Inchiesta

La ‘ndrangheta calabrese: clan e famiglie piĆ¹ potenti in Calabria

[titolo_paragrafo]La ‘ndrangheta aĀ Reggio Calabria[/titolo_paragrafo]

Le evidenze giudiziarie e di analisi confermano una ripartizione delle aree di influenza delle consorterie reggine come di seguito elencate: il ā€œmandamento centroā€, che ricomprende la cittĆ  di Reggio Calabria e le zone ad essa limitrofe; il ā€œmandamento tirrenicoā€, che si estende sullā€™omonima zona tirrenica, la c.d. ā€œPianaā€; il ā€œmandamento jonicoā€, che comprende la fascia jonica, la c.d. ā€œMontagnaā€.


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Tale tripartizione trova un punto di convergenza unitario in un organo collegiale, definito Provincia o Crimine.

Mandamento CENTRO

Nellā€™area in questione si conferma la forte presenza delle cosche LIBRI, TEGANO, CONDELLO e DE STEFANO. Quanto sopra trova, da ultimo, un ulteriore riscontro negli sviluppi del processo ā€œGothaā€ che ha visto, il 1Ā° marzo, la condanna di 25 soggetti, tra i quali un avvocato, esponente apicale del clan DE STEFANO. Con riferimento al semestre, il quartiere Gallico del capoluogo – ove opera prevalentemente la cosca CONDELLO – ĆØ stato interessato da una recrudescenza di eventi delittuosi, che farebbero ipotizzare unā€™alterazione degli equilibri criminali.

Riguardo allā€™azione di contrasto della DIA e delle Forze di polizia nellā€™area cittadina, nel semestre in corso sono state concluse numerose operazioni di servizio.

Nel mese di aprile, a Reggio Calabria, nellā€™ambito dellā€™operazione ā€œMonopoliā€, i Carabinieri hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto, con contestuale sequestro preventivo emesso dalla DDA di Reggio Calabria, nei confronti di 4 imprenditori, ritenuti contigui alle famiglie TEGANO e CONDELLO e responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio ed estorsione, con lā€™aggravante della modalitĆ  mafiosa. Lā€™articolata attivitĆ  dā€™indagine, corroborata dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, ha ricostruito la progressiva affermazione imprenditoriale degli indagati (anche a mezzo di intestatari fiduciari incensurati), nel settore edile, in quello immobiliare e del gioco in concessione.

Questi avevano assunto, di fatto, posizioni monopolistiche, divenendo, nel tempo, un tassello fondamentale del sistema di riciclaggio e reinvestimento dei proventi illeciti delle citate cosche. Nel medesimo contesto operativo, il sequestro ha riguardato beni (dislocati tra Reggio Calabria, Roma, Milano e Messina) consistenti in 16 societĆ , 120 unitĆ  immobiliari e 21 terreni, per un valore di circa 50 milioni di euro. Ancora nel mese di aprile, a Reggio Calabria, la Guardia di finanza ha eseguito la confisca di 3 societĆ  commerciali, comprensive delle quote e degli ingenti patrimoni costituenti i rispettivi compendi aziendali ā€“ anche in questo caso per un valore di circa 50 milioni di euro – nei confronti di un imprenditore reggino contiguo alla cosca TEGANO.

Nel mese di maggio, sempre a Reggio Calabria, nellā€™ambito dellā€™operazione ā€œThalassaā€, la DIA ha eseguito unā€™ordinanza di custodia cautelare e il sequestro di beni nei confronti di 6 persone, ritenute responsabili di associazione di tipo mafioso ed intestazione fittizia di beni, con lā€™aggravante di aver agevolato le cosche TEGANO e CONDELLO.

Le indagini hanno evidenziato come, attraverso la gestione ā€œdi fattoā€ di alcune imprese, il sodalizio si fosse infiltrato nellā€™esecuzione di appalti e lavori edili, acquisendone il pieno controllo e condizionandone le attivitĆ . CiĆ² consentiva, inoltre, di poter disporre di ingenti capitali da poter utilizzare per finanziare ulteriori attivitĆ  economiche di interesse delle cosche.

