Inchiesta

Nuovi comportamenti sessuali: il rapporto Censis-Bayer

Buone notizie sul fronte della sessualità dei 15,5 milioni di italiani di età compresa tra 18 e 40 anni: fanno abbastanza sesso nel quotidiano, ne sono soddisfatti e sperimentano una molteplicità di pratiche che affiancano o sostituiscono i rapporti completi. Dal sesso si attendono, e ottengono, piacere più che amore, e poi passione e complicità: la sessualità contribuisce, più e meglio di altre sfere della vita dei giovani, alla micro-felicità quotidiana, così importante in una società percepita come difficile e ostile.

Il rapporto con il sesso: l’indagine

Il rapporto con il sesso è “decomplessato”: lo dimostra il richiamo esplicito a pratiche fino a non molto tempo fa considerate disdicevoli o comunque fuori dai canoni ordinari. Emblematico è il rapporto intenso e diffuso con il porno, entrato ormai stabilmente, e senza infingimenti, nell’immaginario collettivo e nella pratica sessuale di maschi e femmine, da soli o in coppia.

I giovani che non fanno sesso

È vero, come si vedrà, che rispetto a vent’anni fa si è ampliata l’area dei giovani che non fanno sesso, ma gli altri ne fanno di più dei coetanei di allora. Per attività sessuale oggi si intende sempre più un arco di prestazioni, pratiche individuali e/o di coppia, fisiche o mentali distinte e, a volte, alternative ai rapporti completi. Una vera e propria ubriacatura di opportunità raccontata in grande libertà da maschi e femmine: la sperimentazione è la cifra di una sessualità orientata al piacere soggettivo, dentro e fuori le coppie stabili, superando la distinzione tra la sessualità di routine e normalizzata delle coppie stabili e quella tutta passione e novità di solito legata all’infedeltà o alle avventure sporadiche.

Il piacere del sesso

Il sesso deve dare piacere e non può esimersi, anche nelle coppie, dal misurarsi con il metro della novità, del gioco, della complicità e quindi talvolta anche della pratica dell’estremo, alla frontiera soggettiva del trasgressivo da conquistare e oltrepassare. Tutto viene rigiocato, dai maschi come dalle femmine, in chiave di piacere soggettivo. E persino un universo controverso e tradizionalmente di fruizione maschile come la pornografia trova ora una collocazione significativa e stabile nella sessualità delle donne giovani e in quella delle coppie stabili.

I “no sex”

Infine, i numeri dell’area del no sex oggi: sono 1,6 milioni i 18-40enni che mai hanno fatto sesso nella vita, 700mila non fanno sesso in questo periodo, mentre l’astinenza è capitata almeno una volta a 13 milioni con una durata media di 6 mesi. E sono circa 220mila i 18-40enni in “coppie bianche”, con relazioni affettive stabili ma senza alcun rapporto sessuale.

Niente contraccezione se ostacola il piacere

E la contraccezione? Esiste una diffusa informazione di base, sia pure non sempre approfondita e consapevole, mentre il suo utilizzo è altalenante con tante occasioni in cui i 18-40enni hanno scelto correre il rischio di rapporti non protetti. Nella vita dei giovani, con partner stabili o occasionali, sono frequenti le occasioni in cui scelgono di abbandonarsi al piacere del momento, perché non dispongono di un anticoncezionale o perché vogliono correre il rischio, semmai ponendovi rimedio dopo. Inoltre le pratiche virtuali, mentali e anche fisiche che sostituiscono in molti casi l’atto sessuale completo operano come forme naturali e apprezzate di contraccezione, che consentono di raggiungere l’agognato piacere rifuggendo dai rischi dei rapporti completi.

In generale emerge un fastidio di sottofondo verso la contraccezione, da molti percepita come un ostacolo al pieno dispiegarsi della propria sessualità per il piacere. Esito evidente è che nella nuova sessualità, fatta di pratiche alternative ai rapporti sessuali completi come anticoncezionali naturali e frequente scelta intenzionale di prendere il rischio di rapporti non protetti per non rinunciare al piacere soggettivo desiderato, la contraccezione è chiamata a ritrovare un ruolo funzionale, comprensibile e significante, in linea col suo ruolo di pilastro ineludibile della tutela della salute, in particolare delle donne.

