NAPOLI. Slitta al prossimo febbraio il processo Eternit che si celebra a Napoli dinanzi al giudice Alessandra Ferrigno: come riportato dal quotidiano Il Mattino, il capo di imputazione va tradotto in tedesco (lingua parlata dall’imputato) e c’è un difetto di notifica da riparare nei confronti di una delle 33 parti civili.
È così che l’udienza preliminare a carico di Stephan Errnst Schmidheiny slitta a febbraio. Schmidheiny, nato in Svizzera settanta anni fa, è l’imprenditore discendente della famiglia che ha gestito la Eternit spa e l’udienza è il primo step processuale di uno dei filoni sulle vittime dell’amianto.
I pm Anna Frasca e Giuliana Giuliano hanno chiesto il rinvio a giudizio di Schmidheiny, difeso dall’avvocato Astolfo Di Amato. Lo accusano di aver portato avanti le attività dell’azienda negli stabilimenti di Bagnoli, per oltre un decennio, senza intervenire sui rischi, senza investire sulla revisione degli impianti e delle procedure, senza impedire che tra lavoratori e cittadini si diffondesse «una epidemia dilatata nel tempo».
E tutto, secondo l’accusa, pur essendo consapevole che lo stabilimento di Bagnoli presentava condizioni di polverosità da amianto «enormemente nocive per la salute dei lavoratori e degli abitanti delle zone limitrofe» e che le risorse investite per ridurre i rischi nei luoghi di lavoro e nel territorio circostante «erano esigue».
«Con il colpevole e voluto risultato – si legge nel capo di imputazione – che le fibre di asbesto continuarono a disperdersi abbondantemente nelle fabbriche e negli ambienti di vita» determinando un’epidemia. Il bilancio delle morti da amianto è tragico: 134 morti di tumore polmonare, 9 di cancro alla laringe, 258 per abstosi polmonare, 65 per mesotelioma. A febbraio, quando riprenderà l’udienza del processo napoletano, la Cassazione potrebbe aver già deciso sulla qualificazione del reato contestato, pronunciandosi sul ricorso presentato dalla Procura generale di Torino e da alcune associazioni contro la decisione, nel processo torinese, di derubricare l’omicidio volontario in omicidio colposo.
A Napoli i familiari delle vittime aspettano la risposta della giustizia. Al loro fianco, tra le parti civili, ci sono l’avvocatura dello Stato di Napoli, l’Inail, e una serie di associazioni tra cui l’Osservatorio nazionale amianto di Ezio Bonanni rappresentato dall’avvocato Flora Rose Abate. Chiedono una condanna esemplare per l’imputato e il risarcimento dei danni. Ieri mattina molti hanno aderito al sit-in all’ingresso del Palazzo di Giustizia promosso dall’associazione «Mai più amianto» con le sigle Cgil, Cisl e Uil.