In seminario accettati i gay ma la castità è fondamentale: ecco quali sono le nuove linee guida della Cei. L’astinenza dall’attività sessuale era già un requisito nelle precedenti direttive. “L’obiettivo della formazione per i candidati al sacerdozio, come sottolinea la Cei, è sviluppare la capacità di accogliere la castità nel celibato come un dono”.
In seminario accettati i gay: le nuove linee guida della Cei
Per poter entrare in seminario, sarà necessario dimostrare “fin dall’inizio” un orientamento “verso la vita celibataria”. In questo contesto, la Cei assicura che non ci saranno restrizioni per gli omosessuali, ma sarà richiesta l’assoluta castità. Queste nuove linee guida confermano che l’accesso ai seminari è aperto anche agli omosessuali, a patto che venga mantenuta la castità.
“L’obiettivo della formazione per i candidati al sacerdozio, come sottolinea la Cei, è sviluppare la capacità di accogliere la castità nel celibato come un dono, scegliendo liberamente e vivendo responsabilmente. La Chiesa, pur mostrando un profondo rispetto per le persone coinvolte, non può accettare nel Seminario e negli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità.”
Questo argomento era già stato affrontato dalla Cei. Durante un’assemblea precedente, il 20 maggio, il Papa aveva esortato i vescovi a “non ammettere persone dichiaratamente gay”. L’incontro, tenutosi a porte chiuse, aveva sollevato molte polemiche a causa di una frase utilizzata dal Pontefice per descrivere i seminaristi omosessuali: “C’è troppa fr*ciaggine”, aveva affermato ai presenti.
Le controversie
Dopo le controversie, la Santa Sede ha risposto: “Il Papa non intendeva offendere né esprimere opinioni omofobe e si scusa con chi si è sentito leso”. Il vicepresidente della CEI, monsignor Francesco Savino, ha dichiarato: “Francesco non è omofobo. La frase è stata estrapolata dal contesto e utilizzata per creare divisione”.
Nelle nuove linee guida, si sottolinea che i candidati non devono mai essere stati coinvolti in episodi di abuso. “È fondamentale garantire la massima certezza – si legge nel documento dei vescovi italiani – e prestare particolare attenzione alla protezione dei minori e degli adulti vulnerabili”.