L’epocale cambiamento in vent’anni e il suo lato oscuro

Alcune formule sintetiche e pochi dati consentono di raccontare impressivamente l’epocale cambiamento avvenuto nei comportamenti sessuali dei 18-40enni italiani nei venti anni che separano due ricerche del Censis sull’argomento.

È vero che si è ampliata l’area di coloro che non fanno sesso (dal 5,4% al 10,2% dei 18-40enni, con un boom di maschi in bianco: dal 3% all’11,6%), ma gli altri ne fanno più dei coetanei di venti anni fa, con il 44,1% che lo fa almeno tre volte alla settimana (era il 36,9% venti anni fa). Ecco delineato il paradosso di più giovani senza sesso, con più sesso per chi lo fa: una polarizzazione tra chi il sesso semplicemente non lo pratica e chi invece lo pratica addirittura con maggiore frequenza rispetto ai coetanei del passato. “Più piacere, meno amore” è poi la formula che sintetizza l’allentamento del nesso sesso-amore in particolare nella visione delle donne: il sesso senza amore era possibile per il 37,5% delle donne venti anni fa, oggi lo è per il 77,4%.

Un altro cambiamento epocale è l’irruzione della trasgressione nel quotidiano, anche nelle coppie consolidate, con il ricorso di massa a pratiche un tempo di nicchia: venti anni fa il porno faceva capolino ed era appannaggio dei maschi, oggi è sdoganatissimo e con esso la citata molteplicità di pratiche, anche dentro le coppie.

Considerate tre pratiche trasgressive come i rapporti a tre, il sadomaso e il sesso a pagamento, il 24,6% oggi ne ha praticata almeno una (contro il 5,5% di venti anni fa), mentre il 40,5% dichiara che lo farebbe (rispetto al 7,3% di venti anni fa). La ricerca del piacere tramite il sesso richiede una guerra implacabile alla noia e all’abitudinarietà, con un sesso decomplessato fatto di tante pratiche e nessuna remora nel raccontarle: cosa impensabile venti anni fa. Infine, rispetto a venti anni fa, nella vita si hanno più partner sessuali, esito probabile del quick sex, cioè del fatto che si è moltiplicato il dating e che con il dating si finisce a letto più velocemente rispetto a venti anni fa.

Il 29,2% ha avuto almeno 6 partner (era il 22% venti anni fa), il 30% ha avuto un solo partner (era il 37% venti anni fa). Con maggiore frequenza, con più partner, in tanti modi e con buona soddisfazione: ecco in sintesi il cambiamento nella sessualità dei 18-40enni italiani rispetto a venti anni fa. Una realtà lontana da letture catastrofiste in cui però resta il neo dell’ampliamento dell’area del no sex, in particolare con il boom dei maschi giovani che vanno in bianco.

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Quanto sesso e con quale soddisfazione?

Di sesso ne fanno

L’83,5% dei 18-40enni italiani ha avuto esperienza di rapporti sessuali completi, il 6,3% ha avuto solo rapporti incompleti e il 10,2% non ha avuto rapporti sessuali. Tra chi ha avuto rapporti sessuali completi, l’8,4% ha una vita sessuale molto attiva (pratica sesso una volta al giorno), il 33,2% attiva, con rapporti sessuali due o tre volta alla settimana: il 41,6% pertanto ha una vita sessuale intensa. Poi il 27,7% fa sesso una volta alla settimana, il 21,2% meno di una volta alla settimana ma entro i tre o quattro mesi, e il 3,9% ha una vita sessuale rarefatta, cioè pratica sesso una volta ogni cinque, sei mesi o più.

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Convinti di farne abbastanza

Il 48,6% di coloro che hanno una vita sessuale attiva ritiene che il sesso che pratica è la giusta misura, il 48,0% vorrebbe fare più sesso e il 3,5% ne vorrebbe fare meno: – vorrebbe fare più sesso il 50,4% dei 36-40enni, e poi a scendere fino al 43,5% dei 18-25enni. La quantità di sesso praticata diventa progressivamente inferiore ai desiderata all’aumentare dell’età; – vorrebbe fare più sesso il 53,4% dei maschi e il 42,1% delle femmine.

