruppo erano tenuti esclusivamente dal marito defunto (ucciso in un agguato sul lungomare di Terracina nel 2012).