Piena luce, inoltre, ĆØ stata data alle vicende relative allā€™edificazione di un complesso immobiliare da parte di una societĆ , rivelatasi in concreto un mero ā€œschermoā€ finalizzato a nascondere lā€™interesse delle cosche di Archi nella costruzione e successiva vendita dei fabbricati. In tale contesto, si sono registrate plurime azioni intimidatorie ed estorsive strumentali al condizionamento delle imprese edili, nella prospettiva di agevolare quelle che costituivano diretta espressione della ā€˜ndrangheta, anche attraverso la ā€œdisponibilitĆ ā€ di pubblici dipendenti infedeli.

Altre 17 persone sono state indagate, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione e reati contro la pubblica amministrazione. Contestualmente ĆØ stato eseguito il sequestro preventivo di 2 ditte individuali e di 3 societĆ  di capitali ā€“ del valore complessivo di circa 11 milioni di euro – riconducibili agli arrestati, in considerazione dei significativi elementi di collegamento emersi fra la gestione delle imprese e gli scopi dellā€™associazione criminale. Ancora nel mese di maggio, a Villa San Giovanni (RC), lā€™Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza hanno eseguito 5 decreti di sequestro di beni, per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro, nei confronti di 42 affiliati alla cosca reggina dei CONDELLO e ZITO-BERTUCA-BUDA-IMERTI di Villa San Giovanni (RC).

I provvedimenti hanno interessato un medico chirurgo, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, poichƩ avrebbe dato la disponibilitƠ al ricovero, presso una struttura sanitaria di Villa San Giovanni (RC), di soggetti mafiosi, consentendo loro di accedere a trattamenti penitenziari meno afflittivi rispetto alla detenzione carceraria.

Inoltre, in periodi antecedenti al 2007, avrebbe prestato assistenza sanitaria a due latitanti. Altrettanto significativa dellā€™andamento criminale del capoluogo ĆØ lā€™ordinanza eseguita, nel mese di giugno, a Reggio Calabria, dalla Polizia di Stato, nei confronti del nipote di un elemento apicale della cosca TEGANO, per avere, nella serata del 28 maggio 2017, nei pressi di un bar del centro cittĆ , spalleggiato da 4 amici, aggredito un giovane, provocandogli alcune escoriazioni, evocando il proprio ā€œcasatoā€.

Il fatto risulta indicativo della protervia che i giovani rampolli delle famiglie cittadine sembrano talvolta assumere nei rapporti quotidiani, con atteggiamenti provocatori e rissosi contro chi non riconosca la loro figura e la loro genia. Proseguendo nella descrizione delle dinamiche criminali del mandamento centro, oltre ai citati DE STEFANO, CONDELLO, LIBRI e TEGANO, si continua a registrare lā€™operativitĆ  della ā€˜ndrina SERRAINO, nei quartieri reggini di San Sperato e nelle frazioni di Cataforio, Mosorrofa e Sala di Mosorrofa e nel comune di Cardeto.

Proprio nei confronti della cosca SERRAINO, nel mese di marzo, la Polizia di Stato ha eseguito una misura restrittiva nei confronti di 3 persone, per tentata estorsione aggravata, lesioni personali gravi e calunnia, in danno di tre soggetti (un anziano padre e i suoi due figli), nel tentativo di estorcere loro una somma di denaro.

Nella periferia nord di Reggio Calabria, precisamente nel quartiere di ArghillĆ , si registra la presenza della ā€˜ndrina RUGOLINO, che oltre ad avere una forte disponibilitĆ  di armi da fuoco ĆØ attiva nel controllare lā€™economia del territorio. Significativo, in proposito, quanto accertato, nel mese di marzo, tra Reggio Calabria e Villa San Giovanni (RC), dalla DIA, che ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni nei confronti di un imprenditore del settore edilizio, ritenuto, secondo le evidenze investigative emerse nellā€™ambito dellā€™operazione ā€œMetaā€ della DDA reggina, elemento contiguo alla ā€˜ndrina RUGOLINO.