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E fa stare bene

La sessualità vissuta, percepita e raccontata contribuisce in misura maggiore di altre dimensioni alla complessa costruzione del benessere individuale. È più alta la quota di persone soddisfatte della vita sessuale rispetto a quella soddisfatta della propria vita in generale. Il 79,6% di coloro che hanno avuto rapporti completi è soddisfatto della propria vita sessuale, soddisfazione trasversale all’età e al genere.

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I 18-40enni sono tutt’altro che distanti dal sesso, che è parte integrante del quotidiano della maggioranza di essi: la quantità di sesso praticata comunque è tale da generare soddisfazione in una buona maggioranza di persone. L’idea che i giovani facciano poco sesso, o ne facciano in modo insoddisfacente, è chiaramente smentita dalla ricerca.

Col partner, ma non sempre e non solo

Per l’84,8% dei 18-40enni che hanno attualmente una vita sessuale, il partner sessuale è la persona con cui hanno una relazione di coppia stabile, il poliamore coinvolge il 5,3% degli intervistati, con il 4% che ha anche altri partner sessuali oltre alla persona con cui ha una relazione stabile (la classica infedeltà) e l’1,3% che ha più di una relazione sessuale stabile (poliamore propriamente detto). Il 6,3% ha una relazione con una persona che frequenta occasionalmente e il 3,5% ha relazioni con persone diverse occasionalmente.

Quanto ai partner complessivi avuti nel corso della propria vita, emerge che per il 30% sono uno, per il 27% due/tre, per il 13,7% quattro/cinque, per l’11,5% da sei a dieci, per il 17,7% oltre dieci. Sono 2,8 milioni i giovani che hanno avuto rapporti sessuali con più di dieci partner nella vita. I maschi hanno avuto più partner delle femmine: è questo l’ambito in cui sembrano ancora trovare qualche supporto gli stereotipi di genere, con maschi che si vantano delle proprie performance e donne che le ridimensionano.

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Gli esclusi: niente sesso nella mia vita

Sono:

  • 700mila i 18-40enni che in questo periodo non hanno una vita sessuale;
  • 1,6 milioni quelli che non hanno mai avuto rapporti sessuali nella propria vita;
  • 1 milione di 18-40enni ha avuto rapporti sessuali solo non completi.

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Periodi di astinenza negli ultimi tre anni hanno riguardato il 92,6% delle persone, quote uguali tra maschi e femmine: la durata media è stata di 6 mesi, ed è il 26,2% ad avere avuto un’astinenza sessuale superiore ai 6 mesi. Chi non ha mai fatto sesso in vita propria non lo imputa ad una ragione specifica, ma richiama la pura casualità, ritenendo l’assenza di rapporti sessuali come qualcosa che è semplicemente accaduto.

Altra ragione richiamata è di non aver trovato il partner giusto, che è poi la ragione principale indicata da coloro che, pur avendo avuto rapporti sessuali nella propria vita, negli ultimi tre anni hanno sperimentato un periodo di astinenza.

L’esplicito richiamo a disagi patologici individuali, come ad esempio alla percezione del proprio corpo, coinvolge quote residuali di persone. Un dato sorprendente è che il 12% delle persone che mai hanno avuto rapporti sessuali nella propria vita ha una relazione affettiva stabile con un’altra persona: il 3,8% addirittura ci convive.

Sono 220mila i giovani che vivono l’esperienza di coppie bianche, la cui relazione prescinde dal sesso e non lo prevede.

Cos’è il sesso, cosa si aspettano e cosa cercano?

Quel che più conta

Due aspetti sono decisivi nei comportamenti sessuali dei giovani:

  • il sesso è piacere e non coincide con l’amore o l’affettività. Una visione più dei maschi, ma sempre più condivisa anche dalle femmine;
  • la libertà delle scelte individuali orientate al piacere porta al ricorso a pratiche distinte dal rapporto sessuale completo, un aggregato di performance sessuali le più diverse, anche nelle coppie.

