«Mia madre era assente, distante, non parlava. Il giorno dopo, in aeroporto, ha pianto. Solo quando siamo rientrate mi ha spiegato l’accaduto»: così la 26enne britannica risponde per quattro ore alle domande sulla notte di ottobre 2016 quando sua madre, 50 anni, sarebbe stata narcotizzata con un mix di alcol e droga e poi stuprata da alcuni ormai ex dipendenti dell’hotel di Meta che le ospitava.
Il terribile racconto
La figlia della vittima è una testimone-chiave del processo a Fabio De Virgilio, Antonino Miniero, Gennaro Davide Gargiulo, Raffaele Regio e Francesco Ciro D’Antonio, arrestati il 14 maggio scorso con l’accusa di violenza sessuale di gruppo e dal 25 ottobre ai domiciliari. La ragazza ha ricostruito le fasi di quella sera, l’ultima prima della ritorno a casa: la cena nel ristorante dell’hotel Alimuri in compagnia di un’altra coppia di turisti, il buffet, la mezza bottiglia di vino condivisa con la madre, la gentilezza del personale. «Erano tutti garbati, anche quella sera si sono mostrati ospitali», ha raccontato la 26enne.
A un tratto, quando lei e la madre erano ancora a tavola, uno dei barman offrì loro dei bicchierini di alcolici. Si trattava di Fabio De Virgilio, ieri in aula al pari degli altri imputati e riconosciuto dalla ragazza per il neo sulla fronte: «Ci portò gli shot e ci invitò al bar dopo cena». Dietro il bancone la 26enne ricorda di aver visto tre dipendenti dell’hotel: De Virgilio, poi Gargiulo, individuato per il tatuaggio sul collo, e infine un terzo che finora non è stato riconosciuto. «Ricordo di aver bevuto un drink e che sul bancone c’erano gli shot – ha aggiunto la donna -. Ho cominciato a star male, sono stata in bagno per ore, ho vomitato, sono svenuta, poi mi sono ripresa e ho cercato mamma, senza però trovarla».
Solo dopo il ritorno da quel terribile viaggio che difficilmente le due donne riusciranno a dimenticare, la madre confessò l’orrendo accaduto.