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Perché Matteo Renzi è indagato? I contratti con Presta e l’ipotesi finanziamento illecito

Perché il leader di Italia Viva, Matteo Renzi è indagato? Renzi è indagato insieme all’imprenditore e manager Lucio Presta

Perché il leader di Italia Viva, Matteo Renzi è indagato? Renzi è indagato insieme all’imprenditore e manager Lucio Presta, dal quale ha ricevuto dei soldi che, secondo la procura di Roma, lasciano pensare a una sospetta violazione della legge sul finanziamento dei partiti.

Perché Matteo Renzi è indagato: che cosa sappiamo

L’indagine parte dai 700mila euro versati da Presta a Renzi tra il 2018 e 2019. Più della metà di questa cifra è stata pagata per realizzare il documentario “Firenze secondo me”. Gli investigatori hanno portato avanti, negli scorsi giorni, perquisizioni negli uffici della Arcobaleno Tre, società dei Presta, e a casa di Lucio e di suo figlio, Niccolò, ma anche di altri azionisti della società.

I contratti di Presta a Renzi e l’ipotesi finanziamento illecito

Sono iniziati gli esami dei computer, dei telefonini e di altri dispositivi e ieri è stata confermata la notizia dell’indagine. A cui lo stesso Renzi ha reagito con un video su Facebook: “È tutto tracciato, lecito e legittimo. Che la mia attività professionale sia finanziamento illecito alla politica non sta né in cielo né in terra, non temo niente e nessuno”. L’indagine nasce da ciò che avviene dopo che Renzi, nel marzo del 2018, lascia la guida del Pd in seguito alla sconfitta delle elezioni politiche. Il 28 luglio, come racconta il Corriere, apre la partita Iva e tre giorni dopo firma i contratti con l’Arcobaleno Tre. Tra questi contratti c’è quello per la realizzazione del documentario su Firenze, per cui Renzi ha percepito 400mila euro: la trasmissione è poi andata in onda tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019 grazie a Discovery Network.

La perquisizione della società dei Presta

Nel decreto di perquisizione per la società dei Presta si spiega qual è la pista d’indagine: “Si ritiene che i reati ipotizzati siano stati realizzati mediante rapporti contrattuali fittizi, con l’emissione e l’annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell’utilizzazione quali costi deducibili inerenti all’attività d’impresa, costi occulti del finanziamento della politica”. Sostanzialmente si ipotizza che quei soldi arrivassero come contributo mascherato per pagare meno tasse. La procura deve ora verificare se questa ipotesi sia reale o se il compenso fosse legittimo. Per l’avvocato dei Presta “si tratta di regolari fatture pagate alla persona fisica, quale corrispettivo dell’attività svolta, non al politico o al partito”.

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