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Sesso è piacere

La prima parola che gli intervistati associano al sesso è, per il 19,8%, piacere. Per il 16,5% amore, per il 16,2% passione, per il 13,9% complicità. Una graduatoria che trova conferma trasversale tra uomini e donne, per classi di età e per le altre variabili sociodemografiche. E la coppia di parole più citate è piacere-passione, anch’essa confermata trasversalmente ai gruppi sociali.

Sesso è in primo luogo piacere, poi amore, poi passione e complicità; esso è legato alla soggettività e alle sue esigenze, per questo è una componente della microfelicità quotidiana, decisiva in una società segnata da rancore e cattiveria. E del resto per il 79,6% dei 18-40enni la sessualità è scissa dall’affettività e dall’amore: per il 15,1% sempre e per il 64,6% qualche volta, mentre solo per il 20,3% non c’è sesso senza amore.

Per il 77,4% delle donne c’è scissione tra sessualità e affettività (per il 10,9% sempre), tra gli uomini son convinti della scissione l’81,8% (di cui il 19,1% dice che è sempre così).

L’ubriacatura delle opportunità

In cosa consiste la vita sessuale dei giovani 18-40enni? In che misura si compiono rapporti tradizionali, completi o altre pratiche sessuali che presentano un ridotto (o nessun) rischio di gravidanze? I dati raccontano di una vita sessuale decomplessata fatta da un ventaglio molto ampio di pratiche e situazioni, tanto che anche tra coloro che hanno esperienza di rapporti sessuali completi e una vita sessuale attiva, che vivono stabilmente in coppia, con o senza figli, la sessualità si esprime non solo e non tanto attraverso il tradizionale amplesso, ma con una combinazione del tutto soggettiva, interna ed esterna al vissuto e alle dinamiche di coppia, di pratiche diverse dal rapporto completo, di cui sono sostituti e/o complementi. Una propensione alla sperimentazione che ha reso di massa e consuete, interne alla sessualità ordinaria, pratiche un tempo poco diffuse e di certo percepite come non ortodosse. Tra le più diffuse figurano le seguenti. Pratiche complementari e alternative:

  • il sesso orale è praticato dall’80,7% degli intervistati (per il 40% circa è una pratica regolare);
  • il sesso anale dal 33,1% (per il 6,6% è una pratica abitudinaria);
  • la masturbazione reciproca senza rapporti sessuali completi dal 67,0% dei 18- 40enni.

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Pratiche per eccitarsi:

  • il 46,9%, ricorrere al turpiloquio durante l’atto sessuale (per il 9,9% è una pratica regolare);
  • il 25,2% dei 18-40enni guarda video porno insieme al partner (il 2,6% regolarmente);
  • il 24,4% utilizza oggetti, cibi o bevande per giochi erotici (il 2,5% regolarmente);
  • il 16,5% scatta foto o registra video durante i rapporti sessuali; – il 16,5% fantastica apertamente con il partner su altri possibili partner (il 4,6% regolarmente).

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Il porno sdoganato e il suo significato

Il porno è visibilmente uscito dalla sfera del proibito, dello scandaloso, del disdicevole e perverso, per diventare protagonista ed epicentro di una serie di pratiche molto diffuse nella sessualità quotidiana degli italiani. Base materiale è la facilità e sicurezza di accesso al porno consentito dal web: i pochi dati disponibili su numero, variabili sociodemografiche e nazionalità degli utenti dei siti porno raccontano un utilizzo intenso da parte degli italiani. La presente ricerca conferma lo sdoganamento completo della fruizione del porno trasversalmente a età, genere, area geografica, da soli o in coppia.

Dai dati emerge che:

  • il 61,2% dei 18-40enni (dato che diventa il 68,3% tra i 18-25enni) guarda video porno da solo;
  • il 25,2% dei 18-40enni e il 20,2% dei più giovani li guarda in coppia;
  • il 31,2% (il 33,9% tra i 18-25enni) riceve immagini pornografiche da una persona specifica, il 25,9% (il 27,0% dei più giovani) invia immagini porno;
  • tra coloro che hanno avuto esperienza di rapporti sessuali completi le quote rispettive si innalzano, indicando che il porno è parte integrante della vita sessuale di milioni di coppie di giovani.

