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Perché dopo il caso della 18enne con trombosi il vaccino AstraZeneca dovrebbe essere destinato solo agli over 60

Perché dopo il caso della 18enne con trombosi il vaccino AstraZeneca dovrebbe essere destinato solo agli over 60. Tutto quello che c'è da sapere

Perché dopo il caso della 18enne con trombosi ricoverata all’ospedale San Martino di Genova rimane in condizioni “stabili nella loro gravità”, il vaccino AstraZeneca dovrebbe essere somministrato solo agli over 60? Nonostante i due interventi chirurgici per rimuovere il trombo cerebrale e per ridurre la pressione cranica provocata dall’emorragia è in rianimazione in prognosi riservata. Ma non c’è alcuna certezza che la causa della trombosi venosa cerebrale l’ha colpita sia il siero Vaxzevria, visto che aveva assunto un farmaco ormonale che potrebbe essere responsabile della reazione avversa.

Perché  il vaccino AstraZeneca dovrebbe essere destinato solo agli over 60

Un’altra donna, di Lucca, 42 anni, si trova in rianimazione all’ospedale Cisanello di Pisa dopo un ictus: anche lei era stata vaccinata volontariamente con AstraZeneca il 26 maggio. Entrambe le donne hanno meno di 60 anni e attualmente l’agenzia del farmaco italiana (Aifa) e il ministero della Salute raccomandano la somministrazione del siero agli over 60 anche se Ema, l’agenzia europea, ha disposto la somministrazione dai 18 anni in su. Austria e Danimarca hanno eliminato il vaccino, gli Stati Uniti non l’hanno mai autorizzato, in Francia e Germania le limitazioni sono in vigore.

Da noi si è scelto di utilizzarlo perché le dosi rimanevano nei frigoriferi. E allora sono partiti gli Open Day delle Regioni “su base volontaria”. Matteo Bassetti, che lavora proprio nell’ospedale in cui è ricoverata la 18enne, ha spiegato ieri che il caso “non deve scatenare la psicosi”. In un colloquio con AdnKronos Salute il medico e ricercatore ha spiegato che “è stato giusto segnalare il caso rapidamente agli enti competenti per la farmacovigilanza ma le trombosi possono essere causate anche dalla somministrazione contemporanea di altri farmaci. Ora io il caso della ragazza non lo conosco a fondo anche se è gestito qui nell’ospedale dove lavoro, ma potrebbero esserci altri farmaci coinvolti. Quando ci si vaccina contro il Covid, il medico deve essere informato se si assumono terapie specifiche”.

Bassetti ha anche ricordato che “la pillola anticoncezionale ha avuto 200 eventi trombotici ogni milione di donne vaccinate e non mi pare che nessuna donna ha pensato di rinunciarci. Il trattamento con l’eparima ha fatto registrare 5mila eventi trombotici su 1 milioni di dosi di eparina somministrate. Il vaccino anti-Covid a vettore virale come quello AstraZeneca o J&J ha fatto registrate 6 casi per milione di vaccinati”. “Ora andrà capito cosa ha scatenato le trombosi dei seni cavernosi sono sempre molto gravi. Ma serve un’indagine accurata anche per stabilire la presenza di malformazioni, se il vaccino anti-Covid ha amplificato una risposta che però si sarebbe verificata lo stesso e il vaccino non c’entra nulla. Sarà la farmacovigilanza a dirci se questo è un evento correlato con il vaccino AstraZeneca”.

Eppure in molti non la pensano come lui. “Siamo contrari agli Open Days AstraZeneca perché la somministrazione di questo vaccino ai soggetti minori di 40 anni, in particolare di sesso femminile, potrebbe comportare più rischi che benefici”, hanno scritto in una lettera pubblicata dal consigliere regionale ligure Ferruccio Sansa 24 medici vaccinatori volontari di Genova. Tra le firme spiccano quella di Anna Rubartelli, che insegna Ematologia al San Raffaele di Milano, quella dell’endocrinologo Marcello Bagnasco dell’Università di Genova e di Paola Minale, ex direttrice di Allergologia proprio del San Martino. E ieri ha detto la sua anche Alessandro Bonsignore, presidente dell ’Ordine dei medici di Genova: “Senza una voce scientifica unica, la vaccinazione con AstraZeneca è diventata una scelta politica che rischia di creare panico”.

Come ha spiegato la scorsa settimana il rapporto di Aifa, si parla di quei rari casi caratterizzati da trombosi dei seni venosi cerebrali (TSVC) e/o trombosi delle vene splancniche, spesso associati alla presenza di trombi in sedi multiple e a piastrinopenia, con emorragie gravi e talvolta segni di coagulazione intravascolare disseminata (CID). Questi eventi sono stati osservati quasi esclusivamente entro circa tre settimane dalla vaccinazione in soggetti sani con età inferiore a 60 anni, prevalentemente donne. E con una frequenza assai bassa: per il vaccino Vaxzevria sono stati riportati in tutto 169 casi di trombosi dei seni venosi cerebrali e 53 casi di trombosi delle vene splancniche, spesso associati a piastrinopenia, su un totale di 34 milioni di dosi somministrate tra Ue e Regno Unito.

Per gli eventi di trombosi venose in sedi atipiche associate a piastrinopenia è stato stimato un tasso di circa un caso ogni 100.000 vaccinati. Anche i casi riportati nei sistemi di farmacovigilanza della Gran Bretagna nell’ultimo report pubblicato il 20 maggio sono in linea con questo dato (309 casi per 23.9 milioni di prime dosi con vaccino Vaxzevria). In Italia al 26 aprile sono stati riportati 34 casi di trombosi venose in sedi atipiche, 18 delle quali associate a trombocitopenia4 . Rispetto alle somministrazioni effettuate con Vaxzevria si osservano quindi 0.45 casi ogni 100.000 vaccinati, dato che potrebbe risentire della minor rappresentatività del campione italiano rispetto ai dati europei e anglosassoni.

 


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