Cronaca

Debito pubblico, tasse, reddito di cittadinanza e Mes: ecco il pensiero di Mario Draghi

Due recenti interventi raccontano il pensiero politico di Mario Draghi

Debito pubblico, tasse, reddito di cittadinanza e Mes: ecco il pensiero politico di Mario Draghi neo presidente del consiglio incaricato da Sergio Mattarella per formare un nuovo governo.

Il pensiero di Mario Draghi su debito pubblico, tasse, reddito di cittadinanza e Mes

Due recenti interventi raccontano il pensiero politico di Mario Draghi. Il primo è un editoriale apparso a marzo 2020 sul Financial Times. Il secondo è il discorso tenuto il 18 agosto nella giornata inaugurale del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione.

Relativamente alla pandemia, Draghi si allontana da ogni ortodossia ordoliberista, delineando un programma di governo fatto di spesa pubblica, intervento statale nell’economia e sussidi a famiglie e imprese. Del resto, proprio nel discorso al Meeting di Rimini, Draghi ha citato una frase di John Maynard Keynes: “Quando cambiano i fatti io cambio opinione”.

Debito pubblico

Ad esempio, scrive che “livelli di debito pubblico molto più elevati diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e andranno di pari passo con misure di cancellazione del debito privato”. Questo perché, spiega Draghi, “Il ruolo dello Stato è proprio quello di usare il bilancio per proteggere i cittadini e l’economia dagli shock di cui il settore privato non è responsabile e che non può assorbire”.

Difficile, quindi, che a fronte di queste parole si accompagnino misure per il contenimento della spesa pubblica, come accadde nella stagione del governo guidato da Mario Monti.

Ed è difficile che Draghi decida di aumentare la pressione fiscale, pure: “La situazione è peggiore di quel sembra, specie per le piccole e medie imprese”, ha detto Draghi in un intervento del gruppo del cosiddetto “Gruppo dei 30”, il pensatoio fondato dai Rockfeller che lui stesso co-presiede, lo scorso 14 dicembre, presentando un rapporto in cui si scrive più volte che vanno ridotte le tasse per cittadini e imprese.

Reddito di cittadinanza

Draghi parla anche di debito buono e di debito cattivo, nell’editoriale sul Financial Times: “La questione fondamentale non è se, ma in che modo lo Stato possa fare buon uso del suo bilancio”, dice.

E subito circostanzia questa sua affermazione parlando di reddito di base – quello che noi in Italia chiamiamo reddito di cittadinanza, per ragioni di marketing politico: “La priorità, infatti, non deve essere solo fornire un reddito di base a chi perde il lavoro – spiega Draghi – ma si devono innanzitutto proteggere le persone dal rischio di perdere il lavoro”.

Per quanto Matteo Renzi abbia richiesto l’abolizione del reddito di cittadinanza, quindi, Draghi non sembra assolutamente intenzionato a rinunciarvi.

Scuola, ambiente, sanità

Sussidi sì, quindi, ma per Draghi il debito buono è quello che muove investimenti pubblici e privati: “Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani – spiegava al Meeting di Rimini -. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre”.

Affinché ciò avvenga Draghi elenca quattro cardini fondamentali, nel suo intervento:

  • Il primo è la scuola: “Se guardiamo alle culture e alle nazioni che meglio hanno gestito l’incertezza e la necessità del cambiamento, hanno tutte assegnato all’educazione il ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l’incertezza nei loro percorsi di vita, con saggezza e indipendenza di giudizio”, spiega.
  • Il secondo è l’ambiente, “con la riconversione delle nostre industrie e dei nostri stili di vita”.
  • Il terzo è la digitalizzazione, “divenuta necessità” e “destinata a rimanere una caratteristica permanente delle nostre società”.
  • Il quarto è la sanità, “dove l’efficienza si misuri anche nella preparazione alle catastrofi di massa”.

Mes

Mario Draghi, nei suoi interventi sulla pandemia ha spesso parlato di Next Generation Eu, ma non ha mai parlato del Mes. Un motivo c’è: da presidente della Banca Centrale Europea, Draghi ha sempre osteggiato la crescita di potere e influenza dell’organismo guidato da Klaus Regling.

Fonte: Fanpage

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