Peraltro, giĆ  nel 2014, unitamente ad altri 39 soggetti, era stato tratto in arresto nellā€™ambito dellā€™operazione ā€œTibetā€, ove era emerso come collettore finanziario tra le cosche reggine e le propaggini lombarde del Locale di Desio (MB). Il provvedimento ha riguardato 4 societĆ  operanti nel settore edilizio e del commercio allā€™ingrosso e dettaglio di articoli per impianti idro-termo-sanitari, 26 immobili (tra beni personali e aziendali) siti a Reggio Calabria e Villa San Giovanni, numerosi conti correnti, polizze e titoli, per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro.

A sud della cittĆ  sono attivi i FICARA-LATELLA, mentre nel quartiere di Santa Caterina si rileva la presenza della cosca LO GIUDICE. Nei rioni Modena e Ciccarello risultano attivi i gruppi BORGHETTO-ZINDATO-CARIDI e ROSMINI. Con riferimento a questā€™ultimi, nel mese di marzo, la DIA ha dato esecuzione a due ulteriori sequestri di beni, nei confronti di un noto armatore, ex parlamentare, attualmente latitante a Dubai (EAU), ritenuto referente politico delle cosche reggine ed, in particolare, della cosca in parola. Dalle investigazioni sono, infatti, emerse ulteriori disponibilitĆ  bancarie dellā€™armatore reggino, formalmente intestate alla moglie.

Tra queste, un consistente conto corrente acceso presso un istituto creditizio sito alle isole Seychelles, con allā€™attivo oltre mezzo milione di euro. A sud della cittĆ , nel quartiere Gebbione, risulta attiva la cosca LABATE, della quale il 20 marzo ĆØ stato arrestato un esponente di vertice, dalla Polizia di Stato nellā€™ambito dellā€™operazione ā€œNeroneā€, per tentato omicidio plurimo aggravato ed incendio doloso, con lā€™aggravante delle modalitĆ  mafiose, di sei cittadini stranieri di origine rumena, di cui due bambini, conseguente ad una lite avvenuta per futili motivi.

Nella frazione cittadina di Trunca insiste il clan ALAMPI, ā€œfederatoā€ con la cosca LIBRI. A Bagnara Calabra – ove sono attivi gli ALVARO-LAURENDI – ed a Santā€™Eufemia dā€™Aspromonte, nel mese di giugno, nellā€™ambito dellā€™operazione ā€œFamily Gangā€, i Carabinieri hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare, nei confronti di 10 persone, tra cui un minore.

Le indagini – avviate nellā€™agosto 2017 a seguito dellā€™esplosione, proprio a Bagnara Calabra, di colpi dā€™arma da fuoco verso lā€™abitazione del Comandante della Polizia municipale ā€“ hanno fatto luce sullā€™operativitĆ  del sodalizio criminale composto da pregiudicati locali, dedito principalmente al traffico di sostanze stupefacenti ed alle intimidazioni anche in danno di esponenti delle Forze dellā€™Ordine, ritenuti, da uno degli indagati, colpevoli di aver ā€œtolto la pace di Bagnara!!ā€, gli arrestati sono gravemente indiziati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio, minacce aggravate, armi, reati tutti aggravati dal metodo mafioso.

A Melito Porto Salvo, ove ĆØ attiva la cosca IAMONTE, nel mese di marzo la Guardia di finanza ha eseguito un decreto di sequestro di beni, per un valore complessivo superiore ad 1 milione di euro, nei confronti di un affiliato, condannato, nellā€™ambito dellā€™inchiesta ā€œAdaā€ del 2013, per associazione di stampo mafioso e reati concernenti le armi.

Nei comuni di Roghudi e Roccaforte del Greco si conferma lā€™operativitĆ  dei PANGALLO-MAESANO-FAVASULI e ZAVETTIERI; a S. Lorenzo, Bagaladi e Condofuri si segnala la presenza della cosca PAVIGLIANITI, legata alle famiglie FLACHI, TROVATO, SERGI e PAPALIA, mentre nella menzionata Condofuri opera il locale di GallicianĆ².

