Cronaca

Incassare la pensione di un morto? Si può, lo dice la Cassazione

Se il titolare del trattamento viene a mancare, il coniuge superstite non è tenuto a comunicare il decesso all’Inps

Incassare la pensione di un morto si può, lo dice la Cassazione: una recente sentenza della Suprema Corte inquadra, una volta per tutte, le responsabilità dei congiunti nei confronti dell’Istituto di Previdenza. Non spetta al cittadino, infatti, comunicare all’Inps il decesso del congiunto, ma al Comune e al medico necroscopo. Pertanto, se il coniuge, o il parente, percepisce ancora il trattamento pensionistico del defunto, non è reato.

Si può incassare la pensione di un morto: la sentenza della Cassazione

Secondo la Cassazione non spetta al cittadino comunicare all’Inps il decesso del congiunto ma al Comune e al medico necroscopo: tutto quello che non è richiesto dalla legge non è obbligatorio, e tutto ciò che non è obbligatorio non deve essere fatto per forza. Così, se due coniugi di una certa età hanno un conto corrente cointestato sul quale viene erogata la pensione e il titolare del trattamento viene a mancare, il coniuge superstite non è tenuto a comunicare il decesso all’Inps. Per il semplice fatto che la legge non glielo chiede. E se non è richiesto dalla legge, non è obbligatorio.

Le ragioni della sentenza

Se l’Istituto continua ad erogare la pensione è un problema suo e di chi avrebbe dovuto tenerlo al corrente, non certo di chi la incassa. Il quale non è perseguibile per alcun reato.Questa, in estrema sintesi, è la logica che accompagna una recente sentenza della Cassazione, contrastante con quanto stabilito dalla stessa Suprema Corte in passato. Gli ermellini hanno ricordato che non è compito del cointestatario del conto corrente informare l’Inps del decesso del congiunto: tale pratica spetta al Comune tramite l’ufficio anagrafe e al medico necroscopo.

Cosa dice il Codice

Il Codice parla di “omissione di informazioni dovute”. Come detto, però, comunicare queste informazioni all’Inps non spetta al cittadino ma al Comune. E non solo: anche il medico necroscopo deve inviare all’Istituto il certificato di morte entro 48 ore dal decesso. Sulla base di queste informazioni, l’ente previdenziale provvede automaticamente ad effettuare le variazioni del caso sull’erogazione della pensione. Di conseguenza, nulla si può rimproverare al cointestatario del conto corrente che continua a vedersi arrivare la pensione del congiunto passato a miglior vita.

L’eccezione

Altro discorso, è quello di chi occulta la morte del parente pensionato per continuare a percepire soldi: in questo caso, ci sono i presupposti per essere perseguiti dalla legge. Ma se il cittadino fa le cose per bene, comunica all’anagrafe il decesso della persona cara ed il Comune “dimentica” di dirlo all’Inps, ha il diritto di continuare a percepire la pensione del caro estinto. A meno che il cointestatario si rechi all’anagrafe per ricordare che la pensione non va pagata più o che va fatta la reversibilità, a seconda dei casi.

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