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I numeri impongono di parlare di porno di massa, in particolare tra i più giovani. Al di là di significato, effetti e senso morale di tutto ciò, è ineludibile partire dal dato di fruizione massiccia e trasversale per capirne ragioni e implicazioni. Colpisce l’assenza di pregiudizi e inibizioni negli intervistati, incluse le donne, nel raccontare (ovviamente in un contesto di anonimato) il rapporto con il porno, anche come gioco di complicità nelle coppie. Infatti, nelle coppie stabili la fruizione di video porno insieme è ormai una pratica radicata, così come quella di inviare immagini porno, registrare video e scattare foto durante gli atti sessuali, con il sexting praticato regolarmente o di tanto in tanto dal 38,6% di chi vive in coppia: l’utilizzo è finalizzato a rendere intrigante e non scontata la relazione sessuale, in una consapevole lotta al rischio di noia, sempre in agguato nel tempo.

Le sfide alla contraccezione

Gli anticoncezionali di fatto

I giovani non si stanno allontanando strutturalmente dal sesso praticato, come sembra indicare il combinato disposto del calo delle vendite di contraccettivi, delle nascite e degli aborti praticati. Piuttosto, la molteplicità di pratiche non ortodosse, inclusa la potenza erotica del virtuale, agiscono come “anticoncezionali di fatto” limitando le occasioni potenzialmente “a rischio” in una vita sessuale piena e appagante. Nella sessualità vince la potenza dell’io e il piacere individuale, anche nella coppia, ne è la guida e lo stimolo verso orizzonti sconosciuti.

Ne viene una sessualità fluida, personalizzata, refrattaria a classificazioni percepite come moralistiche e/o starate rispetto alla individualità dei percorsi di vita: con essa anche la contraccezione deve misurarsi, perdendo riferimenti consolidati, come quella tra rapporti completi e altre pratiche, tra la sessualità nella coppia e quella di scoperta e trasgressione. La prima sfida è con una sessualità fatta di tante pratiche diverse dai rapporti completi, ma non per questo meno appaganti.

L’occasione rende incauti

Alla fluidità dei comportamenti e delle inclinazioni sessuali si affianca un allentamento dell’attenzione costante alla protezione personale e di coppia da gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmesse. Se si guarda all’effettivo utilizzo nell’ultimo anno di un metodo contraccettivo, al netto di coloro che non li hanno usati perché volevano avere un figlio, emerge che è il 15,6% delle donne e l’8,6% degli uomini a non aver utilizzato un contraccettivo (in totale, il 12,0%). Tra coloro che l’hanno utilizzato, il 57,6% delle femmine e il 91% dei maschi ci ha pensato personalmente (in totale, il 75,7%).

Se si allarga lo sguardo all’intera vita sessuale dei millennials, lo scenario cambia radicalmente, poiché il 63,3% ha avuto almeno un rapporto completo non protetto (inclusi coloro che hanno fatto ricorso al coito interrotto), un altro 15,0% non ha utilizzato la contraccezione perché cercava una gravidanza e solo il 21,6% ha sempre utilizzato contraccettivi.

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Le motivazioni del mancato ricorso alla contraccezione sono le più diverse, ma sostanzialmente in gran parte riconducibili alla situazione del momento: non ne avevo a disposizione (22,5%), ho deciso di correre il rischio (18,1%), non pensavo che ci fossero grandi probabilità di una gravidanza (17,9%); significativa è anche la presenza di un sentiment di deresponsabilizzazione : “la persona con cui ero ha detto che andava bene anche senza contraccettivi” (il 15,1%, che sale al 22,5% tra gli uomini), cui si può aggiungere anche il caso in cui “la persona con cui ero si è rifiutata di usare contraccettivi” (il 3,8%, che sale al 6,0% tra le donne) o il caso di coloro che hanno pensato che eventualmente si può fare ricorso alla contraccezione di emergenza (il 7,0%, l’8,4% tra gli uomini). Cogliere l’attimo o, addirittura, scegliere di prendere il rischio: ecco le molle delle scelte di tanti millennials che rimuovono ogni precauzione. In tante occasioni, il piacere ottenibile è più potente di ogni remora.

