Cronaca

La storia di Paolo Persichetti: chi รจ l’ex brigatista e cosa c’entra col caso di Aldo Moro

Brigate Rosse, chi รจ Paolo Persichetti e cosa c'entra col caso di Aldo Moro | Vita | Studi | Arresti | Reati

Chi รจ Paolo Persichetti, ex componente delleย Brigate Rosseย coinvolto nella vicenda diย Aldo Moro? Nato a Roam il 6 maggio del 1962, รจ un saggista, blogger ed ex brigatista italiano. Ha militato nelle Brigate Rosse-Unione dei Comunisti Combattenti (BR-UCC) negli anni ’80. Dopo un primo arresto, un processo finito con l’assoluzione in primo grado e una condanna in contumacia in secondo grado, รจ stato estradato in Italia dalla Francia il 25 agosto 2002. A Parigi aveva trascorso anni di studio e lavoro con il suo vero nome, insegnando anche in ambito universitario, dopo essere espatriato legalmente in quanto rimesso in libertร  dalla prima sentenza.

รˆ stato condannato a 22 anni di carcere per concorso morale nell’omicidio del generale Licio Giorgieri e scarcerato definitivamente nel 2014 dopo essere stato in semilibertร  dal 2008. Ha scritto su numerose testate e pubblicazioni, tra cui Liberazione e Gli Altri, e attualmente collabora con il manifesto, Il Garantista e Il Dubbio.


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Brigate Rosse, chi รจ Paolo Persichetti e cosa c’entra col caso di Aldo Moro

Di famiglia comunista e di estrazione operaia, frequenta gli ambienti dell’Autonomia e poi si unisce alle Brigate Rosse – Unione Comunisti Combattenti (formazione, cosiddetta “movimentista”, nata nel 1985 da una scissione delle Brigate Rosse – Partito Comunista Combattente, l’ala “militarista” guidata da Barbara Balzerani) nella seconda metร  degli anni ottanta. Frequentรฒ il gruppo armato fino all’arresto il 29 maggio 1987, con l’accusa di esserne un fiancheggiatore.

Processo, condanna e latitanza di Paolo Persichetti

Sottoposto a processo con l’unica prova della chiamata in correitร  da parte di un pentito, nel procedimento di primo grado (1989) venne assolto dalla Corte d’Assise per non aver commesso il fatto, mentre verrร  condannato invece in secondo grado nel 1990; nel novembre 1991 fu condannato in via definitiva dalla Cassazione (in contemporanea la prima sezione presieduta da Corrado Carnevale annullรฒ alcune condanne e ne confermรฒ altre), che confermรฒ la decisione d’appello, a 22 anni e mezzo di carcere per partecipazione a banda armata (articolo 306) e concorso morale in omicidio (articolo 280, ยซAttentato con finalitร  di eversioneยป), in base alla legislazione italiana in vigore dagli anni di piombo, per il delitto Giorgieri (20 marzo 1987)

Scarcerato nel dicembre 1989, per aver oltrepassato di un anno i termini di durata della custodia cautelare in seguito all’assoluzione, nel settembre del 1991 si trasferรฌ in Francia, dove beneficia della cosiddetta dottrina Mitterrand.

Attivitร  in Francia ed estradizione

Fu nuovamente arrestato nel novembre del 1993 mentre nella prefettura di Place d’Italie a Parigi ritirava il visto di soggiorno come studente; in seguito all’appello di Oreste Scalzone (l’ex leader di Potere Operaio, con cui Persichetti strinse una forte amicizia) a rispettare la dottrina Mitterrand, a nome dei 150 fuoriusciti (tra cui Marina Petrella, Toni Negri e Cesare Battisti), nacque un caso. La sua vicenda divenne il pretesto di un durissimo scontro politico-istituzionale. Per la prima volta dalla nascita della Quinta Repubblica il sistema politico francese si trovava dinanzi ad un dualismo di potere, la cosiddetta “Coabitazione”: al palazzo dell’Eliseo (sede della Presidenza della Repubblica) sedeva il socialista Franรงois Mitterrand mentre Matignon (sede del governo) era in mano al gollista ร‰douard Balladur.

Persichetti si avvalse del diritto di opporsi alla estradizione in virtรน del carattere politico dei reati che gli venivano contestati. Dopo oltre 14 mesi di detenzione passati nella prigione parigina della Santรฉ e uno sciopero della fame di 19 giorni venne liberato nel gennaio 1995, grazie alla presa di posizione del presidente Mitterrand, volta a ribadire l’impegno preso dalla Francia in favore dei fuoriusciti italiani perseguiti come “terroristi” dalla giustizia italiana, per aver preso parte al duro conflitto politico-sociale scaturito negli anni ’70, cioรจ agli anni di piombo, e dalla Francia considerati dei militanti politici soggetti in buona parte a reati “ideologici” (posizione non riconosciuta dall’Italia).

