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Allarme dell’Onu, crisi globale per resistenza ai farmaci: entro il 2030 i morti per resistenza farmacologica supereranno i 10 milioni

Una «crisi globale», in continuo peggioramento: il fenomeno della resistenza a farmaci di diverso tipo, fino a poco tempo fa in grado di controllare una serie di malattie, continua ad aumentare.

Resistenza ai farmaci: è crisi globale

Secondo il rapporto di una commissione di esperti scientifici dell’ ONU le procedure mediche, gli interventi chirurgici e le patologie comuni sono diventate a rischio proprio per il «livello allarmante» di resistenza registrato tra medicinali di uso comune. Oltre agli antibiotici, anche funghicidi, antivirali, antiparassitari e antimicrobici.

La resistenza – dicono i dati raccolti dal “Gruppo di coordinamento sulla resistenza ai farmaci” delle Agenzie Onu – è stata osservata in Paesi a tutti i livelli di povertà o ricchezza. Si calcola che i casi di resistenza portino a livello mondiale a 700mila morti l’anno, di questi 230mila sono attribuibili a tubercolosi.

Gli esperti sollecitano azioni a livello globale, incentrate sul concetto di Una Salute Unica. Che riconoscano cioè l’interdipendenza tra la salute umana, animale e dell’ambiente. In assenza di ciò, il rapporto osserva
che entro il 2030 i morti per resistenza farmacologica potrebbero arrivare a 10 milioni.

Il problema, scrive lo UN Ad hoc Interagency Coordinating Group on Antimicrobial Resistance (Iacg), riguarda diversi tipi di infezione. Ai 230mila morti dovuti soltanto alla tubercolosi resistente si aggiungono quelli per infezioni del tratto respiratorio, infezioni sessuali e quelle legate alle procedure mediche invasive, e a quelle legate al cibo.

Il mondo, sottolineano gli esperti, sta già subendo gli impatti economici del fenomeno, con 24 milioni di persone che potrebbero essere spinte verso la povertà estrema entro il 2030.

«Questa è una delle minacce più grandi che dobbiamo affrontare come comunità globale – afferma Amina Mohammed, che presiede l’Iacg -. Il rapporto enfatizza il fatto che non c’è tempo da perdere».

Il documento indica alcuni provvedimenti urgenti che gli stati devono prendere: dotarsi di un piano nazionale che aumenti le risorse a disposizione per affrontare il problema, mettere in campo sistemi regolatori rigidi e campagne informative per limitare l’uso degli antibiotici negli uomini, negli animali e nelle piante, investire in nuove tecnologie ed elaborare piani per smettere di usare questi farmaci per promuovere la crescita in agricoltura.

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