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Niente miracolo di San Gennaro, alle 17 il sangue “non accenna minimamente a sciogliersi”

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Non si è ancora sciolto il sangue di San Gennaro. Alle 17 le ampolle sono state nuovamente rimosse dall’ostensorio ma il prodigio non si è ancora compiuto. “Come vedete non accenna minimamente a sciogliersi” ha commentato l’abate Vincenzo De Gregorio mostrando la teca con le ampolle ai fedeli.

Alle 17 non si è sciolto il sangue di San Gennaro, si attende Sepe

Alle 18.30 sarà celebrata un’altra messa alla presenza del cardinale Crescenzio Sepe, durante la quale i fedeli sperano che sia dato loro e alla città tutta l’annuncio dell’avvenuto miracolo.


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Il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro

Secondo la tradizione, il sangue di san Gennaro si sarebbe sciolto per la prima volta ai tempi di Costantino I, quando il vescovo Severo (secondo altri il vescovo Cosimo) trasferì le spoglie del santo dall’Agro Marciano, dove era stato sepolto, a Napoli. Durante il tragitto avrebbe incontrato la nutrice Eusebia con le ampolline del sangue del santo: alla presenza di Eusebia, il sangue nelle ampolle si sarebbe sciolto.

Storicamente, la prima notizia documentata dell’ampolla contenente la presunta reliquia del sangue di san Gennaro risale soltanto al 1389, come riportato nel Chronicon Siculum (ma dal testo si può dedurre che doveva avvenire già da molto tempo): nel corso delle manifestazioni per la festa dell’Assunta di quell’anno, vi fu l’esposizione pubblica delle ampolle contenenti il cosiddetto “sangue di San Gennaro”. Il 17 agosto vi fu una grandissima processione per assistere al miracolo: il liquido conservato nell’ampolla si era liquefatto “come se fosse sgorgato quel giorno stesso dal corpo del santo”. La cronaca dell’evento sembra suggerire che il fenomeno si verificasse allora per la prima volta. Del resto, la Cronaca di Partenope, precedente di qualche anno (1382), pur parlando di diversi “miraculi” attribuiti alla potenza di san Gennaro, non menziona mai una reliquia di sangue del martire.

Oggi le due ampolle, fissate all’interno di una piccola teca rotonda realizzata con una larga cornice in argento e provvista di un manico, sono conservate nella cassaforte dietro l’altare della cappella del Tesoro di San Gennaro. Una delle due è riempita per ¾, mentre l’altra più alta è semivuota poiché parte del suo contenuto fu sottratto da re Carlo di Borbone che, divenuto re di Spagna, lo portò con sé. Tre volte l’anno (il sabato precedente la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi; il 19 settembre e per tutta l’ottava delle celebrazioni in onore del patrono, ed il 16 dicembre), durante una solenne cerimonia religiosa guidata dall’arcivescovo, i fedeli accorrono per assistere al miracolo della liquefazione del sangue di san Gennaro. Secondo la tradizione popolare, la liquefazione del tessuto biologico durante la cerimonia è ritenuta foriera di buoni auspici per la città; viceversa la mancata liquefazione è considerata presagio di eventi drammatici. La Chiesa cattolica, pur approvandone la venerazione popolare, non ha mai riconosciuto il fenomeno come miracoloso, limitandosi a definirlo come prodigioso.

Una terza ampolla è conservata nella cappella reliquiaria del Complesso Monumentale Vincenziano, cui appartiene anche la vanvitelliana chiesa della Missione, nel borgo dei Vergini.

A lungo si attribuì a miracolo anche la comparsa periodica, nel santuario di San Gennaro alla Solfatara a Pozzuoli, di tracce rosse e trasudo su una lastra marmorea ritenuta quella su cui Gennaro sarebbe stato decapitato e che avrebbe ricevuto il suo sangue, ma studi recenti hanno riconosciuto nella lastra il frammento di un altare paleocristiano del VI secolo e.v., su cui si trovano tracce di vernice rossa e di cera e su cui non avvenne mai alcuna esecuzione.

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