La contraccezione è importante, ma non sempre e non per tutti

Una giovane donna attiva sessualmente su cinque ritiene la contraccezione una seccatura, cui preferisce dedicare il minor tempo possibile. Tra coloro che hanno fatto sesso senza protezione almeno una volta il rapporto è di 1 su 4

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Tra gli uomini ben il 33,9% vive l’utilizzo di un metodo contraccettivo come una limitazione e il dato è del 36,9% tra coloro che almeno una volta non hanno usato alcun metodo. Tra le donne è il 23,3% (il 28,7% tra quelle che non hanno usato protezioni almeno una volta) a sentire la contraccezione come una limitazione. Circa il 16% di donne e uomini non sono disposti a sostenere i costi della contraccezione (il 20% tra coloro che hanno fatto sesso senza protezione). Un vincolo alla propria libertà da rimuovere: ecco spiegata la difficoltà della contraccezione nella nuova sessualità dei giovani.

Informati, ma…

L’informazione di base sulle possibilità di contraccezione è abbastanza diffusa:

  • il 63,9% dei 18-40enni conosce – quantomeno perché ne ha sentito parlare – almeno un metodo contraccettivo chimico (come la pillola), almeno un metodo di barriera oltre al profilattico e almeno un metodo naturale. Il livello informativo è maggiore tra chi ha avuto già rapporti completi e cresce al crescere del titolo di studio;
  • il profilattico è il metodo più conosciuto in assoluto (il 92,8% nel complesso, il 94,1% tra gli uomini), mentre al secondo posto si colloca la pillola (l’86,5%, valore che sale al 90,7% tra le donne).

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Pillola e profilattico sono anche i metodi ritenuti più affidabili, sia dagli uomini che dalle donne, quasi in egual misura. Ritiene affidabile la pillola l’83,2% delle donne e l’81,0% degli uomini; l’affidabilità del profilattico è indicata dall’80,2% delle donne e dall’87,8% degli uomini.

Sul versante della eventuale nocività per la salute, mentre sul profilattico più dell’83% degli intervistati concorda sulla non nocività, per la pillola i pericoli per la salute sono evidenziati dal 38,9% delle donne e dal 30,6% degli uomini.

A parte i metodi naturali, per tutti gli altri metodi conosciuti è importante l’elevata quota di giovani che dichiarano di non sapere se si tratta di metodi pericolosi per la salute. Al di là della conoscenza diffusa dell’esistenza di un ampio ventaglio di metodi contraccettivi, la maturazione della scelta di un metodo piuttosto che di un altro, o di non usarli affatto, rimane sostanzialmente un percorso soggettivo, legato soprattutto alle dinamiche di coppia. Il principale influencer nelle decisioni in materia di contraccezione è infatti il partner per il 69,5% dei millennials, seguito dai medici specialisti (42,1%), dalle fonti informative cartacee e web (38,7%), dal medico di medicina generale (26,5%) e dagli amici (23,1%) Per le donne il riferimento medico-specialistico (53,9%) è molto più importante che per gli uomini (30,8%), per i quali invece giocano un ruolo più significativo le informazioni reperite da varie fonti (il 43,0% contro il 34,2% delle donne), gli amici (il 26,5% degli uomini e il 19,4% delle donne) e financo i genitori (il 21,1% contro il 14,5%).

Oggi e 20 anni fa: l’epocale cambiamento

Cosa è cambiato rispetto a venti anni fa?

  • Più piacere, meno amore. È letteralmente decollata la concezione del sesso legato al piacere, la dimensione molto individuale anche dentro le coppie. Il nesso sesso e amore nei 18-40enni di venti anni fa era molto più stretto. Colpisce l’evoluzione delle donne, tra le quali venti anni fa riteneva separabili sesso e amore il 37,5%, mentre oggi il 77,4%. Tra i maschi era il 61,9% e oggi l’81,8%. Le donne, un tempo molto più legate al sesso come espressione dell’amore, oggi la pensano più o meno come gli uomini.