Mandamento TIRRENICO Nel mandamento tirrenico le cosche continuano ad esprimere una spiccata vocazione ā€œimprenditorialeā€, che ha determinato, con il passare del tempo, una serie di mutamenti strutturali ed organici nelle storiche famiglie mafiose della ā€˜ndrangheta dellā€™area. Tali mutamenti sono risultati funzionali anche alla nascita di nuove alleanze, che non hanno scalfito gli equilibri esistenti. In alcuni casi, lā€™ingerenza delle cosche si ĆØ manifestata attraverso la gestione ā€œindirettaā€ degli appalti, secondo un criterio di razionale ed ā€œequaā€ spartizione; in altri casi, gli interessi sono stati curati da ā€œcomitati dā€™affariā€ che hanno favorito le consorterie mafiose con varie modalitĆ . Nella Piana di Gioia Tauro si conferma la leadership delle cosche PIROMALLI e MOLƈ, federate sino allā€™omicidio del boss Rocco MOLƈ, avvenuto nel febbraio 2008, a seguito del quale si ĆØ registrata una vera e propria scissione. In tale contesto mafioso, nel mese di febbraio, i Carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo nei confronti di un imprenditore vibonese, ritenuto responsabile di intestazione fittizia di beni poichĆ©, al fine di eludere le disposizioni in materia antimafia, avrebbe attribuito fittiziamente al figlio la maggioranza assoluta delle azioni di una societĆ  per azioni di Gioia Tauro, che gestisce, da oltre un ventennio, la depurazione delle acque reflue di numerosi comuni della Piana. Il provvedimento ha colpito, oltre alle azioni, anche conti correnti e beni vari riconducibili ad una societĆ  dellā€™imprenditore sopra citato, con sede a Roma, per un valore di circa 1,5 milioni di euro. Le azioni della societĆ  di Gioia Tauro erano state, tra lā€™altro, sottoposte a sequestro nellā€™ambito dellā€™operazione ā€œMetaurosā€, allā€™esito della quale la Polizia di Stato e lā€™Arma dei carabinieri, nel mese di ottobre 2017, avevano eseguito il fermo di 7 soggetti ā€“ tra i quali un esponente di vertice della cosca PIROMALLI ed alcuni imprenditori – ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione e intestazione fittizia di beni con lā€™aggravante dellā€™art. 7 della legge n.203/1991. Nel mese di giugno, ancora a Gioia Tauro (RC), i Carabinieri hanno eseguito unā€™ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 3 soggetti, appartenenti alla cosca BRANDIMARTE, ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e porto illegale di armi aggravati dalle modalitĆ  mafiose e dellā€™omicidio avvenuto nella notte del 26 dicembre 2012 a Gioia Tauro, di BAGALƀ Francesco, contiguo ai PRIOLO-PIROMALLI.


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Il provvedimento restrittivo giunge allā€™esito di complessa attivitĆ  dā€™indagine, nel corso della quale ĆØ stato possibile ripercorrere le fasi salienti della faida, avvenuta a Gioia Tauro nel biennio 2011-2012, tra le locali famiglie dei PRIOLOPIROMALLI e BRANDIMARTE, scaturita dallā€™omicidio di PRIOLO Vincenzo, avvenuto a Gioia Tauro lā€™8 luglio 2011. Ancora nel mese di giugno, appare opportuno segnalare che, nellā€™ambito del processo ā€œMediterraneoā€, il Tribunale di Palmi ha condannato, lā€™11 giugno, 9 esponenti della cosca MOLƈ, mentre altri 4 soggetti sono stati assolti.

Per quanto concerne il Porto di Gioia Tauro, da sempre considerato strumentale ai traffici illeciti delle cosche calabresi, il calo dei quantitativi di droga sottoposti a sequestro negli ultimi tempi renderebbe ipotizzabile lā€™adozione di nuove strategie, poste in essere attraverso una rimodulazione delle rotte per lā€™ingresso dello stupefacente in Italia. I sodalizi calabresi potrebbero, infatti, aver dirottato i carichi di droga verso altri scali (soprattutto del nord Europa), dove gli straordinari volumi di TEU gestiti ogni giorno potrebbero rendere piĆ¹ difficoltose le operazioni di verifica.