Nonostante il primo ministro avesse nel frattempo accolto la richiesta di estradizione avanzata dall’Italia, questa non venne messa in esecuzione perchรฉ nelle elezioni presidenziali della primavera successiva Edouard Balladur fu sconfitto dal suo compagno di partito Jacques Chirac, contrario alla rimessa in discussione della dottrina Mitterrand. Sia pure in un contesto molto precario, con una situazione amministrativa irregolare (“sans papiers”), Persichetti riprese i suoi studi universitari, interrotti dall’arresto del 1993; scrisse un libro insieme ad Oreste Scalzone e ottenne un dottorato di ricerca presso la facoltร  di scienze politiche dell’Universitร  di Paris VIII, dove iniziรฒ ad insegnare come docente a contratto nel 2001.

La sera del 24 agosto 2002, Persichetti fu fermato dalla polizia francese e consegnato nel corso della notte alle autoritร  italiane sotto il tunnel del Monte Bianco. Altri ex militanti protetti dalla dottrina Mitterrand saranno invece dichiarati non estradabili per vari motivi (come la Petrella), si costituiranno (Negri) o lasceranno la Francia (Battisti, rifugiatosi in Brasile), specie durante la presidenza di Nicolas Sarkozy; Scalzone si gioverร  invece della prescrizione.

Il carcere

Persichetti venne quindi incarcerato in Italia, in diverse prigioni, tra cui il carcere Mammagialla a Viterbo e il carcere di Rebibbia a Roma. Tre delle quattro condanne indicate nel vecchio decreto di estradizione firmato da Edouard Balladur erano prescritte, come poi riconobbe la Cassazione (l’unico reato da scontare era rimasto il concorso morale in omicidio); inoltre le autoritร  francesi l’avevano consegnato alla polizia italiana in virtรน di pressanti segnalazioni della procura bolognese che miravano a coinvolgere Persichetti nell’attivitร  degli NCC, le cosiddette Nuove Brigate Rosse e in particolare nella morte del professor Marco Biagi, consulente del Governo. Nessuna richiesta di estradizione era stata perรฒ formulata per questa accusa; nonostante ciรฒ Persichetti fu tenuto sotto inchiesta dal procuratore della repubblica di Bologna, Paolo Giovagnoli, per oltre due anni.

Secondo la procura bolognese gli attentati contro Massimo D’Antona (1999) e Marco Biagi (2002) erano stati ispirati a Parigi, in quello che alcuni giornali avevano definito il “santuario della lotta armata”, ovvero l’area storica dei fuoriusciti politici italiani raccolta attorno ad Oreste Scalzone, portavoce riconosciuto della battaglia in favore di un’amnistia politica per i reati politici degli anni ’70 ed ’80.

Nel giugno 2008 venne posto in semilibertร , potendo lasciare il carcere di Rebibbia dalle 7:30 alle 22 per lavorare al quotidiano di Rifondazione Comunista Liberazione. Precedentemente (2006) gli erano stati ripetutamente negati i benefici di legge perchรฉ, secondo il giudice di sorveglianza nei suoi testi, in particolare nel libro, Esilio e castigo (2005) dove aveva raccontato i retroscena dell’estradizione, spiegava il fenomeno della lotta armata avrebbe mostrato un atteggiamento ยซche si concepisce come controparte rispetto a tutte le istituzioni pubbliche, accusate di scrivere la storia da vincitori assumendo atteggiamenti vendicativi attraverso โ€œle relazioni delle commissioni parlamentariโ€, le โ€œsentenze della magistraturaโ€ ecc. (pag. 43 del volume Esilio e Castigo, edizioni La Cittร  del Sole)ยป, mostrando secondo il magistrato ยซil perdurante disprezzo delle istituzioni dello Stato di dirittoยป che ยซseppur praticato con โ€œuna maturitร  che gli consente di esporre le proprie idee in modo da rispettare le regole socialiโ€ (come correttamente rilevato nella relazione di sintesi), non si concilia con la condivisione dei valori fondanti del sistema giuridico-democratico italianoยป.

