Curiosità

Osservatorio Vesuviano di Napoli: il primo centro vulcanologico del mondo

Il primo Centro Vulcanologico, Sismologico e Meteorologico del mondo fu realizzato a Napoli, sul versante occidentale del Vesuvio. Il Reale Osservatorio Vesuviano fu fondato nel 1841 per volere di Ferdinando II di Borbone, che decise di accogliere le pressanti richieste dell’amministrazione napoletana interessata alla creazione di un’istituzione dedicata allo studio dei vulcani.

Reale Osservatorio Vesuviano a Napoli: la storia

L’Osservatorio Vesuviano è il più antico osservatorio vulcanologico del mondo, fondato dal re Ferdinando II di Borbone. L’Osservatorio fu inaugurato nel 1845 durante il VII Congresso degli Scienziati Italiani, tenutosi a Napoli.

La struttura era inizialmente collocata in un edificio neoclassico, realizzato dall’architetto Gaetano Fazzini, su un piccolo colle al riparo delle colate laviche, e fu inaugurata ufficialmente nel 1845.

Osservatorio_vesuviano

La realizzazione dell’Osservatorio si deve all’impegno del fisico parmense Macedonio Melloni, che visse a Napoli per circa sedici anni. A lui fu affidata la direzione del centro per circa tre anni. In seguito, dal 1848, anno in cui il capoluogo campano fu pervaso dai moti rivoluzionari, fino al 1854, l’Osservatorio rimase inattivo.

Solo nel 1855, quando fu nominato direttore lo studioso dell’elettricità atmosferica, sismologo e vulcanologo Luigi Palmieri, la struttura iniziò realmente la propria attività di ricerche e studi.

Le scoperte di Palmieri all’Osservatorio Vesuviano

Palmieri rimase direttore fino al 1896, nonostante nel 1860 fosse diventato professore di Fisica Terrestre presso l’Università di Napoli. Durante gli anni di dirigenza lo studioso poté assistere in prima linea anche a una vera eruzione del Vesuvio. Nel 1872, infatti, durante l’eruzione si trovava all’interno dell’Osservatorio, da dove osservò e registrò i vari fenomeni eruttivi, che poi trascrisse negli “Annali dell’Osservatorio Vesuviano” , rivista da lui fondata e che pubblicò dal 1859 al 1873.

vesuvio

Grazie agli studi di Palmieri oggi sappiamo che sul nostro pianeta è presente l’Elio, che le fasi eruttive si susseguono secondo un andamento tipico e che prima di un’eruzione il suolo si solleva. Inoltre fu sempre Palmieri a inventare il sismografo elettromagnetico e a far istallare presso il centro vulcanologico una stazione telegrafica che trasmettesse alle autorità napoletane i dati relativi all’attività del Vesuvio.

L’Osservatorio Vesuviano nel ‘900

Dopo la morte dello studioso la direzione passò prima a Eugenio Semola, poi al geologo Raffaele Vittorio Matteucci, decorato con una medaglia d’oro per i contributi che apportò al progresso della scienza, e infine a Giuseppe Mercalli. Quest’ultimo, in particolare, è ancora oggi ricordato per aver inventato la scala omonima, che classifica l’intensità di un terremoto in base ai suoi effetti visibili sulle costruzioni, e aver classificato le tipologie di eruzione vulcaniche.
A Mercalli succedette Alessandro Malladra, che riorganizzò il servizio meteorologico dell’Osservatorio e concentrò i suoi studi in particolare sulla morfologia dei crateri vulcanici. Nel 1935 al segretario del Comitato Vulcanologico Internazionale succedette il fisico Giuseppe Imbò, che rinnovò la struttura con nuove apparecchiature geofisiche ispirandosi al modello degli osservatori giapponesi.
eruzione del vesuvio 1944
Imbò studiò in maniera particolare l’eruzione del Vesuvio del 1944 nonostante il centro fosse stato requisito dalle truppe alleate. Da allora l’Osservatorio ha continuato le attività di ricerca geofisica, geochimica e vulcanologica.
All’interno dell’edificio sono conservate numerosi strumenti scientifici storici e collezioni mineralogiche, strumentali e artistiche. Inoltre è possibile visionare diversi filmati, fotografie e stampe d’epoca realizzati durante le eruzione vulcaniche avvenute tra il 1865 e il 1944. Dal 23 maggio 2015 il centro è stato riconosciuto dalla Società Europea di Fisica tra i siti storici per la Fisica.

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