Nel comprensorio di Rosarno-San Ferdinando si conferma la presenza delle cosche PESCE e BELLOCCO, particolarmente attive nellā€™infiltrazione dellā€™economia locale, nel traffico di armi e stupefacenti, nelle estorsioni, nellā€™usura e nel controllo delle attivitĆ  illecite in ambito portuale.

Nel periodo in esame le cosche dellā€™area sono state interessate dalla cattura di diversi esponenti da tempo latitanti. In particolare, il 9 febbraio, ad Alba Iulia (Romania), la Direzione delle Investigazioni Criminali della Polizia rumena, con il supporto investigativo dei Carabinieri e del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia S.i.Re.n.e., ha catturato un latitante contiguo alla cosca PESCE, ricercato dal 2011 per bancarotta fraudolenta. Il 10 marzo, a Rosarno (RC), la Polizia di Stato ha rintracciato e tratto in arresto PESCE Antonino (cl. 1992), esponente dellā€™omonima consorteria ā€˜ndranghetista, latitante dallā€™aprile 2017 per associazione di tipo mafioso, illecita concorrenza con minaccia e violenza ed intestazione fittizia di beni.

Il 14 aprile, allā€™interno di unā€™abitazione sita in localitĆ  Ponte Vecchio di Gioia Tauro, lā€™Arma dei carabinieri ha catturato il narcotrafficante internazionale DI MARTE Vincenzo (cl. 1981), affiliato alla cosca PESCE, irreperibile da giugno 2015 ed inserito nellā€™Elenco dei latitanti di massima pericolositĆ  del Ministero dellā€™Interno. Nel periodo in argomento sono intervenute anche importanti condanne ad esito di complessi procedimenti giudiziari. Il 6 febbraio, nellā€™ambito del processo ā€œPorto Francoā€, filone con rito abbreviato, la Corte di Appello reggina ha condannato 10 imputati, per un totale di oltre 60 anni di carcere, per reati concernenti le infiltrazioni delle cosche PESCE e MOLƈ nel porto di Gioia Tauro.

Il 22 giugno 2018, poi, nellā€™ambito del processo ā€œBlue Callā€ ed in relazione al filone in rito abbreviato, la Corte di Cassazione ha pronunciato una sentenza di condanna nei confronti di 16 imputati, appartenenti alla cosca BELLOCCO, per un totale di oltre 120 anni di reclusione. A Palmi si conferma la presenza delle cosche GALLICO e PARRELLO-BRUZZESE.

Anche in tale ambito sono stati registrati significativi risultati in relazione alla cattura dei latitanti. Il 13 febbraio, in Germania, nei pressi dellā€™aeroporto di Monaco di Baviera, la Direzione delle Investigazioni Criminali della Polizia Tedesca, unitamente allā€™Arma dei carabinieri ed al Servizio per la Cooperazione Internazionale – S.i.Re.n.e., ha catturato MILITANO Vincenzo (cl. 1989), contiguo alla cosca GALLICO, ricercato dallā€™ottobre 2017 per tentata estorsione.