Rimane in semilibertร  per il resto della pena, successivamente gli viene negato l’affidamento in prova ottenuto solo per gli ultimi 12 mesi di detenzione dopo ricorso in cassazione; tra l’altro, come riporta lui stesso, per la motivazione (2011) secondo cui ยซla forma mentis del Persichetti lo conduce ad avere talora, un atteggiamento โ€œparitarioโ€ (anche se tale aggettivo rischia di acquisire una valenza negativa) nei confronti di un’Amministrazione verso la quale, comunque, egli deve rispondere del proprio comportamento e non trattare da pariยป, e per infrazioni burocratiche, come aver sostenuto (2012) ยซdi avere un โ€œcontratto di lavoro trimestraleโ€ mentre avevo inutilmente tentato di spiegare che la mia retribuzione era “a cadenza trimestrale”ยป, secondo le sue stesse parole.

Fine pena e altre vicende

Il 22 marzo 2014, usufruendo di alcuni leggeri sconti di pena e delle prescrizioni, ha finito di scontare la condanna, dopo aver passato in carcere circa 15 anni, a piรน riprese. Al momento dell’estradizione fu protagonista di una vivace polemica con Sergio Segio, l’ex comandante militare di Prima Linea ed esponente di spicco del movimento della dissociazione dalla lotta armata, che in un’intervista su la Repubblica l’aveva accusato di non aver mai preso le distanze dalla violenza politica, atteggiamento che avrebbe giustificato la sua estradizione. Persichetti rispose sulla pagine della Stampa che Segio con quelle parole mostrava di dover ยซpagare ancora molte cambiali per la libertร ยป, ottenuta precocemente grazie alle ricompense premiali derivanti dalla dissociazione.


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L’attivitร  giornalistica di Paolo Persichetti

Durante la semilibertร , mentre svolgeva l’attivitร  di giornalista presso Liberazione, allora diretto da Dino Greco, รจ stato querelato da Roberto Saviano: difatti, Persichetti aveva riferito in un suo articolo la secca smentita fatta dai familiari di Peppino Impastato delle parole riportate da Saviano. Quest’ultimo, all’epoca ancora sconosciuto (non aveva ancora pubblicato Gomorra), sosteneva di aver ricevuto una chiamata telefonica da Felicia Impastato, madre di Peppino, che avrebbe assunto il significato di un passaggio di testimone dell’attivitร  svolta da Peppino.

I familiari di Impastato contestavano l’esistenza di questa telefonata, anche perchรฉ l’anziana donna non era munita di telefono. La correttezza del lavoro giornalistico svolto da Persichetti venne riconosciuta dal giudice che nel gennaio 2013 archiviรฒ la querela, dando torto a Saviano, il quale mesi dopo cambiรฒ improvvisamente versione sostenendo che la telefonata con Felicia Impastato sarebbe avvenuta tramite il telefono di una sua amica, in circostanze mai chiarite e la cui identitร  รจ ancora oggi rimasta ignota.

Le altre inchieste

Si รจ anche occupato dell’inchiesta giornalistica volta a difendere la memoria di Mauro Di Vittorio, uno delle vittime della strage di Bologna del 1980 nonchรฉ giovane simpatizzante di Lotta Continua, accusato dall’on. Enzo Raisi nel 2012 di essere il vero attentatore (seppur involontario, come trasportatore della bomba) nell’ambito della cosiddetta “pista palestinese”, poi archiviata dalla procura bolognese.

Un’altra sua inchiesta riguarda le teorie cospirative sugli anni di piombo, ad esempio sul caso Moro, delle quali รจ un oppositore, avendo dedicato molti articoli a smontare le tesi che volevano un coinvolgimento dei servizi segreti italiani o della CIA all’interno del gruppo brigatista di Mario Moretti e Prospero Gallinari.

Nel 2016 fu querelato dal leader del gruppo neofascista di CasaPound Gianluca Iannone per un articolo su Liberazione del 2010, definito da Iannone diffamatorio, in cui si parlava di ยซaggressioni, spedizioni punitive, iniziative contro i disabili, xenofobia e brindisi alla Shoร ยป, ma il giudice per le indagini preliminari ha archiviato il procedimento

Persichetti cura dal 2008 un blog dal titolo Insorgenze.net, dedicato alle lotte degli anni settanta, alle “nuove resistenze” globali e alla condizione carceraria (con particolare attenzione alla tortura in Italia, in particolare durante gli anni di piombo) e collabora anche con altri blog. Ha scritto anche su il manifesto. Dopo la chiusura di Liberazione, scrive anche su il Garantista, quotidiano fondato e diretto dall’ex direttore del quotidiano del PRC Piero Sansonetti, su Gli Altri (altro quotidiano, poi testata on-line, fondato da Sansonetti) e su varie pubblicazioni.

 

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