Cronaca

Patrick Zaki, incubo senza fine: confermati altri 45 giorni di carcere

Confermati altri 45 giorni di carcere per lo studente dell'Università di Bologna, Patrick Zaki

Patrick Zaki resterà in carcere per altri 45 giorni. Nonostante l’udienza sia avvenuta ieri, 1 febbraio, la decisione dei giudici è stata resa nota solo oggi.

Patrick Zaki resta in carcere altri 45 giorni

Ieri era il giorno dell’udienza, ma la decisione dei giudici è stata resa nota soltanto oggi. Per Patrick Zaki, per l’undicesima volta dall’arresto del 7 febbraio 2020, è stata nuovamente prorogata la carcerazione.

Lo studente egiziano dell’Università di Bologna detenuto dal 7 febbraio dell’anno scorso con l’accusa di propaganda sovversiva rimarrà altri 45 giorni nella prigione di Tora in Egitto.

Chi è Patrick Zaki

La detenzione di Patrick Zaki in Egitto è iniziata il 7 febbraio 2020 con l’arresto eseguito all’aeroporto del Cairo dalle autorità egiziane. Il fatto di cronaca ha suscitato mobilitazioni da parte della società civile italiana, ed ricevuto attenzione mediatica, e diplomatica nelle relazioni tra la madrepatria dello studente e alcuni Stati esteri.

Storia

In occasione delle elezioni presidenziali egiziane del 2018, Patrick Zaki è stato uno degli organizzatori della campagna elettorale di Khaled Ali avvocato ed attivista politico impegnato nella difesa dei diritti umani che successivamente ritirò la candidatura denunciando il clima di intimidazione e i numerosi arresti dei suoi collaboratori. Zaki ha fatto parte dell’associazione per la difesa dei diritti umani Egyptian Initiative For Personal Rights, con sede al Cairo. Nell’autunno del 2019, stava frequentando un master universitario in studi di genere all’Università di Bologna.

Arresto e detenzione

Il 7 febbraio 2020, nell’intento di tornare in patria per fare visita ai parenti, dopo l’atterraggio all’aeroporto del Cairo alle 4:00 (ora locale; UTC+2), è stato catturato dagli agenti dei servizi segreti. Per circa 24 ore non sono trapelate sue notizie né ai familiari né ai media. La notizia del suo arresto è stata divulgata successivamente dall’Egyptian Initiative for Personal Rights (associazione umanitaria dove lavorava in qualità di ricercatore) il 9 febbraio.

Accusato di aver tentato di rovesciare il regime al potere e per la sua tesi di master sull’omosessualità,[13] secondo il suo avvocato è stato bendato e torturato per 17 ore consecutive con colpi allo stomaco, alla schiena, e con scariche elettriche inflitte dalle forze di sicurezza egiziane,[15] oltre ad essere stato interrogato a riguardo della sua permanenza in Italia, del suo presunto legame con la famiglia di Giulio Regeni,e del suo impegno politico e minacciato di stupro.

La Procura Generale di Mansura, al contrario, ha dichiarato di avere constatato lo stato di salute del fermato, e che egli non palesava ferite sul corpo. Il Procuratore Generale dell’Egitto, Hamada el-Sawy, ha negato che il fermato sia stato torturato dalla polizia.

Dopo una breve detenzione presso Talkha il 25 febbraio Zaki è stato trasferito nel carcere di Mansura ed è stata fissata la sua udienza in tribunale per il 7 marzo. Dopo una visita dei genitori concessa in via straordinaria, il 5 marzo è stato trasferito nel Carcere di Tora, al Cairo, e due giorni dopo il tribunale competente ha rinnovato la sua detenzione preventiva fino alla successiva udienza, posticipata al 21 marzo e poi nuovamente posticipata a causa della pandemia di coronavirus in corso.

La detenzione preventiva è stata più volte prolungata per periodi successivi di 45 giorni.

Reazioni nella comunità internazionale

Il 1° ottobre 2020 ventisei europarlamentari italiani hanno scritto una lettera al capo dell’ambasciata italiana al Cairo Giampaolo Cantini, in cui definiscono Patrick Zaki “innocente” e “prigioniero di coscienza” e chiedono che l’ambasciata italiana richieda con fermezza al governo egiziano la liberazione di tutti coloro che in Egitto subiscono il carcere con l’accusa “strumentale” di terrorismo ma in realtà a causa delle loro opinioni e del loro lavoro in favore dei diritti umani

Alcuni comuni italiani hanno conferito la cittadinanza onoraria a Zaki, fra questi Bologna, Milano, Napoli,Bari e Novara.

Il 18 dicembre il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui “deplora […] con la massima fermezza la continua e crescente repressione, per mano delle autorità statali e delle forze di sicurezza egiziane, ai danni dei diritti fondamentali e di difensori dei diritti umani […] e chiede la liberazione immediata e incondizionata di Patrick George Zaki e il ritiro di tutte le accuse a suo carico”, definendo “arbitrario” il suo arresto e considerando la sua detenzione come una “minaccia” per i valori fondamentali dell’Unione Europea

 

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