Il 2 marzo, sempre in Germania (nel centro di SaarbrĆ¼cken, cittĆ  della Saar, il Land sud-occidentale al confine con la Francia), la Polizia tedesca ha catturato COSENTINO Emanuele (cl. 1986), affiliato di rilievo alla cosca GALLICO, destinatario di mandato di cattura in ambito Schengen per associazione di tipo mafioso e, pertanto, inserito nellā€™Elenco dei latitanti di massima pericolositĆ  del Ministero dellā€™Interno. A Seminara insistono le cosche SANTAITI-GIOFFRƈ (detti ā€œā€™Ndoli-Siberia-Geniazziā€) e CAIA-LAGANƀ-GIOFFRƈ (detti ā€œNgrisiā€), i cui principali esponenti risultano, allo stato, tutti detenuti. La famiglia CREA – presente nellā€™area di Rizziconi (RC), con diramazioni nel centro e nord Italia ā€“ ĆØ stata interessata, nel semestre, da pronunciamenti giudiziari. Il 17 aprile, infatti, nellā€™ambito dellā€™inchiesta ā€œDeusā€, il Tribunale di Palmi ha condannato 5 esponenti, tra i quali il capo cosca ed il figlio, rispettivamente a 20 anni ed a 19 anni ed 8 mesi di reclusione, assolvendone altri 7. Nel territorio di Castellace di Oppido Mamertina si conferma lā€™operativitĆ  delle cosche RUGOLO-MAMMOLITI, POLIMENI-MAZZAGATTI-BONARRIGO e FERRARO-RACCOSTA.

Lā€™area di Sinopoli, Santā€™Eufemia e Cosoleto permane sotto lā€™influenza degli ALVARO51. A Cittanova ā€“ dove si conferma la presenza delle famiglie FACCHINERI e ALBANESE-RASO-GULLACE ā€“ il 7 marzo i Carabinieri hanno catturato il latitante Girolamo FACCHINERI (cl. 1966), elemento di vertice della cosca omonima, ricercato dal luglio 2016 per aver favorito la latitanza di Giuseppe CREA (cl. 1978) e Giuseppe FERRARO (cl. 1968), elementi apicali delle omonime cosche operanti nellā€™area tirrenica reggina e catturati nel gennaio 2016 nellā€™entroterra di Maropati (RC). Nel corso delle perquisizioni svolte presso lā€™abitazione e le pertinenze dei suoi congiunti sono stati rinvenuti oltre 11 mila euro in due buste sottovuoto interrate, 2 ricetrasmittenti, una carabina con matricola abrasa e relativo munizionamento. Nel mese di aprile, sempre a Cittanova (RC) e Roma, la DIA ha eseguito un decreto di sequestro nei confronti di un soggetto originario di Cittanova (RC), ritenuto organico alla cosca RASO-GULLACE-ALBANESE, che aveva sposato, nel 2006, la nipote di un defunto capo cosca.

Lā€™uomo, nel luglio 2016, era stato colpito, nellā€™ambito dellā€™operazione ā€œAlchemiaā€, da un provvedimento restrittivo che aveva interessato anche la moglie e ad altri 40 affiliati alle cosche RASO-GULLACE-ALBANESE di Cittanova e PARRELLO-GAGLIOSTRO di Palmi, per associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni e reati contro la Pubblica Amministrazione.

Il provvedimento di sequestro ha riguardato un consistente asset patrimoniale, ricomprendente 5 societĆ  di capitali, 2 societĆ  di persone ed 1 ditta individuale, con sedi tra Cittanova, Roma e Pomezia (RM), operanti nei settori turistico-alberghiero, agricolo (produzione di olio), lavorazione del legname e trasporto rifiuti. Sono stati, inoltre, sequestrati 16 fondi ubicati a Cittanova, per unā€™estensione complessiva di oltre 13 ettari e 2 capannoni ad uso industriale, per una superficie complessiva di circa 3.000 mq, nonchĆ© disponibilitĆ  finanziarie e titoli comunitari per un valore di 22 milioni di euro.

A Taurianova operano gli AVIGNONE-ZAGARI-VIOLA-FAZZALARI e gli SPOSATO-TALLARIDA, mentre in frazione San Martino dello stesso comune, si segnalano gli ZAPPIA e i CIANCI-MAIO-HANOMAN. Nel mese di gennaio, sempre a Taurianova, i Carabinieri hanno eseguito 3 decreti di sequestro preventivo nei confronti di 6 soggetti ritenuti appartenenti alle cosche ZAGARI-VIOLA- FAZZALARI e CIANCI-MAIO. Il provvedimento trae origine dagli approfondimenti investigativi emersi dalla citata operazione ā€œTerramara-Closedā€, eseguita nel dicembre 2017 congiuntamente da Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza. Il valore dei beni sequestrati ammonta a circa 570 mila euro.