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  • Più sesso per chi lo fa. Basta con la retorica dei millennials che fanno meno sesso delle generazioni precedenti, poiché venti anni fa faceva sesso almeno due o tre volte alla settimana il 36,9% dei giovani e oggi lo fa il 44,1%. È però aumentata dal 5,4% al 10,2% (con un boom dei maschi: dal 3% all’11,6%) la quota che non ha mai fatto sesso.

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  • Più trasgressioni, più trasgressori: la nuova normalità. Venti anni fa le pratiche trasgressive erano di nicchia e, in ogni caso, vinceva il pudore e una impermeabile riservatezza. Oggi è sdoganatissimo il porno e con esso una molteplicità di pratiche, anche dentro le coppie. Venti anni fa aveva avuto rapporti a tre o più persone l’1,8%, oggi il 13,1%; lo avrebbe fatto se fosse capitato il 5,1%, oggi il 29% dichiara che lo farebbe se ne avesse l’occasione. Il bondage/sadomaso lo aveva fatto solo lo 0,5% venti anni fa, oggi lo pratica il 12,5%. Lo avrebbe praticato in caso di occasione il 2,7% venti anni fa, lo praticherebbe il 18,1% oggi. Numeri di un sesso decomplessato che si fa in tanti modi diversi e non si hanno remore a raccontarlo. Il web è di certo la base materiale di questa istituzionalizzazione della trasgressione, di un sesso che non si vuole lasciare a noia e abitudinarietà.
  • Più partner con il quick sex. Nei primi 40 anni si fa sesso con più partner rispetto al passato. Venti anni fa il 50% delle donne e il 24,7% degli uomini aveva avuto un solo partner, oggi è il 39,6% delle donne e il 22% degli uomini. Venti anni fa aveva avuto da 2 a 5 partner il 37,2% delle donne e il 42% degli uomini, oggi il 44,6% delle femmine e il 37,5% dei maschi. 6 o più partner il 12,7% delle donne e il 32,4% dei maschi venti anni fa, il 15,8% delle femmine e il 40,5% degli uomini oggi. La relazionalità sessuale è meno esclusiva, probabilmente perché si arriva a fare sesso più velocemente o, comunque, con più partner. Del resto, se il sesso è piacere, allora perché un dating, che magari non porterà all’amore eterno o alla costituzione di una coppia duratura, non dovrebbe comunque dare un po’ di piacere? Vale meno la logica del “conoscersi per un po’ prima di fare sesso”, o comunque il tempo della conoscenza si è molto accorciato.
  • Meno contraccezione, più rischi. Si è ampliata l’area delle persone che non utilizzano contraccettivi, in linea con la moltiplicazione delle pratiche che sono “contraccettivi di fatto”, la propensione delle persone in molte situazioni a prendere il rischio di rapporti non protetti e quel fastidio di sottofondo verso i contraccettivi, laddove sono percepiti come ostacolo al raggiungimento del piacere, obiettivo primo del sesso. Ecco una sfida decisiva di fronte all’evoluzione dei comportamenti sessuali, perché il rapporto con la contraccezione esprime anche il grado di attenzione alla salute, in particolare delle donne. È quindi una priorità oggi la promozione di un discorso pubblico sulla contraccezione che ne renda evidente e comprensibile il positivo ruolo che può esercitare per la buona sessualità e la tutela della salute.

In estrema sintesi, i dati raccontano del paradosso dell’area del no sex che si amplia nel mentre gli altri lo fanno più di frequente, con più partner, in modo più variato, in quantità che valutano adeguata anche a dargli l’attesa soddisfazione. Su tutto aleggia l’esigenza prioritaria di restituire ruolo e appeal alla contraccezione, pilastro ineludibile della tutela della salute, in particolare delle donne.

Francesco Piccolo

Giornalista professionista, direttore del network L'Occhio che comprende le redazioni di Salerno, Napoli, Benevento, Caserta ed Avellino. Direttore anche di TuttoCalcioNews e di Occhio alla Sicurezza.

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