Cronaca

Niente tatuaggi sotto i 14 anni e rimozione solo all’Asl: la proposta di legge della Regione Lazio

Niente tatuaggi per i minori di 14 anni, solo col consenso dei genitori per i ragazzi tra i 14 ed i 18 anni e rimozioni solo dall’Asl e non dai tatuatori. Questi sono solo alcuni dei punti della proposta che Marta Leonori, consigliera regionale del PD nel Lazio, ha proposto all’assemblea regionale per disciplinare una normativa che, a livello nazionale, si basa su linee guida ma non ne ha una vera e propria, tanto che molte regioni già operano autonomamente.

No ai tatuaggi sotto i 14anni e la rimozione solo presso le Asl

Sette milioni di italiani portano un tatuaggio, alcuni per scopi artistici, altri per finalità mediche: per camuffare alcune patologie della pelle o cicatrici dovute ad interventi. La maggioranza delle persone si rivolge ai centri specializzati, ma purtroppo, una minoranza, continua a rivolgersi ai canali non ufficiali, esponendosi così a rischi di infezioni“, ha spiegato Marta Leonori del Partito Democratico, “per questo motivo ho pensato di proporre una legge che disciplini il settore e ne aumenti la sicurezza. Ringrazio l’Associazione Tatuatori (già ART) per la collaborazione di questi mesi“, ha aggiunto la Leonori.

Le proposte della consigliera Leonori

Tra i punti salienti, c’è il divieto di tatuaggi per i minori di 14 anni (che potranno però farsi piercing al lobo dell’orecchio, con il consenso dei genitori), mentre per i minori 18 anni i tatuaggi saranno permessi previa autorizzazione genitoriale. Resta però il divieto di tatuaggi su “parti anatomiche nelle quali sono possibili conseguenze invalidanti” e “in parti dove la cicatrizzazione è particolarmente difficoltosa”.

Assolutamente vietati i tatuaggi sugli animali, mentre per la rimozione degli stessi dal proprio corpo ci si dovrà rivolgere all’Azienda Sanitaria Locale competente. Nella proposta, previsti anche corsi teorici e pratici per i tatuatori e per chi vorrà invece aprire attività di piercing. Multe salate, infine, per chi sgarra: da 3 a 15mila euro di multa se si esercita la professioni senza aver svolto il corso, mano pesante anche per la mancata frequenza dei corsi d’aggiornamento (da 2 a 10mila euro). La proposta sarà discussa, con ogni probabilità, alla prossima seduta del consiglio regionale del Lazio.


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