Lā€™8 marzo, sempre a Taurianova, a Varopodio e Rizziconi (RC), i Carabinieri hanno eseguito un decreto di confisca di beni – unā€™impresa per cultura agrumicola, 7 terreni, 1 fabbricato, svariati rapporti bancari, titoli obbligazionari, polizze assicurative – a carico di un esponente di vertice della cosca MAIO, per un valore di superiore ad 1 milione di euro. Con lā€™operazione ā€œHappy Dogā€, conclusa a giugno dalla Polizia di Stato a Taurianova, Locri, Gioia Tauro (RC), Lamezia Terme (CZ), Melissa (KR) e Gudo Visconti (MI), ĆØ stata eseguita unā€™ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione, turbata libertĆ  degli incanti, illecita concorrenza con minaccia e violenza, intestazione fittizia di beni e truffa, condotte tutte aggravate dal metodo mafioso. Lā€™indagine ĆØ la sintesi di due attivitĆ  investigative che hanno visto, come vittima, un imprenditore del settore canino della Locride.

Il primo filone trae origine da una denuncia sporta nel 2014 dallā€™imprenditore, costretto a rinunciare al servizio di custodia ed assistenza di cani randagi del comune di Taurianova, aggiudicato a seguito di appalto pubblico. Tale rinuncia avrebbe favorito due fratelli imprenditori taurianovesi (ritenuti contigui, per vincoli familiari e frequentazioni, alla cosca ZAGARI-VIOLA-FAZZALARI), la cui societĆ  era stata affidataria del servizio fino a quando non era stata estromessa dalla partecipazione alla nuova gara a causa di unā€™interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Reggio Calabria.

Il secondo filone investigativo scaturisce da unā€™ulteriore denuncia sporta nel 2016 dal medesimo imprenditore per delle estorsioni esercitate da alcuni esponenti della cosca BELCASTRO-ROMEO di S. Ilario dello Jonio (RC) e della cosca PAPALIA di PlatƬ (RC). Ad Oppido Mamertina risultano attivi i POLIMENI-GUGLIOTTA, a Cinquefrondi i PETULLƀ-IERACE-AUDDINO, LADINI, FORIGLIO-TIGANI, a Giffone i LAROSA ed a Polistena i LONGO-VERSACE. Nel comune di Laureana di Borrello risultano attivi i sodalizi LAMARI e FERRENTINO-CHINDAMO, a Scilla la cosca NASONE-GAIETTI, mentre a Villa San Giovanni gli ZITO-BERTUCA-BUDA-IMERTI.

Nel mese di marzo il Comune di Scilla ĆØ stato colpito da un decreto di scioglimento del Presidente della Repubblica. Nella relativa proposta del Ministro dellā€™Interno sono state evidenziate forme dā€™ingerenza da parte della criminalitĆ  organizzata che avrebbero compromesso la libera determinazione e lā€™imparzialitĆ  dellā€™amministrazione. Lā€™uso distorto della cosa pubblica – si evidenzia nel decreto – avrebbe nel tempo favorito soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente ad ambienti controindicati.

Si fa, infatti, riferimento alla competizione elettorale del 2015, ove, tra i sottoscrittori di tutte le liste concorrenti, ĆØ stata riscontrata la presenza di soggetti affiliati o riconducibili alla criminalitĆ  organizzata. Sono stati, inoltre, stigmatizzati i rapporti tra il sindaco e soggetti controindicati, mentre sarebbero stati assegnati lavori pubblici a societĆ  che, sebbene non destinatarie di provvedimenti interdittivi, nella maggior parte dei casi vedrebbero nelle proprie compagini soci gravati da pregiudizi penali e di polizia.

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Francesco Piccolo

Giornalista professionista, direttore del network L'Occhio che comprende le redazioni di Salerno, Napoli, Benevento, Caserta ed Avellino. Direttore anche di TuttoCalcioNews e di Occhio alla Sicurezza.

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